Gianfranco Naso di TIBCO espone un punto di vista esterno alle attività delle banche di questo ultimo periodo nel mondo delle criptovalute.

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Le criptovalute stanno vivendo una fase di rapidissima crescita e di accettazione nella popolarità generale. Un tempo evitate dagli investitori seri in quanto troppo instabili o persino prive di valore per considerarle, le “cripto” stanno incontrando un certo favore presso i governi e le istituzioni finanziarie, in quanto cercano di esplorare un mondo di pagamenti e transazioni estraneo al tradizionale mondo delle banche.

Ci sono molti fattori che spingono questa trasformazione dallo stato di paria fino alla legittimazione; per cominciare, le cripto in generale e la principale valuta Bitcoin in particolare hanno dovuto affrontare la pandemia. Con le economie bloccate dal lockdown all’inizio del 2020, le previsioni riguardanti il fatto che era arrivata l’era del Bitcoin come porto sicuro per gli investimenti si sono rivelate prive di fondamento, dal momento che il valore di questa valuta è precipitato insieme ad altri asset e mercati. Poi c’è stato un rimbalzo, molto più rapido di quello sperimentato dalle valute regolari e il Bitcoin è rimasto piuttosto stabile, perdendo buona parte della reputazione di volatilità che si era guadagnata nel corso del tempo.

Legata a questa fase di successo costante si è sviluppata una maggiore consapevolezza riguardo alle virtù delle cripto, al di là della cricca degli amanti del rischio e degli early adopter seriali che fino a oggi ne sono stati i maggiori sostenitori. I cittadini comuni stanno iniziando a convincersi della bontà delle cripto, specialmente nelle regioni in via di sviluppo dove le banche tradizionali spesso non sono disponibili o non sono reputate degne di fiducia: luoghi come l’Africa, l’Asia e il Sud America. Banche centrali dal Brasile al Sud Africa stanno riconoscendone la percorribilità.

Da parte loro, gli enti regolatori si sono spostati dal trattarle con il più grande sospetto possibile al cercare di portarle in qualche modo all’interno della propria giurisdizione. Un esempio di ciò è costituito dalla Commissione Europea, che ha adottato un Pacchetto Finanziario Digitale (Digital Finance Package) attraverso la raffinazione della propria legislazione sui cripto-asset e sulla resilienza digitale. Potrebbero arrivare norme più stringenti per qualcosa che è stato sempre inteso essere al di là della portata dei regolatori; tuttavia ciò si potrebbe semplicemente rivelare una fase preparatoria a un’accettazione ancora più diffusa.

Una cosa è certa: di fronte al ridursi della spaccatura tra sostenitori e detrattori delle cripto, e alla crescita della loro popolarità in nuove aree, le istituzioni finanziarie tradizionali hanno molti dubbi su cui riflettere. Continueranno a sostenere l’argomento che le cripto rappresentano una minaccia al settore bancario tradizionale e allo status quo dei mercati dei capitali? Oppure troveranno un modo per abbracciarle e trarne profitto, sfruttando nel frattempo i loro punti di forza unici?

Per cominciare, poniamoci una domanda: perché le banche dovrebbero essere interessate ad abbracciare le cripto? Se le cripto hanno avuto un momento di particolare vivacità durante la pandemia, per le banche questo non si è verificato. Se anche possono aver sperimentato un periodo post Covid di boom nelle operazioni di fusione/acquisizione con fatturati da record, questa situazione non può essere considerata sostenibile nel futuro. I coefficienti patrimoniali sono depressi, e le minacce alla solvibilità sono più elevate di quanto siano mai state a partire dal 2008. Qualcuno afferma che l’impatto della pandemia da Covid sarà di fatto più importante a lungo termine dell’impatto disastroso di quel crash epocale. I tassi d’interesse restano bassi, mentre la crescita è lenta. Il futuro non è particolarmente roseo e sono necessarie nuove idee.

