Che siate a cena, in una riunione di lavoro, o in vacanza, difficilmente scamperete all’assalto dei call center che vi perseguitano per offrirvi l’ultima promozione speciale, che ultima sarà solo fino a quella successiva. Anche se un tempo la telefonata che ci informava periodicamente sulle offerte più convenienti era tutto sommato gradita, negli ultimi anni il telemarketing é diventato sempre più aggressivo, mettendo a dura prova anche la pazienza dei più educati.
Neanche l’iscrizione al Registro delle Opposizioni per non ricevere più telefonate commerciali si é rivelato uno strumento efficace, perché tutela solo i numeri presenti negli elenchi pubblici, mentre quelli maggiormente presi di mira dai call center sono invece i cellulari, ai quali pervengono le chiamate più fastidiose.
Per difendersi dal marketing selvaggio, negli USA sono stati messi in commercio dei software fatti apposta per stufare i call center, che alle chiamate provenienti da numeri “sospetti”, rispondono automaticamente intrattenendo i telefonisti con domande preregistrate del tipo “come ha fatto ad avere il mio numero?”, “mi può spiegare meglio?”, o “può ripetere per favore?”
Che le dimensioni del problema siano enormi, lo dimostra il database di oltre 12 milioni di persone scoperto dal Garante della Privacy, che un’azienda aveva formato mediante un sistema di “pesca a strascico” che scandagliava ogni angolo di internet per trovare numeri di telefono fissi e cellulari, naturalmente senza alcun consenso dei diretti interessati.
Anche se l’Authority sta valutando pesanti provvedimenti per sanzionare le violazioni del Codice della Privacy commesse da quella società, non é che l’ennesimo caso di utilizzo massivo di dati personali raccolti illecitamente per bersagliare i cittadini di telefonate, spesso più volte nell’arco di pochi giorni per proporre la stesa offerta.
Poiché questo telemarketing somiglia ormai ad una sorta di stalking su commissione, e le stime attestano che solo il 3% delle telefonate producono clienti, (ormai perlopiù anziani indifesi), i call center affiliati ad Assocontact hanno stilato un proprio codice etico che dovrà essere ratificato alla prossima assemblea dell’associazione. Staremo a vedere se arriverà un po’ di sollievo per gli abbonati, nel frattempo si salvi chi può.
Articolo a cura di Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy