L’evento ha riunito esperti open source, clienti e partner per parlare delle tecnologie più recenti in aree quali cloud, modernizzazione It, edge computing, Big Data, IoT e mobile

Red Hat Summit Connect 2021

Dopo un 2020 che ci ha visto separati quest’anno il Red Hat Summit Connect si è svolto in maniera ibrida con due tappe (Roma e Milano) dando la possibilità ad un ristretto numero di persone di accedere in presenza e garantendo per tutti gli altri la visione comodamente in streaming. L’evento ha riunito esperti open source, clienti e partner per parlare delle tecnologie più recenti in aree quali cloud, modernizzazione It, edge computing, Big Data, IoT e mobile.

Fil rouge dell’edizione 2021, introdotta dal Country Manager di Red Hat per l’Italia Rodolfo Falcone, è stato il claim “Open Your Perspective”. “Dopo due anni finalmente torniamo in presenza e possiamo guardarci negli occhi – esordisce Falcone -. Solo un anno fa si partiva con le vaccinazioni anti-Covid e grazie alla tecnologia di Red Hat in circa un mese è stato possibile creare i siti per le campagne vaccinali in diverse regioni”. A dimostrazione del fatto che le tecnologie oggi sono fondamentali e mai come in questo momento hanno abilitato e continuano a farlo una trasformazione che altrimenti avrebbe impiegato altri dieci anni per affermarsi: “le aziende hanno dovuto mettere in piedi in pochi mesi un processo di trasformazione digitale che altrimenti avrebbero affrontato in due anni e oggi abbiamo tutti imparato a lavorare in una maniera completamente nuova, con i luoghi di lavoro che si sono trasformati in veri e propri meeting point”.

“L’incidenza del mercato digitale sul Pil in Italia è cresciuta negli ultimi tre anni e nel 2020 ha toccato quota 4,3%. Sempre lo scorso anno sono stati più di 50 milioni gli utenti di internet, più di 19 milioni i nuovi consumatori online, e tra il 2019 e il 2020 è cresciuto di sei milioni il numero dei certificati Spid. Senza considerare lo smart working che vede più di 6 milioni di lavoratori lavorare fuori dall’ufficio. Oggi siamo pronti per una vera e propria rivoluzione più che di una evoluzione”.

Anche guardando ai numeri macroeconomici si aprono nuove sfide: dai numeri negativi dello scorso anno quest’anno si è registrato segno più sia a livello di Pil italiano che mondiale e le previsioni per il prossimo anno parlano ancora una volta di crescita. Senza contare i 220 miliardi stanziati dal PNRR su 48 differenti linee di spesa, di cui circa 50 miliardi solo sulla digitalizzazione, tenendo conto poi del fatto che la trasformazione digitale e l’innovazione permeano anche tutti gli altri ambiti di spesa, con la possibilità per il mercato digitale di arrivare a toccare un valore di 94,2 miliardi nel 2024.

“I temi enabler di questa trasformazione – spiega Falcone – sono cloud, IoT, mobile business ma anche altre aree subiranno forti trasformazioni, a partire dalla security, che sarà sempre più spostata verso il cloud. Saranno coinvolti in maniera trasversale tutti i settori e un dato interessante è che anche la Pubblica Amministrazione sta facendo veri e propri passi da gigante e va quasi più veloce del privato”.

Fin qui le buone notizie, ma sottolinea Falcone “nonostante la trasformazione digitale in atto, solo il 10% delle applicazioni oggi sono cloud native, quindi bisogna lavorare per ribaltare le proporzioni e raggiungere la flessibilità separata nella gestione dei carichi, che è uno dei vantaggi più importanti di un approccio multicloud”. In questo contesto Red Hat si propone come Trusted Advisor che copre a 360° le esigenze e come un partner completo per tutte le aziende che vogliono intraprendere un vero percorso di trasformazione digitale. Red Hat infatti dispone della tecnologia necessaria per tutti i progetti di digitalizzazione: dall’IT automation and management (hybrid cloud infrastructure), al cloud native development fino all’IT automation e il management.

Giorgio Galli, responsabile del team di prevendita di Red Hat per l’Italia, entra nei dettagli dell’offerta tecnologica partendo dalla premessa che in questo momento di trasformazione ricco di opportunità il punto di partenza è rappresentato necessariamente dal modello open source, che è diventato ormai la nuova norma. Come dimostrano le testimonianze di aziende clienti che si sono alternate sul palco nel corso della giornata, come Poste Italiane, Agos, Enel, Fastweb e Siae, oggi i progetti innovativi inglobano sempre la tecnologia open source che dalla sua porta vantaggi come la velocità, la scalabilità e la flessibilità.

L’obiettivo, secondo la vision di Red Hat, “è quello di abilitare scelte tecnologiche aperte abbastanza da consentire un cambiamento senza però dover rivoluzionare l’intero impianto di scelte compiute, buttando via il già esistente”.

Al centro della strategia troviamo OpenShift: una piattaforma che lavora permettendo di disaccoppiare le tecnologie già esistenti dalle applicazioni. L’obiettivo è quello di fornire una PaaS (Platform-as-a-Service) flessibile che supporti i carichi tradizionali ma che consenta insieme di sviluppare nuove architetture.

Le direttrici su cui si è mossa Red Hat sono due: la possibilità di rendere la piattaforma gestibile (a livello di installazione, configurazione e osservabilità) grazie all’automazione come elemento chiave nell’adozione del cloud, e fornendo una serie di funzionalità per gli utenti finali che sviluppano e rilasciano applicazioni (es. funzionalità di continuous integration e delivery).

“Oggi – spiega Galli – la virtualizzazione è ormai una commodity e la containerizzazione continua a crescere. Serve la giusta tecnologia per supportare tutto questo, senza trascurare anche il mondo della sicurezza”. Ecco quindi l’acquisizione di Stackrox e il lancio di Red Hat Advanced Cluster Security for Kubernetes, all’interno di un modello shift left.

Un ruolo molto importante nella proposta tecnologica di Red Hat è giocato anche da Ansible, che va a portare l’automazione necessaria nei processi cloud per il provisioning e per creare ambienti container.

Ricordiamo che OpenShift è fruibile sia on-premise ma anche in modalità gestita dai cloud provider e dagli hyperscaler come Ibm, Azure e AWS. Un ruolo importante è anche quello giocato dai partner.

In relazione alla parte delle applicazioni cloud native la strada da percorrere è ancora tanta ma le aziende cominciano ad approcciarsi al tema con un’idea di event driven architecture. Anche qui Red Hat scende in campo proponendo tecnologie per lo sviluppo di applicazioni cloud native per ogni esigenza.