Di Rob Davey – Senior Director, CompuMark, un brand di Clarivate Analytics
Il ruolo che Uber sta avendo nel ridefinire il modo in cui si utilizza il trasporto pubblico è innegabile. La società americana di car sharing ha reso più facile, più economico e più veloce andare dal punto A al punto B, senza la necessità di prenotare anticipatamente il mezzo o pagare in contanti.
Dal momento che il suo nome ha raggiunto una fama a livello mondiale, pare che Uber stia cercando di proteggere il suo marchio quanto più possibile, e ciò significa perseguire anche i casi più insospettabili.
Nel mese di febbraio la società ha accusato di violazione del marchio la Seoul National University in Sud Corea a causa di un’auto con pilota automatico che è stata sviluppata dal Centro di Ricerca IT per i Veicoli Intelligenti dell’Università. L’automobile è stata soprannominata ‘SNUver’, una combinazione delle iniziali dell’Università e della parola ‘driver’, ma alcuni mezzi d’informazione coreani hanno riportato erroneamente il nome come ‘SNUber’.
Uber ha prontamente inviato una lettera di diffida alla Seoul National University riguardo il nome ‘SNUber’. L’Università ha replicato affermando che il nome ‘SNUber’ infatti è stato riportato erroneamente e che non era di fatto correntemente in uso, ma Uber ha inviato successivamente una seconda lettera ufficiale accusando comunque l’Università di violazione del copyright per il nome ufficiale “SNUver”. Seo Seung-woo, direttore del Centro di Ricerca IT per i Veicoli Intelligenti dell’Università, ha denunciato il caso come “la prepotente azione di una grande multinazionale.”
“Uber ha inviato un’email certificata rivendicando che la somiglianza tra il suo nome ‘Uber’ e il nome ‘SNUver’ sviluppato dal team di ricerca rappresentasse una violazione del copyright,” ha affermato Seo. “Alcune persone stanno usando il termine ‘SNUber’, ma non si tratta del termine ufficiale.”
Quello che è particolarmente interessante è l’impatto che l’imprecisione sul nome ‘SNUver’ ha avuto sul caso. Se non fosse stato riportato il termine ‘SNUber’, il caso non sarebbe mai esistito. Tuttavia, il fatto che la stampa abbia confuso i due nomi, potrebbe rappresentare un elemento sufficiente per dimostrare che esiste la concreta possibilità di creare una confusione generale e, di conseguenza, una violazione del copyright.
Un altro aspetto degno di nota è il modo in cui il nome SNU viene pronunciato in Corea e come questo possa aver influito sul caso. I Coreani pronuncerebbero il nome ‘su nu beo’ (non esiste un modo preciso di pronunciare la lettera ‘V’ in coreano), al riguardo Uber ha dichiarato che questa pronuncia risulta molto simile al suono di ‘Uber’. La Seoul National University, d’altra parte, ha fortemente contrastato questa argomentazione, affermando che il nome coreano in realtà viene pronunciato in maniera molto differente nella lingua madre.
Compumark, azienda specializzata nella ricerca e nella protezione del marchio, prende in esame le maggiori problematiche e le sfide che incidono sul settore della ricerca dei marchi e dimostra l’importanza che riveste la corretta ricerca di similitudine quando si registra un marchio, per evitare di incorrere in potenziali azioni legali, proprio come è accaduto nel caso di Uber e della Seoul National University.
Per ora Seo ha chiarito che lui e la sua squadra continueranno ad utilizzare il nome SNUver nonostante le proteste di Uber, ma resta da vedere quanto seriamente sarà trattato questo caso.