Il mercato del Cloud Computing continua a crescere a ritmi serrati ma l’approccio delle aziende a questa nuova frontiera che supporta e abilita le strategie IT e risponde alle esigenze di resilienza, flessibilità e innovazione non è omogeneo e riflette le caratteristiche – sia tecnologiche che di business – delle imprese.
È quanto emerge dall’indagine “La propensione verso il Cloud Computing delle organizzazioni italiane di medio-grandi e grandi dimensioni” voluta da Deda Cloud – il Managed Cloud & Security Services Provider che fa capo a Dedagroup – con il supporto di VMware e realizzata da Netconsulting cube.
Lo studio, che ha coinvolto 70 realtà pubbliche e private rappresentative dei settori dell’industria (37,1%), dei servizi – compresi finanza e retail – (21,4%), del mondo degli operatori IT (18,6%) e della Pubblica Amministrazione Locale (22,9%), nasce per comprendere quale sia – ad oggi e nel breve periodo – la propensione delle organizzazioni medio-grandi e grandi a investire in servizi Cloud, individuando al tempo stesso quali siano i principali approcci adottati nel processo di Cloud Transformation.
I risultati della ricerca classificano le realtà coinvolte in quattro cluster comportamentali. Nel primo rientrano le “scettiche”: guardano al Cloud con timidezza (Cloud shyness), non gli riconoscono un valore particolarmente strategico e hanno identificato poche aree di utilizzo. In genere, si tratta di realtà con infrastrutture di proprietà, relazioni consolidate con outsourcer, mancanza di competenze interne e caratterizzate da un board e da una cultura tradizionalmente poco propensi al Cloud Computing. A queste seguono le “pragmatiche”, che indirizzano il Cloud per opportunità (Cloud by opportunity) e sono generalmente in grado di gestire migrazione ed implementazione con efficacia. Si tratta di organizzazioni che hanno buone competenze al loro interno e possono contare su fornitori di fiducia, ma non appaiono particolarmente sensibili alle tematiche di flessibilità, scalabilità o resilienza che tradizionalmente supportano la migrazione al Cloud. Ci sono poi le “teoriche” che ben hanno compreso il valore del Cloud per la loro realtà, ma che non appaiono in grado di indirizzarne gli aspetti più operativi. Il Cloud è un obiettivo strategico (Cloud as a goal) ma si scontra con difficoltà relative agli aspetti di sicurezza, architetturali e di migrazione, e a possibili situazioni di lock-in tecnologico. Infine, le “avanzate” riconoscono il ruolo chiave del Cloud e, a differenza delle “teoriche”, riescono a indirizzarlo combinando in modo efficace approccio strategico e operativo, pur in presenza di aree di miglioramento.
“Il Cloud Computing è una componente strategica imprescindibile della Digital Transformation e per questo occupa una posizione di assoluto rilievo nella scacchiera tecnologica di aziende ed enti”, ha sottolineato Claudio Abad, CEO di Deda Cloud. “Tuttavia, come messo in evidenza anche dalla nostra indagine, la propensione e l’approccio verso il Cloud sono ancora eterogenei e questo rischia di rallentare il processo di profonda trasformazione attualmente in corso, accelerato anche dal PNRR che proprio nel Cloud Computing individua lo strumento con cui concretizzare al meglio la sfida in atto. Il nostro compito, in questo momento, deve essere quello di far comprendere al mondo dell’industria, dei servizi e della Pubblica Amministrazione che il Cloud rappresenta non solo una soluzione sicura ma soprattutto un elemento abilitante e necessario per portare a termine il processo di digitalizzazione, cogliendo tutte le opportunità che questa porta con sé. Dobbiamo accompagnare aziende ed enti in un percorso virtuoso che possa rafforzare la loro competitività, ridisegnando modelli e processi”.
Il Cloud è infatti garanzia di velocità, scalabilità e flessibilità, ed è proprio questo che ne fa l’elemento centrale da cui passa la messa a terra del PNRR, con le sue sei missioni strettamente concatenate alla digitalizzazione. In questo senso, il Cloud Computing va oltre il suo ruolo puramente tecnologico e si fa scopo: si fa fonte di certezza per il processo di trasformazione digitale.
Ma quali sono le ragioni che spingono le aziende ad adottare il Cloud? Ben il 67,1% lo utilizza – ad oggi e in previsione – per abilitare la propria Digital Transformation e quindi riconosce la sua importanza cruciale ai fini dello sviluppo aziendale. Il 20% mostra un interesse “meno caldo”, ovvero ne vede l’importanza ma considera questa tecnologia a livello di altre. Una quota assolutamente minoritaria (4,3%) utilizza invece il Cloud Computing con un approccio profondamente tattico e per nulla legato alla trasformazione digitale, mentre l’8,6% delle realtà intervistate – sei organizzazioni equamente distribuite tra Industria, Servizi e PAL – non utilizza il Cloud ed è quindi out of target.