È proprio per rispondere, almeno in parte, a questo scenario preoccupante che le banche stanno procedendo in modo aggressivo con la trasformazione digitale dei propri processi e delle proprie infrastrutture. Un atteggiamento positivo verso il cripto dovrebbe essere visto come un atteggiamento coerente con questa tendenza, sfruttando alcuni dei progressi già realizzati in aree quali la resilienza digitale, la blockchain, il Grid e il deployment dell’intelligenza artificiale (AI), del Machine Learning (ML) e delle analytics avanzate per migliorare il customer journey e scongiurare la minaccia del riciclaggio di denaro.

I massicci investimenti già effettuati dalle banche nelle tecnologie e nelle capacità digitali hanno dato loro l’insieme ideale di competenze per estendersi in nuovi mercati e aree di prodotto precedentemente considerate troppo rischiose e ingestibili. Cripto è proprio uno di tali mercati. Il segreto qui è quello di trovare un modo per impegnarsi in questo nuovo mercato continuando a sostenere il vantaggio competitivo di cui già si gode su concorrenti digitali disruptive in aree quali la sicurezza, la compliance, l’analisi di rischio, la scala delle operazioni, l’esperienza e la reputazione.

Il digital twinning (gemelli digitali), una questione che molte banche hanno già esplorato come sistema per mettere alla prova sul campo idee innovative, sembra uno strumento eccezionale per esplorare le opportunità offerte dalle cripto senza aumentare i profili di rischio esistenti. Utilizzando un gemello digitale del proprio business, le istituzioni possono disporre della capacità di dimostrare alle banche centrali e agli enti regolatori come loro e i loro clienti potrebbero potenzialmente perdere o guadagnare in svariati scenari cripto. Si potrebbero mostrare le virtù della criptovaluta theter, per esempio, per chiarire com’è possibile controllare la volatilità. Gli istituti bancari potrebbero creare in sicurezza e poi provare una serie di prodotti cripto, presentandoli come cosiddetti DeFi (Decentralized Finance) Istituzionali, o in altri termini prodotti finanziari basati su blockchain personalizzate per istituzioni governate da strette regole di compliance.

I gemelli digitali fanno sì che sia possibile delimitare la propria esposizione al mercato, rendendole al tempo stesso in grado di dimostrare come i loro punti di forza tradizionali possono essere validi in un nuovo mondo digitale. Sono in possesso di una conoscenza comprovata del KYC (Know Your Customer, conosci il tuo cliente, ndt), oltre a competenza ed esperienza nel trattare con l’antiriciclaggio (AML, Anti Money Laundering) e le frodi. In effetti, le banche tradizionali potrebbero obiettare di essere meglio posizionate di chiunque altro per lo sviluppo e l’implementazione di soluzioni cripto sicure ed efficaci.

Non c’è mai stato un momento migliore per le banche per esplorare questa opportunità – idealmente in partnership con un’altra entità in grado di portare esperienza di analytics, gemelli digitali, blockchain, algo trading (algorithmic trading, l’inoltro di ordini automatici di trading ai mercati mediante strategie predefinite, ndt) e un’esperienza comprovata d’innovazione nei servizi finanziari. Meglio iniziare ora, prima dei concorrenti, piuttosto che attendere di essere lasciati indietro ad assistere al cripto successo di altre persone.

Box: che cos’è cripto?

Una criptovaluta è un’unità monetaria priva di forma fisica. Viene immagazzinata sotto forma di un libro mastro digitale, utilizzando tecnologia blockchain. Viene utilizzata la crittografia per controllare e verificare i movimenti di fondi, la cui fornitura non viene determinata da una banca. Valute digitali come Bitcoin, Ethereum, Dash e Litecoin sono spesso descritte come “decentralizzate”, per distinguerle dalle valute tradizionali, che vengono controllate e regolate da terze parti quali governi e banche centrali.

di Gianfranco Naso, VP Semea, TIBCO