Il 73% dei lavoratori italiani ha un contratto di lavoro con orario fisso; il 93% fa almeno 4 ore di straordinario a settimana, e il 72% ritiene che gli straordinari siano un problema sociale

Lavoro flessibile: la settimana di 4 giorni è possibile?

La piattaforma di workspace digitale Citrix ha commissionato all’Istituto di ricerca OnePoll uno studio sul lavoro flessibile, realizzato intervistando 3000 lavoratori europei, di cui 500 italiani. Scopo dello studio, rispondere a una serie di domande: di che cosa parliamo quando parliamo di flessibilità? Si lavora ancora secondo un orario fisso e prestabilito oppure i confini tra tempo libero e tempo di lavoro sono sempre meno marcati? Sarebbe possibile ridurre la settimana lavorativa a soli 4 giorni invece dei classici 5?

Flessibilità e straordinari

Dall’analisi dei risultati, emerge innanzi tutto che l’Italia è il Paese, tra quelli europei interessati dalla survey, con la maggior percentuale di lavoratori – pari ben al 73% – legati a un contratto che stabilisce un preciso numero di ore, con poco spazio per la flessibilità.

Una rigida regolamentazione dell’orario non impedisce però che si lavori comunque oltre quanto concordato, anzi, proprio la mancanza di flessibilità può essere tra le cause che portano a effettuare straordinari. E In Italia questo accade al 93% dei lavoratori, con una media di 3,75 ore a settimana.

Il 27% dei lavoratori italiani intervistati afferma di lavorare oltre l’orario in quanto questo tempo viene retribuito, ma il 72% pensa che l’orario di lavoro così protratto rappresenti invece un vero e proprio problema sociale.

Come andare contro questa epidemia di straordinario? A questo proposito, il 76% degli italiani intervistati pensa che la cosa più importante sia che le aziende cambino il loro atteggiamento nei confronti del lavoro.

“La dinamicità del mondo del lavoro odierno non ha ancora soppiantato il classico modello della giornata fatta di 8 ore, anche se poi non è detto che siano le ore messe a contratto le più produttive afferma Mario Derba, Vice President per l’area Western and Southern Europe di Citrix. La produttività, infatti, che è l’obiettivo di tutte le aziende, non è più questione di tempo passato in ufficio ma di processi efficienti, di engagement dei dipendenti e di spazi di lavoro digitali capaci di seguire l’utente ovunque ne abbia bisogno.”

Una settimana di 4 giorni?

Chi non ha mai sognato di aggiungere almeno un giorno al weekend? Purtroppo, in un simile contesto, l’idea di una settimana lavorativa di soli 4 giorni sembra piuttosto lontana, e in effetti, se in Europa questo è un tema dibattuto, l’Italia è invece tra i Paesi in cui questa possibilità appare più remota, con il 59% degli intervistati che la vedono come un’eventualità addirittura impossibile e il 65% che dice di sentirsi più vicino a una settimana di 6 giorni.

Sebbene ritenuta poco probabile, una settimana di solo 4 giorni lavorativi risulterebbe invece molto gradita per il 93% degli italiani. A livello generale, però, solo una minoranza pari al 22% accetterebbe una conseguente riduzione di salario e il 32% degli italiani afferma che finirebbe comunque con il lavorare 5 giorni.

“Come si evidenzia nella ricerca, la cultura aziendale gioca una parte importantissima per il modo in cui il lavoro viene organizzato. Al di là del fatto che la settimana lavorativa diventi davvero di 4 giorni, la cosa importante è che chi lavora disponga di maggiore flessibilità e abbia accesso a sistemi intuitivi e user friendly che favoriscano la produttività continua Derba. Abbiamo bisogno sia della tecnologia che di una cultura del lavoro volta a favorire la produttività, riducendo il numero di ore di straordinario e puntando su qualità e obiettivi.”