L’indicatore della Commissione Europea misura il livello di attuazione dell’Agenda Digitale di tutti gli Stati membri

Digital Economy and Society Index

Sono stati diffusi da pochi giorni i risultati del DESI (Digital Economy and Society Index) 2018, l’indicatore della Commissione Europea che misura, annualmente, il livello di attuazione dell’Agenda Digitale di tutti gli Stati membri e che rileva i progressi compiuti in termini di digitalizzazione.

Anche quest’anno, l’Italia si posiziona al 25° posto fra i 29 Stati membri dell’UE.

Come negli anni precedenti, si è registrato una complessiva carenza di competenze digitali, nonostante l’adozione da parte del governo di alcuni provvedimenti. Le conseguenze risultano penalizzanti per la performance degli indicatori DESI, sotto tutti e cinque gli aspetti considerati:

  1. diffusione della banda larga mobile
  2. numero di utenti Internet
  3. utilizzo di servizi online
  4. attività di vendita online da parte delle PMI
  5. numero di utenti eGovernment

Le prestazioni dell’Italia si collocano all’interno del gruppo di Paesi con risultati inferiori alla media europea.

Durante lo scorso anno, pur avendo fatto qualche progresso sul fronte dell’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, l’Italia è comunque retrocessa dal 19° al 20° posto in classifica su questo indicatore: altri Paesi hanno registrato un’evoluzione più rapida.

Le imprese italiane si collocano al di sopra della media per quanto riguarda l’utilizzo di soluzioni di eBusiness, come scambio di informazioni elettroniche e RFID. Un sensibile incentivo è stato dato sia dalla sperimentazione, lanciata nel 2017, della fatturazione elettronica tra privati, sia dall’introduzione delle detrazioni fiscali sugli investimenti, correlati a Industria 4.0, in beni strumentali, software, macchinari e attrezzature industriali, prorogate fino alla fine del 2018.

Massimo Missaglia, AD di SB Italia, società specializzata in soluzioni IT per la gestione, l’integrazione e l’ottimizzazione dei processi aziendali, commenta così il rapporto: “Questi risultati devono essere di sprono a tutti a fare di più e meglio. Cresciamo meno rispetto agli altri Paesi e la nostra posizione in classifica è un chiaro indicatore del grado di competitività e della reale capacità del Sistema Paese di agire su mercati internazionali.”

Continua Missaglia: “A questo punto, ben vengano le “forzature” dall’alto, come l’obbligo di fatturazione elettronica tra privati, che partirà a gennaio 2019. Per alcuni può rappresentare a prima vista solamente un nuovo balzello, ma dal nostro punto di osservazione privilegiato siamo certi che questa rivoluzione avrà ricadute positive sul grado di digitalizzazione delle aziende di tutte le dimensioni e porterà grandi benefici al sistema Paese, anche in termini di maggiore competitività. Da oltre venti anni siamo impegnati in progetti di document management e possiamo testimoniare come la dematerializzazione effettivamente riduca i costi e i tempi dei processi aziendali, quando si implementano soluzioni veloci, concrete e user friendly, come le nostre.”