Analizzando la propensione per settore, gli enti della Pubblica Amministrazione Locale mostrano un atteggiamento meno aperto. Solo il 50% delle organizzazioni intervistate (dato inferiore alla media complessiva del campione, che è pari al 67,1%) ne comprende pienamente il ruolo strategico e il 37,5% gli enti (contro il 20% complessivo) ritiene che il suo valore sia pari a quello di altre tecnologie. Il 12,5% delle organizzazioni, infine, non utilizza i servizi Cloud. Al contrario – e non stupisce dato il core business fortemente tecnologico – gli operatori IT sono i principali “estimatori” del Cloud Computing e, nell’85% dei casi, riconoscono nel suo utilizzo un fattore chiave per il processo di trasformazione digitale delle aziende, per l’evoluzione dei business model e della loro offerta.
Anche l’approccio operativo di migrazione varia considerevolmente e, in certi casi, può essere il risultato dell’integrazione di diverse metodologie. L’80,9% delle realtà che ritengono il Cloud strategico segue il modello Step by Step, secondo cui l’utilizzo di servizi Cloud infrastrutturali o applicativi è soggetto ai risultati di una valutazione che viene fatta gradualmente. Questo approccio si può sposare anche con altri modelli, come quello Cloud First (51,1% delle risposte), per cui, quando le componenti applicative o infrastrutturali possono essere gestite in Cloud, questa opzione è sempre preferibile all’on premise. L’approccio Journey to Cloud è invece – con il 10,6% delle risposte – il meno ricorrente, perché sicuramente più impegnativo. Quest’ultimo prevede infatti non solo che tutte le nuove applicazioni vengano gestite in Cloud e che quelle legacy vengano sostituite o modernizzate ma anche che i Data Center vengano spenti per un passaggio al Public Cloud o vengano utilizzati per creare ambienti di Private Cloud che si integrano a quelli pubblici.
Nello specifico, guardando al settore di appartenenza, le realtà industriali sono le più propense a un approccio graduale di migrazione al Cloud Computing in quanto le dotazioni infrastrutturali e applicative di molte realtà del settore sono particolarmente articolate e complesse e rendono difficile l’adozione di modelli di migrazione differenti. Anche i fornitori di servizi mostrano di preferire un approccio Step by Step, seppure, in certi casi, fortemente orientato al Cloud in un’ottica di Journey to Cloud. Gli enti della Pubblica Amministrazione Locale, complici le iniziative governative, hanno citato con una frequenza superiore alla media complessiva gli approcci Cloud First e Journey to Cloud e sono, quindi, consapevoli dell’esigenza di abbandonare le tradizionali logiche di gestione IT on premise. Il segmento degli operatori IT, infine, presenta un buon numero di realtà che preferiscono adottare un approccio Journey to Cloud confermando un atteggiamento di forte convinzione.
Lo studio considera inoltre quali siano gli stimoli e i freni alla migrazione verso la “nuvola”. Secondo le organizzazioni che riconoscono al Cloud Computing un ruolo strategico o comunque funzionale alla Digital Transformation, il principale driver all’adozione di servizi on demand è rappresentato dall’opportunità di incrementare la resilienza delle proprie dotazioni IT e di supportare la continuità delle operation (83,6% delle risposte). Seguono la ricerca di flessibilità e scalabilità (57,4%), la possibilità di ridurre l’obsolescenza tecnologica (54,1%) e l’esigenza di gestire al meglio gli aspetti di sicurezza (52,5%).
A frenare, invece, l’adozione di servizi as a Service di Cloud Computing sono principalmente tre fattori:
- dati e sicurezza: a testimonianza del ruolo cruciale della sicurezza nella realizzazione di progetti di Cloud Transformation, il 47,8% delle organizzazioni teme che i dati in Cloud non possano essere recuperati rapidamente e in tempo reale e il 39,1% nutre ancora dubbi circa il livello di protezione dei dati collocati in Cloud;
- presenza di Datacenter di proprietà: il 47,8% del panel dispone di infrastrutture di proprietà che rendono poco conveniente l’adozione di servizi Cloud;
- riduzione costi non provata: per il 43,5% del panel, e soprattutto per le realtà che hanno effettuato importanti investimenti IT in passato, il Cloud non rappresenta una tecnologia che permette di ottenere una riduzione significativa di costi nel breve periodo.
Preoccupa, infine, la mancanza di skill interne (17,4% delle risposte) per gestire le architetture Cloud una volta a regime.
Relativamente all’uso attuale e previsto del Cloud Computing, il panel appare maggiormente sbilanciato sull’adozione di servizi IaaS, il cui attuale utilizzo suggerisce una forte attenzione ai dati, in termini di conservazione/archiviazione e di Business Continuity, più che di Disaster e Data Recovery. I servizi di Backup e di Storage as a Service sono stati infatti indicati dal 43,8% del campione mentre la percentuale di adozione di servizi di Disaster e Data Recovery risulta pari al 34,4%. È ampia anche l’adozione di servizi IaaS per l’utilizzo di capacità computazionale in ambienti di test e sviluppo (42,2%) e, in misura inferiore, di produzione (35,9%). I servizi SaaS giocano invece un ruolo ancillare, ma è prevista una crescita, in particolare a supporto di applicativi strategici come gli ERP e di soluzioni per l’analisi dati.
Infine, per il 2022 il 53,3% del panel prevede un incremento della spesa IT.