Secondo una recente indagine, il 70% degli italiani ha difficoltà a bilanciare vita-lavoro durante lo smart working, nel corso di questi ultimi mesi.

Lavoro da remoto: vantaggi e svantaggi della nuova normalità

Com’e’ stato per milioni di lavoratori italiani operare in smart working negli ultimi mesi? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi percepiti? Quali sono le indicazioni per il futuro? La risposta arriva da un’indagine presentata dall’iniziativa #IlLavoroContinua, voluta
dall’associazione datoriale Cifa, dal sindacato Confsal e dal fondo interprofessionale Fonarcom. La ricerca e’ stata realizzata dal Centro studi InContra su un campione di quasi 2.000 lavoratori, suddivisi tra collaboratori e responsabili.
Eccone, in sintesi, alcuni risultati.
Innazitutto, le Pmi registrano un tasso di attivazione due volte maggiore rispetto al periodo pre-pandemico, contro una tendenza di segno opposto nelle grandi imprese. Il non ricorso al lavoro agile resta una scelta volontaria del lavoratore: solo per il 30% si deve alla mancanza di strumentazione idonea e per il 22% a una decisione aziendale. Inoltre, seppur riconoscendo allo smart working un buon potenziale di bilanciamento vita-lavoro, circa il 70% dei responsabili dichiara di aver avuto difficolta’ nel separare i tempi.

Il risparmio (per trasporto, pranzo, ecc.) mette d’accordo tutti, cosi’ come l’aumento della propria produttivita’ e l’incremento dell’autonomia e della responsabilita’ nel raggiungimento degli obiettivi. Di contro, si registra una certa difficolta’ sul coordinamento (con il capo e con il team), condivisione di informazioni e tempi di risposta.
Nella relazione da remoto, infatti, per il 35% dei soggetti non si ha la stessa efficacia rispetto alla presenza.
Infine, l’82% dei soggetti sono favorevoli ad essere valutati sulla capacita’ di raggiungere i propri obiettivi nlavorativi, percentuale che scende al 60% se si chiede di immaginare la retribuzione legata a questo raggiungimento. Le molteplici cause possono riguardare sia la poca fiducia nella dirigenza sia la percezione di una cultura d’impresa obsoleta.

A tal proposito, il presidente di Cifa, Andrea Cafa’ ha commentato: “Le criticita’ emerse vanno lette alla luce di un’adozione frettolosa dello smart working, non preceduta da un’adeguata preparazione, una buona formazione e da un cambiamento culturale. I risultati ci invitano, a consegnare, a imprese e lavoratori, strumenti e soluzioni efficaci, per adottare quest’attuale modalita’ lavorativa. Le imprese, pero’, devono fare un grande sforzo rivedendo i propri modelli organizzativi, investendo in formazione e in strumentazione tecnologica, oltre a rafforzare il clima di fiducia”.