Il Fintech, anche in Italia, ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. Ma ora, la sfida più grande è il passaggio da finanza alternativa a embedded finance – ovvero integrata nei sistemi delle istituzioni finanziarie e delle grandi corporate. È questo, in estrema sintesi, l’obiettivo delle Fintech europee, secondo il sondaggio che ha realizzato LendIt a ridosso della sua annuale conferenza “Lending Innovation Summit” che per quest’anno si è svolta interamente online.
Dietro l’angolo le sfide aperte e le sorprese saranno molte, nel post Covid ancora tutto da disegnare. Secondo McKinsey & Company, il 2020 ha visto le economie europee contrarsi dell’11% in media, e le stime più aggiornate mostrano che non si tornerà ai livelli pre-Covid fino al 2023. In questo contesto, la finanza tradizionale è stata costretta a un mutamento repentino di prospettiva: non che non si sapesse che la digitalizzazione fosse già il suo futuro prossimo, dal momento che era già in crescita da anni la domanda di servizi più smart da parte di Millennial e Gen Z, che pian piano sostituiscono i loro ascendenti tra i clienti delle banche. Ma il distanziamento sociale, lo abbiamo ripetuto alla nausea, ha reso questo cambiamento secolare un’emergenza. Sempre più banche tradizionali interagiscono profondamente con le Fintech, che si trasformano in nuove entità esse stesse. I first mover di questa evoluzione – che oggi sono challenger bank colossali da un lato e banche tradizionali innovative dall’altro – hanno un chiaro vantaggio.
Nel prossimo futuro a influenzare gli scenari della collaborazione, sempre più intensa, ci saranno due fattori principalmente. Prima di tutto, le dimensioni medie delle Fintech che aumentano – e con esse svanisce la capacità della start-up di attuare processi di fail fast – e in parallelo, la necessità delle banche tradizionali di abbandonare le tecnologie di legacy per diventare più agili. Un versante va sempre più verso l’altro, fino alla fusione. La banca che ci aspetta sarà sempre più tecnologica e digitale. Restano di estremo interesse concetti quali open banking, digital lending, API (Application Programming Interface) e PaaS (Platform as a Service).
Natività digitale e intervento normativo: i vantaggi del Fintech
Nel frattempo, il bilancio del 2020 per la tecnologia finanziaria è complessivamente in attivo. Nell’anno del Covid il rallentamento generale dell’economia ha avuto un impatto, inevitabilmente, anche sugli investimenti in questo settore, che sono stati penalizzati dall’incertezza e dal rinvio di tutti i piani aziendali. Ma nonostante tutto ciò, le Fintech hanno capitalizzato sul loro vantaggio: quello di essere nativamente digitali e saper come orientare la loro offerta per soddisfare le mutate esigenze del mercato. Questo vantaggio è stato ulteriormente rafforzato nella situazione in cui i clienti hanno dovuto accedere e gestire le proprie finanze da remoto, opportunità che non sempre è così scontata quando ci si interfaccia con la finanza tradizionale. Inoltre, è in arrivo il Regolamento europeo sul crowdfunding che mette sotto lo stesso cappello lending ed equity e apre nuovi orizzonti su cui è possibile costruire.
Aiuti pubblici e Brexit
LendIt ha chiesto di fare il punto agli operatori del settore, con sede principalmente in Regno Unito (33%), Polonia (13%), Italia (11%), Germania (7%). Ne è emerso che il dato più dirompente è stato nel 2020 quello della mano pubblica sul mercato. Ci sono stati innanzitutto i piani di aiuto per l’economia ferita dal Covid: questi hanno avuto un impatto positivo poiché il lending ha potuto prestare all’economia reale con le garanzie dello Stato, risultando vincente in contrapposizione con le lungaggini burocratiche della maggior parte delle banche, che infatti sono presentate in ritardo all’appuntamento con le PMI. Inoltre, per alcune Fintech, le misure economiche anti-Covid sono state vitali, in quanto hanno stimolato un aumento vertiginoso dei prestiti alle imprese. Altre, invece, hanno riscontrato che nel complesso queste misure siano state insufficienti.
Un ulteriore elemento di cambiamento è la Brexit che, riscrivendo gli equilibri finanziari, ha sparigliato le carte sul tavolo del Fintech europeo. Ha probabilmente creato una forte domanda per soluzioni di hosting e di gestione dei dati da entrambi i lati della Manica, ma ha anche fortemente complicato il commercio transfrontaliero, senza contare che porta con sé sfide normative tutte ancora da valutare.
Chi tira la volata dell’innovazione nel Fintech…
Quanto alle imprese che si sono distinte, le Fintech stesse decretano sul podio Revolut, la challenger bank a più rapida crescita in Europa, che ha raccolto di più a una valutazione più alta. Ma ciò che la distingue davvero è il ritmo di lancio di nuovi prodotti, sia nel mercato del Regno Unito sia nelle vaste attività internazionali.
Al secondo posto, le Fintech nominano Starling Bank, altra challenger bank pronta a raggiungere lo status di unicorno con l’ultimo round di finanziamento: è l’unica neobank avviata da un ex banchiere esperto, e sembrerebbe che il suo particolare approccio di gestione attenta stia pagando, perché a fine 2020 ha già raggiunto il break-even.
Infine, spicca tra i leader del settore Klarna, il gigante svedese del buy-now-pay-later, pronto a un’ulteriore round monstre che porterà la valorizzazione tra i 25 e i 30 miliardi di sterline. La sua attività negli Stati Uniti aggiunge un milione di nuovi clienti al mese ai 90 milioni che già contano in tutto il mondo.
… e tra le banche europee
Ci sono anche banche tradizionali che hanno sposato l’innovazione: secondo lo sguardo delle Fintech, in primis c’è Bbva, leader della trasformazione digitale negli ultimi dieci anni. Ha lanciato il suo polo innovazione nel 2010 per interagire più facilmente con l’ecosistema Fintech ed è stata una delle prime banche a investire in società Fintech con il suo braccio di Venture Capital, Propel Venture Partners. Anche Mastercard viene vista come un innovatore: Mastercard Fintech Express è stata lanciata in Europa nel 2020 per aiutare le start-up Fintech a sfruttare l’ampia rete di partnership del Gruppo. Quando Goldman Sachs ha lanciato il suo brand Marcus nell’estate del 2018, infine, molti si sono chiesti se avrebbe avuto successo. I tassi di risparmio aggressivi hanno indotto da allora 500.000 clienti a depositare 21 miliardi di sterline. Ciò che è più impressionante, tuttavia, è la volontà di reinventarsi da banca di investimento solida a banca digitale innovativa che offre prodotti all’avanguardia.
Nel complesso, dunque, le prospettive sono ottimistiche. Il Fintech continua a sviluppare piani di crescita geografica e nuovi prodotti e servizi, anche se trova maggiori difficoltà contingenti nel raccogliere i fondi necessari per facilitare questi piani di crescita. Difficoltà che saranno presto superate dalla necessità, anche delle banche, di spingere sull’acceleratore della digitalizzazione. La messa a terra è davvero vicina e cambierà la finanza per come la conosciamo.
A cura di Giuseppe Donvito, Partner di P101 SGR