In occasione della presentazione della quinta edizione del Mastercard Index of Women Entrepreneurs (MIWE), si è svolta una tavola rotonda dal titolo ‘Il sostegno all’imprenditoria femminile che guarda al futuro’, per discutere sfide e opportunità del futuro per le donne imprenditrici che ha visto la partecipazione di: Amedea Pennacchi, Presidente PWN Rome, Laura Furlan, Direttore Generale PostePay, Marco Tarantola, Direttore Generale BNL BNP Paribas, Michele Centemero, Country Manager Italia di Mastercard, Patrizia Di Dio, Vice Presidente Confcommercio Imprese per l’Italia e, infine, Valentina Picca Bianchi, Presidente Gruppo donne Imprenditrici Fipe-Confcommercio e Presidente Comitato Impresa Donna MISE.
Nel dettaglio, il Mastercard Index of Women Entrepreneurs (MIWE), analizzando i progressi delle donne imprenditrici in 65 paesi nel mondo che rappresentano l’82,4% della forza lavoro femminile globale, evidenzia il contributo socioeconomico delle donne imprenditrici, oltre a fornire informazioni chiave sui fattori che guidano e ostacolano il loro successo.
Nel panorama imprenditoriale le donne sono una delle risorse più preziose dell’economia globale e, nonostante costituiscano la metà della popolazione mondiale, possiedono solo un quinto delle aziende esportatrici. Inoltre, l’80% delle imprese con donne nel ruolo di proprietarie e con necessità di credito vedono le loro necessità poco se non per nulla corrisposte. A ciò si aggiunge che il contributo delle donne all’economia è significativamente sottorappresentato nei report e negli indici sulle startup e sugli scenari economici.
Nonostante i risultati della ricerca mostrino come l’occupazione femminile sia cresciuta in 14 delle economie prese in esame, i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro mostrano un calo dell’occupazione femminile del 5% rispetto al 3,9% degli uomini. Malgrado, infatti, siano stati molti gli sforzi per mitigare l’impatto della pandemia negli ultimi due anni, il COVID-19 ha avuto un impatto enorme sulle donne. Ciò fa emergere quanto sia reale il rischio di annullare decenni di progressi verso il raggiungimento della parità di genere sul posto di lavoro e negli affari, aggiungendo ulteriori 36 anni al tempo stimato necessario per chiudere il divario di genere a livello globale (World Economic Forum – The Global Gender Gap Report 2021).
Gli Stati Uniti, la Nuova Zelanda e il Canada sono in testa alla classifica, spinti da forti punteggi in tutte e tre gli ambiti d’analisi: risultati del progresso delle donne, patrimonio di conoscenze e accesso finanziario e condizioni favorevoli all’imprenditoria. Questi paesi forniscono le condizioni ideali per facilitare l’accesso delle donne al supporto finanziario e ai servizi, oltre a promuovere e sostenere la loro capacità di avviare, operare e prosperare nelle attività imprenditoriali. Le donne imprenditrici, in questi mercati, vantano un’importante quota di proprietà delle imprese, grazie a condizioni favorevoli come l’elevata qualità della governance, un atteggiamento sociale e culturale positivo e un vivace dinamismo imprenditoriale.
Overview sull’Italia
Secondo i risultati dell’Index l’Italia perde tre posizioni in classifica collocandosi al 43° posto, con un punteggio di 52.3 (in calo rispetto allo scorso anno: 55).
Pur posizionandosi infatti come una ‘high-income economy’, i principali dati emersi dal report indicano che la sua performance è inferiore al benchmark di riferimento dell’indice MIWE. Ne deriva che, nonostante un lieve miglioramento nelle componenti di analisi ‘conoscenze e accesso finanziario’ (61.4 vs 60 dello scorso anno) e ‘sostegno all’imprenditoria’ (62.2 vs 60.9 dello scorso anno), l’Italia si conferma solo 58a per ‘general access to finance’, 40a per supporto governativo alle PMI e 57a per disponibilità di venture capital nel Paese.
Complessivamente, quindi, c’è ancora molta strada da fare da parte dell’Italia per consentire alle donne imprenditrici di affermarsi.
Tuttavia, alcuni segnali positivi arrivano dalle condizioni al supporto dell’imprenditoria (dove l’Italia sale dal 26° al 20° posto) e nel tasso di donne leader d’impresa (passando dalla 29a alla 24a posizione).
Colpisce positivamente, infine, come la percentuale delle donne attualmente impiegate in ambito tech (46%) non sia molto distante da quella degli uomini (54%), a ulteriore conferma della validità delle politiche nazionali e locali volte al miglioramento delle competenze professionali e all’aumento della partecipazione delle donne nel settore tecnologico.
Il futuro dell’imprenditoria femminile: resilienza, sostegno ed empowerment
Nonostante le avversità, le donne hanno dimostrato di essere imprenditrici resilienti, superando gli uomini in termini di attività imprenditoriale in 10 paesi e dimostrando come, nel complesso, il loro spirito imprenditoriale le guida giorno dopo giorno, confermandosi così come un fattore determinante per il successo delle donne nel mondo del business, anche prima della pandemia
È quindi fondamentale, per la futura crescita economica, gettare le basi per creare le giuste condizioni sociali, politiche e finanziarie affinché questo spirito imprenditoriale si trasformi in storie imprenditoriali di successo. Le politiche governative a sostegno dell’imprenditoria femminile possono infatti contribuire significativamente a una ripresa più rapida ed equilibrata.
