Un’infrastruttura complessa, con algoritmi basati sulle reti neurali, velocizza i processi e la fruibilità dei sistemi

Intelligenza artificiale: il settore bancario deve accelerare

Prestiti erogati in 48 ore, alla fine di una rigorosa analisi di solvibilità del richiedente, a cui è richiesto solo di inserire dati e anagrafici e bilancio aziendale. La semplicità di fruizione delle piattaforme FinTech è ciò che si vede di un’infrastruttura complessa, costruita sulla base di tecnologie disruptive.

AI come abilitatore della semplicità

In primo luogo l’intelligenza artificiale. Gli algoritmi proprietari delle FinTech – e quello di BorsadelCredito.it, creato in house e online dal 2015 – funzionano grazie ai sistemi esperti sottostanti (così si chiamano i modelli di calcolo di base) costruiti sul modello delle reti neurali umane. Qui in sostanza, le informazioni che vengono via via apprese, corrono sulle sinapsi e rimbalzano da un neurone all’altro per essere elaborate. Il neurone riceve da un altro neurone uno stimolo chimico, che viene convertito in uno elettrico per essere trasmesso lungo la sinapsi e poi ritrasformato in un dato chimico per essere passata al neurone successivo. In questo modo vengono messe in relazione tra loro e stratificate fino a creare un bagaglio di conoscenza. Così il nostro cervello impara, per esempio, a fare deduzioni. Una rete neurale artificiale è un sistema adattivo che cambia la sua struttura in base alle informazioni esterne o interne che le scorrono attraverso durante la fase di apprendimento.

I neuroni artificiali associano ai dati in ingresso un peso che viene via via sommato al peso di altri dati per produrre inferenze. Per addestrare una rete neurale a “ragionare” vengono assegnati i pesi ai dati in entrata in base alla logica che si persegue: gli algoritmi imparano a fare le associazioni e a svolgere deduzioni, come un umano, ma con una dotazione di storage e di elaborazione infinitamente più potente.

Diagnosi, partite di scacchi e transazioni

E per questo riescono, per esempio, a fare in maniera eccellente gli archivisti, riuscendo per esempio a individuare in tempi rapidissimi solo i dati utili nell’enorme mole di informazioni a disposizione sulla Rete. Riescono a rispondere ai reclami dei clienti con i chatbot, a fare diagnosi mediche ma anche a ottimizzare la gestione della Sanità, a copiare un Rembrandt alla perfezione, a battere il campione del mondo di scacchi (impossibile dimenticare la performance di Deep Blue della Ibm contro Kasparov, nel lontano 1997). Gli esempi potrebbero essere molti altri. Ed è chiaro il potenziale di trasformazione che questa tecnologia ha ancora in ambito finanziario dove le applicazioni sono ancora nella loro fase iniziale. E possono esprimere il loro meglio con la piena applicazione della PSD2, messa al momento nell’angolo dalla pandemia, che per ovvie ragioni in questo momento rappresenta una questione molto più urgente.

Dunque, mentre l’intelligenza artificiale non ha ancora espresso sé stessa, una diversa tecnologia può farsi strada nel settore finanziario: la blockchain.

Blockchain, la prossima frontiera

Nelle ultime settimane sulla cresta dell’onda per il volo del bitcoin oltre i 40mila dollari, la blockchain (la struttura tecnologica è famosa per essere il sottostante di tutte le criptovalute) è una tecnologia che consente di effettuare transazioni finanziarie rapide, accessibili da ogni angolo del pianeta e con costi bassi, oltre che sicure. Tecnicamente è un registro digitale aperto e distribuito, che memorizza blocchi di dati in modo sicuro, verificabile e permanente: ciascun blocco è concatenato al successivo in ordine cronologico. La caratteristica chiave è che i blocchi non sono modificabili senza alterare tutta la catena (operazione che richiederebbe il consenso di tutta la rete). La validazione di ogni blocco è un processo complesso che richiede molto tempo, ma la crittografia garantisce robustezza e sicurezza al sistema.

Le aziende italiane hanno appena scoperto la blockchain: secondo il Polimi, con 18 progetti avviati nel 2020, l’Italia resta nella top ten dei paesi con più iniziative, nonostante la frenata degli investimenti delle aziende, che valgono 23 milioni di euro, il 23% in meno rispetto ai 30 milioni del 2019. Dallo Spunta Project di Abi, che coinvolge tutte le banche italiane in un progetto basato appunto sulla blockchain, alla European Blockchain Service Infrastructure, voluta dalla Commissione Europea. Intanto le Banche Centrali guardano a questa tecnologia per l’emissione delle proprie valute digitali e iniziano a studiarne potenzialità e limiti.

I progetti basati su questa complessa tecnologia, come nel caso dell’AI, si caratterizzano per dare vita a sistemi semplici nei processi e nell’utilizzo. E anche per questo sono vincenti.

A cura dell’Ufficio Studi di BorsadelCredito.it