Ogni nostra azione quotidiana, anche a livello aziendale, si riflette sull’ambiente circostante, creando un impatto, alcune volte minimo, in altri casi enorme, anche se spesso non prestiamo (la giusta) attenzione. Questo impatto è l’impronta ecologica aziendale.
L’impronta ecologica è un indice statistico che confronta il consumo umano di risorse naturali, di una certa porzione di territorio, con la capacità della Terra di rigenerarle, stimando l’area biologicamente produttiva necessaria a rigenerare le risorse consumate e ad assorbirne i rifiuti.
Yousign evidenzia i gravi impatti che l’impronta ecologica aziendale, che sia di un freelance o di una grande impresa, ha sul nostro Pianeta.
“Come nella vita di tutti i giorni, anche in ambito lavorativo la nostra impronta ecologica è presente, anche troppo”, commenta Fabian Stanciu, Country Manager per l’Italia di Yousign. “Molte volte nemmeno ci domandiamo quale peso possa avere la nostra attività lavorativa di tipo amministrativo sul consumo di risorse naturali. Pensiamo possa essere esiguo, e in alcuni casi potrebbe anche esserlo, ma se pensiamo alle nostre azioni quotidiane mentre siamo in ufficio e le sommiamo a quelle dei nostri colleghi, scopriamo che l’impatto che generiamo l’impronta ecologica aziendale è tutt’altro che trascurabile. Senza considerare che tutto questo si ripercuote sull’impresa stessa dal punto di vista economico ma anche d’immagine. Le ultime ricerche, infatti, sottolineano che il 60% dei consumatori è attratto dalle imprese eco-responsabili e il 50% si è detto pronto a boicottare un’impresa con un’impronta ecologica elevata”.
Come fare, quindi, a capire quanto il nostro lavoro o quello della nostra impresa può impattare sull’ambiente e come poter rimediare?
Da questa esigenza nasce il simulatore di impronta ecologica aziendale (ed economica) di Yousign, azienda che opera a livello europeo nel settore della firma elettronica e che punta a digitalizzare su cloud 15 milioni di documenti in Italia entro il 2023.
Dalle stime effettuate da Yousign emerge un quadro preoccupante già a partire dall’analisi di una micro impresa, per diventare devastante se associato a grandi aziende. E nemmeno i freelance possono dormire sonni tranquilli:
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L’impronta ecologica aziendale annuale di freelance, professionisti e lavoratori autonomi, così come quello delle micro-imprese (fino a 10 dipendenti) può arrivare a equivalere a 10 alberi e 165.000 litri d’acqua, che corrispondono a 18. 333 casse d’acqua. Con i giusti accorgimenti si può più eco-sostenibili e al contempo arrivare a risparmiare dai 3.750 ai 18. 750 euro.
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Per una piccola impresa, che non superi quindi i 50 addetti, il conto sale a 27 alberi e a 465.000 litri d’acqua. Anche Il risparmio però può crescere. E in questo caso può arrivare fino a 90.000 euro.
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La media impresa che conta 100-200 dipendenti vede salire vertiginosamente l’impronta ecologica aziendale fino a 277 alberi e 4 .515. 000 (milioni!) di litri d’acqua. Di pari passo con il maggior impatto ambientale anche il risparmio per l’azienda, con un utilizzo oculato delle risorse, arriverebbe anche a 825.000 euro.
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Con un’impronta ecologica aziendale che ammonta a 166.677 alberi e oltre 28 milioni di litri d’acqua consumati chiudono la classifica le grandi imprese (fino a 1000 addetti). Il cui impatto sull’ambiente è davvero devastante. E questo senza considerare le industrie o le multinazionali che contano in alcuni casi decine se non centinaia di migliaia di dipendenti. Per le grandi imprese un uso più consapevole delle risorse potrebbe fruttare fino a quasi 8 milioni di euro di risparmio.
“Il nostro simulatore è un tool che per calcolare l’impronta ecologica aziendale si basa sull’impatto ambientale associato alla riduzione di impiego di carta attraverso l’analisi di tre fattori, il numero di documenti inviati per firma, quello di pagine per documento e infine il numero di destinatari per ogni documento”, spiega Fabian Stanciu, Country Manager per l’Italia di Yousign. “E’ un modello che tiene conto del fatto che ogni destinatario di un documento lo stampi in media una volta e che la carta utilizzata contenga il 10% di materiale riciclato. Per determinare i valori finali questi dati poi vengono incrociati e rielaborati con le emissioni annue di CO2 di un frigorifero (classe A++), i litri d’acqua per riempire una vasca da bagno e il peso dei rifiuti solidi in un bidone della spazzatura da circa 75 litri”.