Nel nostro Paese la domanda di esperti di cybersecurity supera ancora di gran lunga l’offerta. Le risorse umane disponibili non sono sufficienti per le necessità di security di tutte le aziende.

Eperti di cybersecurity

Sono circa 6.000 gli esperti di cybersecurity presenti oggi in Italia. Un numero ancora troppo basso, soprattutto considerando il fatto che l’Italia è al terzo posto tra i Paesi del mondo più colpiti da ransomware, la tipologia di attacco informatico per cui viene richiesto di pagare un riscatto in cambio dei dati sottratti. Per rispondere a tutte le richieste, servirebbero 100.000 esperti in tutta la penisola.

Sulle professioni relative alla sicurezza informatica vi è ancora poca cognizione”, spiega Aldo del Bo’, Head of Cybersecurity di Whitejar, la community di hacker etici certificati, “e nonostante siano tantissimi i giovani informatici italiani con un talento non da poco per questa materia, come dimostrano le competizioni come la Cyberchallenge, i corsi di laurea coltivano ancora pochi talenti, un numero troppo lontano rispetto a quello che alle aziende italiane servirebbe davvero”.

Per i giovani liceali che decidono di abbracciare questa strada, diverse sono le strade universitarie da percorrere: ci sono, ad esempio, corsi di laurea in ingegneria (con specializzazione in cybersecurity) o in informatica (con focus sulla sicurezza), master in Risk Management, e infine ci sono dottorati di ricerca.

Insomma”, spiega Aldo Del Bo’, “per chi decide di diventare esperti di cybersecurity, i percorsi universitari non mancano di certo, anche se non tutti i giovani liceali ne sono a conoscenza. Si tratta infatti di una materia che si sta sviluppando così tanto in questi ultimi anni, ma ha ancora bisogno di supporto per essere sdoganata del tutto. È proprio questo uno degli obiettivi di WhiteJar”.

Dalla sicurezza informatica all’hacking etico: una delle possibili strade da percorrere

Tra le varie professioni che si può abbracciare una volta laureati, vi è quella dell’hacker etico. Gli hacker etici sono professionisti informatici che mettono a disposizione le proprie competenze per individuare falle e vulnerabilità all’interno di aziende o realtà informatiche ed evitare così che i cracker (hacker malevoli e criminali) ne approfittino.

Gli hacker etici, sono esperti di cybersecurity, figure reclutate in base ad elevati standard di competenza tecnica e reputazione, e lavorano secondo una modalità collaborativa, basata sulla condivisione dell’intelligenza e della competenza diffusa secondo l’approccio etico che caratterizza questo tipo di hackeraggio.

Ma quali sono i vantaggi di lavorare per realtà di hacking etico?

Oltre a mettere in campo le proprie competenze informatiche per una giusta causa, tra i vantaggi del lavorare in realtà come WhiteJar vi è il fatto che il sistema remunerativo è altamente premiante, anche per stimolare una sana competizione: per ogni campagna lanciata da un’azienda viene, infatti, pagato solo il professionista che identifica la vulnerabilità, ne dà evidenza sulla piattaforma e suggerisce la relativa soluzione. Il guadagno varia a seconda della tipologia di vulnerabilità ed è definito a priori dal cliente per ciascuna campagna, con un range che dipende da quanto un’azienda è disposta a spendere per evitare danni materiali e di reputazione derivanti da un potenziale attacco hacker.

Questo vuol dire che vengono premiati anche ragazzi giovani, ciò che conta veramente sono le capacità e il riuscire a trovare le giuste soluzioni”, prosegue l’Head of Cybersecurity di WhiteJar.

Per trovare gli hacker etici di domani sono fondamentali competizioni come la Cyberchallenge

Proprio dal bisogno di trovare nuovi esperti di cybersecurity, sono nate competizioni come la Cyberchallenge, il primo programma di addestramento in cybersecurity per studenti universitari e delle scuole superiori che si concluderà il prossimo 30 Giugno a Torino, e di cui WhiteJar è sponsor.

Competizioni come questa sono fondamentali, e non solo per sensibilizzare le giovani menti su una carriera nell’ambito della sicurezza informatica, ma anche per trovare nuovi profili per tutte quelle aziende come la nostra che operano in questo settore. Sappiamo quanto in Italia scarseggino esperti di cybersecurity, ed essendo i vincitori di queste competizioni così talentuosi, è facilissimo trovino immediatamente posto nelle varie realtà che promuovono queste gare. Noi di WhiteJar siamo sempre alla ricerca di nuovi profili per diversificare le competenze e gli approcci e proprio per questo iniziative come la Cyberchallenge hanno un grande valore, non solo per noi che reclutiamo e aiutiamo a formare nuovi ragazzi ma anche per i giovani stessi che incontrano direttamente aziende che hanno bisogno di figure come la loro”, conclude Aldo Del Bo’.