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    Speciale Sicurezza

    Contro i Ransomware serve una sicurezza a più livelli

    By Redazione BitMAT20 Gennaio 20216 Mins Read
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    Da Chris Goettl, Director of Product Management for Security Products di Ivanti, alcune indicazioni per difendersi dagli attacchi Ransomware

    ransomware

    Negli ultimi 18 mesi il focus sulla sicurezza informatica e sui Ransomware è cresciuto esponenzialmente nelle aziende, a fronte di attacchi informatici mirati e caratterizzati da una maggiore velocità di trasmissione rispetto al passato.

    Secondo Chris Goettl, Director of Product Management for Security Products di Ivanti, cyber-criminali operano con attacchi su misura che possono causare danni particolarmente elevati, avendo incrementato il riscatto economico per evitare di diffondere esternamente i dati rubati a un’azienda, e incrementando il valore del riscatto medio pagato dalle vittime.

    Tutti sanno che, quando si è soggetti a un attacco informatico, il pagamento del riscatto non è la risposta migliore da intraprendere. Gli stessi enti National Cyber Security Centre (NCSC) nel Regno Unito e l’FBI negli Stati Uniti, scoraggiano le imprese dall’adottare questo approccio. In aggiunta, considerando che non c’è nessuna garanzia che i dati vengano rilasciati, piegarsi agli hacker, porterebbe l’azienda a esporsi ulteriormente in futuro.

    Il Ransomware sta vincendo?

    L’evoluzione del Ransomware e la nuova attenzione riservata a questa modalità di attacco da parte degli enti governativi, porta molti a chiedersi se gli hacker stiano avendo la meglio. La recente impennata degli attacchi potrebbe facilmente trarre in inganno molte persone.

    Con i nuovi periodi di inattività al lavoro, con la didattica a distanza e soprattutto con l’emergenza sanitaria in corso, è fondamentale che le organizzazioni comprendano come difendersi da un attacco sofisticato che può essere suddiviso in tre fasi.

    Fase 1: contaminazione

    Quando i cyber-criminali conducono un attacco Ransomware, devono come prima cosa accedere alla rete di un’organizzazione. Spesso gli hacker entrano in un ambiente attraverso i nuovi canali social, come ad esempio il phishing che ad oggi, con i dipendenti che lavorano a distanza, costituisce un problema sempre più grande.

    Tuttavia, gli hacker fanno leva anche sulle vulnerabilità del software di un’azienda, sulle credenziali o attraverso le criticità fornite dai desktop remoti. La fase di contaminazione è particolarmente delicata, perché è in seguito a questa che i cyber-criminali cominceranno a localizzare dati sensibili e sistemi vitali da sfruttare e tenere in ostaggio.

    Al fine di prevenire le contaminazioni, la cosa migliore che un’organizzazione può fare è garantire il rispetto delle policy di base in materia di sicurezza informatica. È a questo punto che entrano in gioco la gestione continua delle vulnerabilità e l’aggiornamento puntuale delle patch, per impedire agli aggressori di accedere alla rete attraverso una vulnerabilità nota.

    La formazione costante ai temi di sicurezza informatica è la chiave per garantire che i dipendenti neghino l’accesso all’hacker, servendosi di un’e-mail sospetta o un link per il download.

    Sul fronte dell’IT e della sicurezza, i team devono monitorare attentamente le varie applicazioni, mantenere la gestione dei privilegi di accesso e implementare l’autenticazione a due fattori per impedire l’intrusione di criminali informatici.

    Fase 2: estrazione

    Se un attore malevolo riesce a oltrepassare le difese esterne di un’organizzazione, il suo prossimo passo consisterà nel raccogliere ed estrarre i preziosi dati scoperti. Al fine di aggirare gli strumenti di monitoraggio, l’hacker fa leva su account e strumenti di fiducia degli utenti.

    Sulla base delle difese del primo stadio, le aziende dovrebbero cercare di implementare una soluzione di Endpoint Detection and Response. Se eseguita in modo efficace, l’EDR consentirebbe ai professionisti della sicurezza informatica di monitorare continuamente le vulnerabilità e le minacce attive su tutti gli endpoint presenti nell’ambiente circostante.

    Un’ulteriore strategia in rapida crescita è l’adozione di un approccio Zero Trust, in base al quale nessun utente o dispositivo è considerato affidabile e deve essere costantemente autorizzato prima di poter accedere ad una rete, impedendo così ai cyber-criminali di sfruttare gli account privilegiati.

    L’EDR ha il compito di individuare gli attori della minaccia, ma può essere contrastato da un astuto avversario che ha compromesso precedentemente le credenziali ed è in grado di muoversi come un utente di cui ci si fida e con strumenti che ci si aspetta.

    Mentre gli hacker si spostano continuamente, Zero Trust Access Control costringe l’hacker a dover intraprendere dei passaggi che consentono ai difensori di individuare meglio le attività dannose. Insieme, ZTA ed EDR rappresentano una combinazione sicura, poiché il primo approccio aumenta la possibilità al secondo di rilevare le attività dannose.

    Fase 3: cifratura

    L’ultima fase è la cifratura, nella quale l’attacco diventa evidente agli occhi dell’organizzazione ed è l’oggetto di scambio del Ransomware. Una volta avviato questo stadio, può essere difficile fermare l’attacco. L’unica azione che si può intraprendere richiede l’arresto della rete e del sistema, per questo motivo i backup sono essenziali.

    Escludendo l’eventualità di ricorrere al pagamento del riscatto, il backup e il ripristino dei dati sono indispensabili per mitigare l’impatto di un attacco ransomware. Se le aziende riescono a rilevare la crittografia, isolarla rapidamente e ricorrere ai dati di backup, dovrebbero riuscire a ridurre al minimo l’impatto dell’attacco.

    Sono disponibili nuove soluzioni che consentono di osservare gli schemi di attacco, come fa l’EDR, rispetto all’analisi dei dati stessi. Non serve individuare uno schema se i file vengono monitorati con puntualità e, in questo caso, una barriera per le attività di encription può essere l’unico elemento che consente alle aziende di comprendere se sono sotto attacco.

    È ancora presto, ma ci sono alcune soluzioni in arrivo sul mercato che si concentrano su questo approccio da “ultima linea di difesa”, per isolare i dati molto più velocemente e ridurre la quantità di ripristino dati necessaria per tornare operativi.

    Anche se apparentemente il Ransomware sembra avere meglio, sono molte le azioni che possono essere intraprese per fermare i rischi. Adottando un approccio di difesa specifico, che include la gestione completa delle patch, la formazione dei dipendenti, la gestione dei privilegi di accesso e la gestione continua delle vulnerabilità, un attacco non dovrebbe essere in grado di oltrepassare le difese esterne di un’azienda.

    Tuttavia, sappiamo che è ancora una possibilità, ed è per questo che è fondamentale per le aziende assicurarsi di contrastare gli hacker in ogni fase del Ransomware di nuova generazione. Di certo, se le imprese adottano strategie di sicurezza più efficaci, saranno in grado di contrastare questa minaccia in continua evoluzione.

     

    Chris Goettl Ivanti ransomware
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    Redazione BitMAT
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