Sono incoraggianti i dati emersi dalla sesta edizione del report annuale Business Sustainability Risk & Performance Index di EcoVadis con un miglioramento delle performance di sostenibilità rilevato nelle aziende di tutte le dimensioni di tutto il mondo, negli ultimi cinque anni. EcoVadis ha registrato una crescita del 61% nel numero di valutazioni dal 2017 al 2021 e, per la prima volta, più della metà delle aziende è stata valutata più volte.
L’Index si basa sui dati relativi alle prestazioni di sostenibilità derivanti da oltre 83.000 valutazioni di quasi 53.000 aziende in 800 supply chain, valutate da EcoVadis tra il 2017 e il 2021. Le organizzazioni vengono valutate in base a 21 criteri di sostenibilità su quattro temi: Ambiente, Lavoro & Diritti Umani, Etica e Acquisti Sostenibili. Il punteggio va da zero a 100, suddiviso nei seguenti livelli di performance: meno di 25 indica un rischio elevato, 25-44 denota un rischio medio, più di 45 significa che l’organizzazione ha raggiunto un livello Buono sulle performance di sostenibilità e più di 65 esprime un livello avanzato Avanzato.
Oltre il 65% delle aziende ha raggiunto un livello di performance di sostenibilità Buono o superiore, in aumento rispetto al 50% del 2017.
“Le crescenti pressioni normative e le continue interruzioni della catena di fornitura stanno ponendo maggiormente l’accento sui rischi di sostenibilità e richiedono alle organizzazioni di ripensare il loro approccio agli impegni sociali e ambientali“, ha dichiarato Pierre-Francois Thaler, co-fondatore e co-CEO di EcoVadis. “Vediamo che il miglioramento accelera man mano che le aziende del nostro network avanzano nel loro percorso di sostenibilità“.
Sebbene il punteggio relativo agli Acquisti sostenibili fosse storicamente in calo, quest’anno il tema ha registrato un aumento di 1,2 punti rispetto al 2020 (38,8 contro 37,6 rispettivamente). La performance in materia di Lavoro e Diritti Umani è stata la più alta tra tutti i temi, con un punteggio medio di 52,2, nonostante ciò, in alcuni settori persistono carenze nella due diligence sui diritti umani, che vengono analizzate più in dettaglio nel rapporto.
Altri punti salienti dell’Indice sono:
- La preparazione per la due diligence sui diritti umani rimane insufficiente. Nel 2021, solo l’11% delle aziende ha condotto una valutazione dei fornitori e il 5% una valutazione del rischio interno di lavoro minorile e forzato. Questo dato è particolarmente preoccupante non solo perché le leggi sulla due diligence dei diritti umani stanno proliferando, ma soprattutto perché l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha stimato che il numero di persone costrette a forme di schiavitù moderna è aumentato di 10 milioni negli ultimi cinque anni.
- Le performance di sostenibilità migliorano nonostante le continue turbolenze della catena di fornitura. Il punteggio medio di sostenibilità ha raggiunto 49,2 nel 2021, 1,7 punti in più rispetto al 2020. Questo rappresenta un raddoppio del miglioramento di 0,9 punti osservato nel periodo 2019-2020. L’Asia-Pacifico è la regione che ha registrato il miglioramento maggiore nel 2021, guadagnando 1,8 punti.
- Aumentano le industrie che superano la soglia dei 50 punti. Mentre nel 2017 nessun gruppo industriale aveva ottenuto un punteggio superiore a 50, da allora sono cinque i settori che hanno superato questa soglia: le aziende del settore finanziario, legale e di consulenza (53,4) sono balzate in cima alla classifica dei settori grazie alle loro ottime prestazioni in materia di lavoro e diritti umani e di etica. Segue l’Edilizia (51,5), Food & Beverage (51,4), Industria Manifatturiera pesante (50,5) e Industria Manifatturiera leggera (50).
- Le PMI migliorano le proprie performance. Le piccole e medie imprese (PMI) – che rappresentano oltre il 70% delle catene di fornitura globali – stanno migliorando le proprie performance più rapidamente rispetto alle grandi aziende che hanno registrato un tasso di miglioramento inferiore a quello delle PMI di circa 2 punti.
“Le aziende che utilizzano costantemente una strategia di coinvolgimento basata sui rating raggiungono livelli più elevati di performance nella gestione della sostenibilità lungo le loro catene del valore, un elemento fondamentale per la mitigazione del rischio e la resilienza della catena di fornitura. E man mano che questi programmi maturano in stadi più avanzati, possono registrare miglioramenti molto più significativi negli anni a venire“, ha continuato Pierre-Francois Thaler.
Focus sull’Italia
La performance di sostenibilità dell’Italia è migliorata di anno in anno su tutti i temi, superando decisamente sia la media europea che globale. Nel 2021, il punteggio complessivo è stato di 55 punti (contro i 53,8 e 49,2 punti rispettivamente di Europa e mondo), collocando l’Italia tra le Top 5 dei paesi con le migliori performance al mondo.
Questo risultato è rafforzato dai dati delle piccole e medie imprese, che superano le loro controparti più grandi (il punteggio medio delle PMI nel 2021 è stato di 55,4).
In linea con le tendenze globali, l’ambito in cui nel 2021 le aziende italiane si sono impegnate maggiormente e hanno ottenuto la valutazione media complessiva più elevata è quello del Lavoro & Diritti Umani con il punteggio di 57,8, seguito da Ambiente (55,9), Etica (52,9) e Acquisti Sostenibili (43,9).