Nel mondo del gaming l’utilizzo dell’AI è il più delle volte finalizzato alla creazione di mappe di gioco e di personaggi

Intelligenza artificiale

Il mondo dei videogiochi ha abituato ad un grande sviluppo nel giro degli ultimi anni. Anche per coloro che non sono appassionati a questo settore, infatti, è impossibile non notare il grande progresso tecnologico (che si traduce in una maggiore qualità audio e video, oltre che di trama e giocabilità) dei nuovi titoli, paragonabili a veri e propri kolossal cinematografici o serial televisivi. Non è un caso che sempre più film e serie, in effetti, peschino in questo vasto settore: un nome su tutti può essere The last of Us, che ha raccolto unanimi recensioni positive sia dai fan del videogioco sia da quanti hanno solo visto la serie tv (prodotta da HBO).

Viene di conseguenza il fatto che l’industria dei videogiochi, per continuare nel suo percorso di crescita, scelga di utilizzare l’Intelligenza Artificiale, sempre più spesso al centro del dibattito pubblico per quelle che possono essere le implicazioni di un suo smodato uso. Uno dei temi centrali, ad esempio, riguarda gli effetti sulla proprietà intellettuale dei singoli, soprattutto in tema di rispetto di quest’ultima. Le interrogazioni su usi e abusi di questo nuovo potenziale strumento sono all’ordine del giorno, stando a quanto si può leggere in un blog sul mondo dei giochi o su siti di informazione e giornali, ed ovviamente sui social network. È bene però fare una precisazione riguardo l’AI: ne esistono di svariate tipologie e nell’universo videoludico il suo utilizzo è già consolidato. Non si tratta, in questo caso, di un’applicazione come avviene nel caso di ChatGPT ad esempio, il cui uso tra l’altro è al centro del dibattito degli ultimi mesi in Europa.

Nel mondo del gaming l’utilizzo dell’AI è il più delle volte finalizzato alla creazione di mappe di gioco e di personaggi, oltre che per arricchire la trama dei videogiochi con dettagli tanto accurati quanto credibili. È infatti fondamentale chiarire un concetto: nel mondo reale l’utilizzo dell’intelligenza artificiale dovrebbe essere per colmare i limiti, naturali, presenti nella mente umana. Possiede perciò una memoria infinitamente più ampia e una velocità di elaborazione dei dati drasticamente più marcata rispetto ad un qualsiasi essere umano. Nel caso di un gioco, tuttavia, questi aspetti non possono essere applicati perché è bene aver presente un elemento: nessun utente inizierebbe a giocare con un videogame in cui non si può vincere. L’AI dei videogame, pertanto, è studiata appositamente per essere credibile, non per essere vincente.

Nel caso dei videogiochi, molto spesso accade che l’AI si adatti allo stile di gioco dell’utente. Ciò è sotto gli occhi di tutti nel caso di un titolo celebre come FIFA, in cui i passaggi di tacco o gli assist no look sono frutto di intelligenza artificiale. Il risultato è semplice: migliorare esponenzialmente l’esperienza di gioco del giocatore. L’elemento sembra essere più che raggiunto nel caso di questo titolo con oltre 16 miliardi di minuti giocati dagli utenti di tutto il mondo: andando ancora più nel dettaglio, si stimano 1,7 miliardi di partite condite da oltre 4 miliardi di gol. I numeri sono ancora più incredibili considerando che i dati sono stati resi sono dopo un solo mese dal lancio del videogame.

Un altro aspetto da non trascurare riguarda l’utilizzo dell’AI da parte del giocatore stesso, che in questo modo può migliorare la propria tecnica di gioco. Pur essendo ormai trascorsi due decenni, resta indelebile la vittoria a scacchi del computer contro il campione del mondo, Daniel Kasparov. Da quel momento in avanti si è sdoganato l’utilizzo di macchine per il gioco degli scacchi, che spesso gareggiano tra loro all’interno di tornei creati da piattaforme in cui l’uomo non ha alcun ruolo. È chiaro, infatti, che se un giocatore di scacchi ha la possibilità di esaminare mentalmente svariate decine di mosse e contromosse, un’AI è in grado di ipotizzarne decine di migliaia in un tempo molto più breve.