L’indagine condotta dalle Università italiane LIUC, Uninsubria e SUPSI evidenza il mismatch di competenze IT in numerosi settori. Si deve investire sulla formazione e sulle soft skills.

Mismatch competenze IT

Il crescente utilizzo delle tecnologie digitali nella produzione di beni e servizi è un fenomeno pervasivo che interessa (e interesserà in misura sempre maggiore) tutte le attività economiche, influenza la domanda di lavoro da parte delle imprese e le caratteristiche delle mansioni che saranno proposte ai lavoratori. Non sorprende dunque che, dalla ricerca che studia il mismatch di competenze IT, Skillmatch Insubria, condotta tra le imprese informatiche delle province di Varese, Como, Lecco e del Canton Ticino, emerga che le figure più richieste sono, sul versante italiano, programmatori/sviluppatori informatici e periti/ingegneri informatici. A questi si affiancano analisti funzionali e addetti alla AI/business analysis, richiesti dalle imprese più innovative.

La situazione è più o meno simile sul versante ticinese dell’Insubria, dove la richiesta di esperti di Tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione (TIC), ossia sviluppatori di software, data manager, tester e IT operator, è accompagnata a quella di profili tecnici poliedrici (data scientist solution architect, deploy manager, front-end developer) e di profili che coniughino competenze specialistiche a quelle definite soft ossia attinenti agli ambiti relazionali, di consulenza e visione di processo.

In Italia, il disallineamento tra domanda e offerta di competenze che si registra in questo settore varia a seconda della dimensione delle aziende: le imprese meno dinamiche dichiarano di non avere problemi di mismatch, in quanto riescono a reperire sul mercato tutte le competenze di cui hanno necessità, senza dovere formare ulteriormente i propri dipendenti. Le altre imprese, invece, ritengono che il mismatch verticale di competenza IT sia rilevante e che – una volta operata la selezione delle risorse umane sul mercato – sia necessario un investimento in formazione. Un numero non trascurabile di imprese su entrambi i versanti della frontiera evidenzia anche l’esigenza di sviluppare alcune soft skill, con particolare riferimento alla capacità di comunicazione e alle competenze relative al team working.

In tutta la regione insubrica, le cause dei fenomeni di mismatch di competenze IT riscontrati sono molteplici: alla scarsità di candidati in partenza si vanno ad aggiungere i cambiamenti rapidi e continui della tecnologia e del mercato quali l’introduzione del cloud e la necessità di profili ibridi con competenze tecniche e soft skill, che sappiano interagire con altre professionalità e con il cliente in forma consulenziale.

Per cercare di superare questi fenomeni di disallineamento nel settore informatico, il progetto Skillmatch Insubria si è posto l’obiettivo di proporre alcune azioni transfontaliere, che possono dunque essere messe in atto sui due versanti del territorio preso in esame. Tra queste, migliorare la corrispondenza tra i percorsi formativi e le esigenze delle aziende, lavorando sulle soft skill e attraverso un dialogo tra attori formativi, decisori politici ed aziende; migliorare la competitività della regione insubrica rispetto ad aree più lontane ma più attrattive (Milano e Zurigo); regolamentare lo smart working con un’attenzione alla situazione dei frontalieri; coordinare e innovare a livello di settore le attività di reclutamento, sia per quanto riguarda il processo di selezione ma anche per favorire l’acquisizione dal parte del management di una visione sistemica e strategica di formazione e sviluppo.