L’empowerment dell’imprenditoria femminile fungerà non solo da catalizzatore per lo sviluppo e l’innovazione, ma farà crescere le comunità intorno alle donne di successo e favorirà una ripresa globale più inclusiva, equa e sostenibile.
Gli spunti principali emersi dalla tavola rotonda
“Come Presidente di PWN Rome, sono molto felice di aver contribuito a organizzare questo evento sulle donne imprenditrici con Mastercard. Il tema dell’imprenditoria femminile”, sottolinea Amedea Pennacchi, Presidente PWN Rome, “ha un valore strategico in quanto contribuisce allo sviluppo del paese e all’empowerment delle donne, grazie anche alle opportunità offerte dal PNRR e dal Fondo Impresa Donne attivato dal Mise. PWN Rome, è un’associazione no profit, presente in 30 city network a livello internazionale, che, essendo aperta anche ai colleghi maschi in qualità di ambassador, opera a favore della parità di genere in ogni contesto, dalla società politica a quella civile e aziendale”.
“Poste Italiane”, ha dichiarato Laura Furlan, direttore generale di Postepay, “è impegnata ovunque a sostenere e far crescere l’impresa al femminile per renderla più solida e più digitale trasformando così un’idea imprenditoriale nuova e creativa in un’attività efficiente e redditizia in grado di accedere facilmente al proprio mercato di riferimento, sfruttando magari i canali eCommerce, grazie al nostro supporto digitale. Alle donne imprenditrici”, ha aggiunto, “Poste Italiane può offrire poi un supporto ineguagliabile, la rete capillare dei nostri 12.800 uffici postali, presenti ovunque nel Paese e spesso diretti da donne, che possono fornire tutti i servizi necessari ad una startup al femminile, dai pagamenti, alla logistica, all’eCommerce, per consolidarla e farla crescere”.
Marco Tarantola, Direttore Generale BNL BNP Paribas, commenta:
“Siamo al fianco delle imprese per supportarne la qualità e la modernità del business, oltre che gli investimenti in sostenibilità economica, ambientale e sociale. BNL BNP Paribas è inoltre banca di riferimento di importanti realtà imprenditoriali create o guidate da donne, con costante capacità di innovare e crescere. E proprio in queste settimane, insieme con la nostra controllata Artigiancassa, siamo impegnati in attività di advisory e sostegno alle donne imprenditrici, assistendole nelle fasi di possibile accesso ai fondi che il Ministero dello Sviluppo Economico ha stanziato per l’imprenditoria femminile. Più che mai oggi bisogna fare sistema, far convergere le competenze di player privati e di soggetti istituzionali affinché, insieme, possano favorire iniziative concrete e innovative al servizio dell’economia reale. In questo contesto, l’imprenditoria femminile ricopre un ruolo crescente per amplificare il rilancio del nostro Paese, favorendo uno sviluppo sostenibile e lungimirante, attento all’ambiente, alle persone, alla Società”.
“La ripresa economica globale è possibile solo attraverso una crescita sempre più sostenibile e inclusiva, che possa fornire gli strumenti e la fiducia necessari all’imprenditoria femminile, mettendo le donne nelle condizioni di poter esprimere tutto il loro potenziale”, ha dichiarato Michele Centemero, Country Manager Italia di Mastercard. “Come Mastercard, in Italia e nel mondo, ci siamo dati l’obiettivo di includere 25 milioni di donne imprenditrici e supportiamo le PMI mettendo a disposizione fondi per il loro sviluppo e includendo le startup e le fintech nei nostri programmi dedicati. Sosteniamo inoltre la loro formazione e creiamo ogni giorno un ambiente di lavoro fondato sui valori di uguaglianza e inclusione, dove tutti possano avere uguali opportunità”.
Patrizia Di Dio, Vicepresidente Confcommercio Imprese per l’Italia: “Noi crediamo che le donne siano il motore della ripresa economica, a maggior ragione in un momento in cui è necessario trovare soluzioni non solo per tornare ai livelli pre-pandemia ma anche per dare quello slancio al nostro Paese che mancava da molti anni. Studi autorevoli confermano che se la partecipazione femminile al lavoro raggiungesse i livelli maschili, il PIL pro-capite crescerebbe dell’1% annuo e, adesso, grazie al moltiplicatore del recovery fund ci sarebbe un’ulteriore amplificazione. Il claim donne motore della ripresa non è espressione di una rivendicazione di genere, ma rispecchia il dato condiviso tra molti studiosi dei processi economici: puntare sulle donne rappresenterebbe una valida strategia di politica economica”.
Valentina Picca Bianchi, Presidente Gruppo donne Imprenditrici Fipe-Confcommercio e Presidente Comitato Impresa Donna MISE: “Il mondo della ristorazione e dei pubblici esercizi in generale rappresenta una realtà assolutamente virtuosa: 112mila imprese, un terzo del totale, sono guidate da una donna e generano un fatturato di 11 miliardi di euro l’anno. Parallelamente, è donna il 50,4% delle persone che lavorano in bar, ristoranti, società di catering, stabilimenti balneari e locali da ballo. Durante la pandemia la componente femminile è stata la più penalizzata poiché nel nostro settore è difficile conciliare vita familiare h24 e vita lavorativa e le donne hanno dovuto compiere scelte spesso dolorose. Ecco perché non bastano i fondi a pioggia ma servono politiche di sostegno sia all’occupazione che all’imprenditorialità femminile, studiate su misura sulle reali condizioni di vita delle donne imprenditrici. Che siano o meno madri”.