La nuova ricerca di OpenText sulla privacy nel post-pandemia rileva che il 74% degli italiani si preoccupa di più di come le aziende garantiscano la protezione dei dati su modelli distribuiti.

Privacy nel post-pandemia

Una nuova ricerca di OpenText – realtà specializzata nelle soluzioni e software di Enterprise Information Management, evidenzia che la preoccupazione degli italiani in tema privacy e protezione dati personali nel post-pandemia, è cresciuta. In particolare, i risultati del sondaggio mostrano una generale mancanza di fiducia nei metodi di gestione dei dati sensibili da parte delle aziende, unita a una scarsa conoscenza dei dati stessi e dei fini per cui vengono archiviati. In tale contesto, per le aziende diventa fondamentale adottare strategie di information management che offrano elevati livelli di sicurezza e protezione dei dati, aprendo la strada al vero vantaggio informativo.

Tra gli highlight della ricerca sulla tutela della privacy nel post-pandemia:

  • Con la pandemia e la diffusione dello smart working, cui si è fatto ampiamente ricorso soprattutto nel 2020 e 2021, molte attività quotidiane si sono spostate online e gli italiani hanno sviluppato sentimenti contrastanti in materia di gestione della privacy. Infatti, quasi un terzo (32%) ha dichiarato di non fidarsi di come le aziende trattino i dati personali, pur dovendone accettare le policy per continuare a utilizzare i servizi. Quasi la metà (49%) ripone fiducia in alcune aziende più che in altre, mentre solo poco più di 1 su 7 (15%) si fida completamente di come le aziende gestiscono i dati.
  • Oltre la metà degli italiani intervistati (51%) sarebbe disposta a pagare di più pur di vedere i propri dati protetti adeguatamente. Si tratta di un sentimento legato alla privacy post-pandemia, condiviso con la maggior parte delle altre popolazioni europee, tra cui inglesi, tedeschi (entrambi 60%) e spagnoli (69%). Solo i francesi sembrano meno propensi a spendere: meno di 4 su 10 (39%) pagherebbe di più per maggiori garanzie in termini di data privacy.
  • 1 italiano su 3 abbandonerebbe del tutto i servizi di un’azienda se questa subisse violazioni ai danni di dati personali o li condividesse con terze parti per scopi differenti da quelli dichiarati.

Nuove preoccupazioni per la nuova normalità

In un momento storico in cui il mondo si sta riprendendo dalla crisi sanitaria globale, i paradigmi nati durante la pandemia si sono ormai affermati anche nella ritrovata quotidianità. Ora che l’hybrid work viene sfruttato di più, per esempio, quasi tre quarti degli italiani (74%) si preoccupano maggiormente di come le aziende garantiscano la protezione dei dati su modelli distribuiti e 4 su 10 si aspettano che la sicurezza sia garantita indipendentemente da dove lavorano i dipendenti.

Inoltre, un quarto degli italiani (24%) pensa che i dati condivisi durante la pandemia non verranno più cancellati, anche se non serviranno più per scopi relativi alla prevenzione dal Covid-19.

La protezione dei dati personali è diventato uno dei temi maggiormente discussi negli ultimi due anni, complice anche l’arrivo della pandemia”, dichiara Antonio Matera, Regional Vice President Sales Italy, Malta, Greece & Cyprus di OpenText. “I consumatori italiani si sono rivelati tra i più preoccupati e allo stesso modo tra i più attenti e informati: negli ultimi due anni le persone hanno cominciato a informarsi e comprendere meglio ciò che le circonda, arrivando a conoscere più a fondo le leggi che regolano il data privacy. La necessità di proteggere le informazioni personali è diventata mission-critical anche per le aziende: tutti i settori dell’industria e dei servizi possono trovare nella privacy dei dati non solo sfide, ma anche opportunità. Riuscire a proteggere con successo i dati personali dei clienti, infatti, significa aumentare la fiducia dei clienti e aumentarne in ultima analisi la fedeltà”.

Una fiducia che ancora non c’è

Per quanto la privacy dei dati sia importante, ancora oggi molti consumatori non ne conoscono le dinamiche a fondo: in Italia, 4 utenti su 10 sono consapevoli che le aziende hanno accesso ai loro dati, ma non sanno a quali. Una lacuna che gli italiani sono però disposti a colmare: il 55% degli intervistati, infatti, si metterebbe direttamente in contatto con le aziende per capire come vengono gestiti i dati sensibili.

Tali dati non sorprendono particolarmente, se si pensa che solo il 15% degli italiani si fida completamente della capacità delle aziende di mantenere i dati al sicuro, mentre più del doppio (32%) non ha alcuna fiducia al riguardo.

Una consapevolezza in crescita

Negli ultimi due anni, i consumatori si sono mostrati più attenti in materia di privacy e protezione dei dati: più gli utenti sono informati, meno le aziende possono permettersi di non rispettare le regole. In Italia, oltre un terzo degli intervistati (38%) comprende a fondo le norme che regolamentano la materia: un miglioramento significativo rispetto al 2020, quando erano meno di 2 su 10 (18%) gli utenti ben consapevoli di queste dinamiche.

Un trend in controtendenza se confrontato con altri Paesi europei come Francia, Germania o Regno Unito dove invece il livello di conoscenza di queste leggi è diminuito.

Se i consumatori sanno come proteggere i propri dati su app, account di posta elettronica e social media, tuttavia, non sempre vengono messi in pratica comportamenti virtuosi: 8 italiani su 10 (85%) sanno come tenere al sicuro le informazioni personali, ma solo il 38% controlla con regolarità le impostazioni per assicurarsi di seguire le migliori pratiche per mantenere i propri dati privati ​​e sicuri.

Non c’è mai stato un bisogno così grande di soluzioni di Enterprise Information Management che non solo supportino la conformità con le leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati, ma offrano anche un vantaggio competitivo che consenta di mantenere la fedeltà dei clienti”, conclude Antonio Matera.  “Le aziende devono promuovere un approccio integrato e basato sui dati in termini di governance delle informazioni e gestione della privacy, sfruttando gli strumenti disponibili per mitigare i rischi e proteggere i contenuti. Nel mondo della privacy post-pandemia post-pandemia, le organizzazioni devono sbloccare il proprio vantaggio informativo e proteggere le informazioni dei propri clienti, in modo da dissipare le loro preoccupazioni e mantenere la loro fiducia“.