Reinventando il proprio modello operativo evolutivo rispetto all’anziano sistema legacy, gli istituti finanziari potranno sfruttare le proprie capacità intrinseche

Oggi, la tecnologia è la chiave per ottenere un vantaggio competitivo e ridefinire la strategia bancaria. Tuttavia, molte istituzioni finanziarie faticano ancora a tradurre la potenza della tecnologia in valore aziendale. McKinsey stima che le banche convertano solo una modesta frazione di ogni dollaro speso in tecnologia in valore aggiunto. Cosa sta ostacolando il raggiungimento di questo traguardo?  Una responsabilità significativa ricade sui sistemi legacy, ormai complessi e rigidi, una volta fondamento di stabilità e continuità. Tuttavia, oggi possono diventare un’arma a doppio taglio, generando problemi tecnici che limitano il progresso e l’innovazione bancaria.

Principali problemi provocati dai vecchi sistemi legacy:

  • Distribuzione manuale del software e metodologie di sviluppo obsolete. I sistemi legacy spesso non sono dotati di pipeline di distribuzione automatizzate, integrazione continua (CI/CD), pratiche DevSecOps e framework di test robusti. Questa carenza limita notevolmente l’agilità e la tempestività nell’introduzione di aggiornamenti software e nuove funzionalità. Inoltre, il processo manuale associato a tali attività risulta dispendioso in termini di tempo e suscettibile a errori.
  • Complessità di integrazione e interoperabilità difficoltosa. Quando si integrano sistemi legacy con nuove applicazioni, servizi di terze parti o tecnologie emergenti, i processi diventano complessi. La mancanza di standardizzazione delle interfacce e dei protocolli rende necessario gestire soluzioni personalizzate e integrazioni specifiche per la banca, rendendole quasi impossibili da migrare durante tentativi di modernizzazione.
  • Basse velocità di elaborazione diretta (STP). Le strutture complesse e rigide dei sistemi legacy spesso non dispongono delle capacità necessarie per l’integrazione e l’automazione senza soluzione di continuità richieste per velocità STP elevate. Questa mancanza di efficienza porta a un elevato coinvolgimento manuale e a numerosi punti di contatto umano durante le diverse fasi dell’elaborazione delle transazioni. In aggiunta, i tassi STP a velocità ridotta limitano la capacità della banca di scalare e gestire in modo efficiente l’aumento dei volumi di transazioni.

I sistemi legacy dimostrano, dunque, come molte banche italiane abbiano fatto investimenti importanti raggiungendo anche un buon livello di maturità tecnologica; tuttavia, l’architettura applicativa sottostante è spesso molto articolata e meno agile di quanto servirebbe. L’obiettivo attuale delle banche italiane consiste nell’affrontare uno sforzo economico fondamentale affinché le attuali architetture applicative IT non costituiscano un ostacolo al progresso e all’innovazione.

Modernizzazione progressiva

Una proposta in questa direzione è rappresentata dal concetto di “modernizzazione progressiva”, un approccio modulare che apporta miglioramenti senza richiedere alle banche di sostituire la tecnologia attualmente in uso. Questo metodo ha inizio identificando le aree di attrito e implementando miglioramenti step by step, focalizzandosi, ad esempio, sull’esperienza del cliente e sulla produttività dei dipendenti. Si tratta di un processo modulare end-to-end che consente di ottimizzare l’impiego di tempo e risorse, ridurre le complessità e accelerare la distribuzione del software. Inoltre, la possibilità di concentrarsi su un singolo percorso alla volta consente di ancorare saldamente le priorità della banca all’esperienza del cliente, un aspetto cruciale nell’era moderna del settore bancario.

Naturalmente, sarà possibile attuare questa strategia solo dopo aver adottato un modello di piattaforma specifico ma, con il partner tecnologico più adatto, il metodo risulta meno impegnativo di quanto ci si potrebbe aspettare. Reinventando il proprio modello operativo evolutivo rispetto all’anziano sistema legacy, l’istituto finanziario sarà pronto a sfruttare le proprie capacità intrinseche, rendendole riutilizzabili e interoperabili. Ciò si traduce in una “fabbrica digitale”, composta da team più contenuti ma altamente qualificati, che collaborano su un’architettura standardizzata e un’infrastruttura automatizzata.

In conclusione, questo modello sfrutta appieno la realtà applicativa esistente senza stravolgerla: le banche possono iniziare implementando una singola funzionalità e successivamente sviluppare ulteriori servizi, tutti basati sulla stessa tecnologia e quindi integrati perfettamente con quanto già realizzato.

D’altronde, l’unico modo che le banche hanno per differenziarsi realmente dalla concorrenza è attraverso un’innovazione costante e incrementale. In questo modo sarà possibile offrire non solo un’esperienza clienti migliorata, ma rendere allo stesso tempo le operazioni di routine pronte per le sfide di domani.

A cura di Alessandro Fragapane, Country Manager di Backbase in Italia