In arrivo un’ondata di e-mail contenenti apparenti fatture scadute o cartelle equitalia

Con l’avvicinarsi della fine dell’anno i cybercriminali prendono di mira indistintamente privati e aziende utilizzando messaggi e-mail apparentemente legittimi per attirarli nella loro trappola. La loro strategia consiste nell’inviare primariamente e-mail con allegati in formato .doc o .pdf contenenti presunte cartelle equitalia, avvisi di morosità di dubbia provenienza o documenti diretti a terzi, inviati apparentemente per errore e che si presentano come scansioni da stampanti multifunzione.

I G DATA SecurityLabs hanno rilevato che, a parte grossolani tentativi di phishing, la maggior parte degli allegati contiene un pericoloso trojan bancario appartenente alla famiglia Dridex, che si installa sul PC della vittima all’apertura del documento fasullo.

Prima di aprire messaggi e allegati di dubbia natura, bisognerebbe porsi le seguenti domande:

Avete effettuato qualche ordine e siete in attesa di una fattura da questo particolare mittente? Se la presunta fattura proviene da un fornitore noto: avete autorizzato l’invio di fatture per email? In caso affermativo, qualora si tratti di una comunicazione apparentemente proveniente da operatori telefonici o dal vostro fornitore di energia elettrica, con che cadenza ricevete le fatture di solito? L’e-mail è scritta in una lingua sensata per voi e la vostra situazione? Un operatore o sito italiano vi invierà molto probabilmente fatture in italiano e non in inglese, e con molta probabilità i messaggi saranno scevri da grossolani refusi. L’e-mail (non l’allegato) con la fattura o cartella scaduta contiene informazioni personali corrette e note solo a voi e al fornitore (p.es. il vostro codice fiscale o il codice cliente)?

Se siete sicuri che il documento non sia per voi, resistete alla tentazione di aprirlo: la curiosità generata dal potenziale accesso ad informazioni relative a terzi “noti” (il social engineering è capace di questo ed altro) è proprio ciò su cui contano i cybercriminali. Non è infatti raro ricevere in questo periodo presunte buste paga, intestate ad un collega e recapitate a voi “per errore”.

Un ulteriore consiglio è quello di non pubblicare su forum o bacheche di siti il proprio indirizzo email principale o aziendale in modo sconsiderato, per ridurre al minimo il rischio di essere vittima del social engineering.

Fortunatamente, laddove il fattore umano ci porta ad errare, esistono soluzioni di sicurezza in grado di riconoscere in tempo reale applicazioni manipolate o tentativi di dirottamento delle transazioni finanziarie. Non possiamo che ricordare quindi, vista l’impennata di messaggi infetti di questo periodo, che è importante dotarsi della migliore protezione possibile: un eccesso di curiosità capita a chiunque.