A cura di Marco Comastri, General Manager EMEA di CA Technologies
Software che “impara a imparare”
Al giorno d’oggi, i cambiamenti si susseguono a un ritmo esponenziale — sospinti principalmente da nuove tecnologie quali automazione e intelligenza artificiale. A questo proposito vorrei sottolineare come la vera sfida dell’innovazione nell’ambito dell’automazione e dell’intelligenza artificiale si giochi soprattutto a livello del software che governa impianti produttivi, sistemi di fatturazione, customer relationship, assistenza al cliente e customer experience.
Persino lo sviluppo del software stesso è ormai sempre più automatizzato, con un conseguente risparmio di risorse e benefici significativi in termini di qualità del codice e delle applicazioni prodotte. L’automazione nel campo del software si è inoltre arricchita di “intelligenza” e nei prossimi anni sarà sempre più frequente l’utilizzo di soluzioni software in grado di gestire lo sviluppo del codice al fianco e, in alcuni casi, al posto degli esseri umani.
Il software che “impara a imparare” realizzerà l’utopia del self-writing software, ovvero del software che si scrive da solo attraverso un meccanismo di autoapprendimento.
Le opportunità introdotte dall’automazione
Le opportunità abilitate da automazione e intelligenza artificiale sono infinite, ma al tempo stesso fonte di forte preoccupazione. Prendiamo ad esempio quanto accaduto presso il laboratorio di ricerca di Facebook, dove scienziati e ingegneri hanno dovuto bloccare un esperimento che vedeva coinvolti due programmi di intelligenza artificiale, dopo aver scoperto che i due robot avevano iniziato a interagire parlando una lingua sconosciuta agli uomini e comprensibile solo a loro.
L’idea che due macchine possano trovare un modo di comunicare autonomo ha accresciuto i timori che già da tempo attanagliano chi prevede un futuro nel quale le intelligenze artificiali possano diventare così potenti da rendersi completamente indipendenti dagli esseri umani. Di certo questo episodio ha alimentato una questione tutt’altro che risolta: l’Intelligenza Artificiale rappresenta una risorsa o un pericolo per l’umanità? La domanda non è nuova, ma la risposta è ancora controversa.
In molti, le parole ‘automazione’ e ‘intelligenza artificiale’ suscitano timori come la disoccupazione di massa, l’aumento delle disuguaglianze e l’avvento di un mondo dove gli esseri umani verranno sempre più sostituiti dai robot. È indubbio che l’automazione e l’intelligenza artificiale diano vita a nuove opportunità, ma creino al tempo stesso grandi sfide. Un po’ com’è stato per le rivoluzioni industriali che l’hanno preceduta, anche la cosiddetta quarta rivoluzione industriale racchiude in sé grandi potenzialità, ma occorre prendere subito le decisioni giuste, in ambito imprenditoriale e politico, e adottare un nuovo approccio alla formazione e al lavoro.
Lavori automatizzati all’orizzonte
Le previsioni sull’impatto nel mondo del lavoro non possono essere ignorate. Secondo alcuni studi, in futuro una percentuale di posti di lavoro compresa tra il 9 e il 50 per cento potrebbe essere automatizzata. Vorrei però sottolineare che l’estrema variabilità di questa stima la rende non solo poco significativa rispetto a un orientamento generale, ma ha anche il difetto di non definire il quadro complessivo. Bisogna infatti considerare che già oggi quasi tutti gli incarichi lavorativi prevedono alcune mansioni automatizzabili con le tecnologie esistenti: McKinsey stima che il 30% delle attività svolte oggi nell’ambito del 60% delle occupazioni può essere automatizzato.
È altrettanto vero che sono davvero poche le occupazioni destinate a scomparire del tutto nel breve termine. Secondo alcune analisi, solo il 5% del totale dei lavori odierni potrebbe essere sostituito dalle tecnologie attualmente in uso.
Non dimentichiamo, poi, che l’automazione arriverà a ondate; in un’analisi di PWC su oltre 200.000 posti di lavoro in 29 Paesi, si stima che la prima ondata di automazione – prevista per i primi anni del prossimo decennio – interesserà il 3% dei posti di lavoro, mentre la seconda e la terza – contraddistinte da un’adozione più matura – porteranno ad una automazione del 30% dei posti di lavoro entro la metà del 2030.
Nuovi modelli lavorativi
È quindi indispensabile giocare d’anticipo e prepararsi ad affrontare il cambiamento, in un futuro che dovrà necessariamente essere più collaborativo.
Il cambiamento più grande dell’età dell’automazione sarà, infatti, rappresentato da nuovi modelli lavorativi fondati sulla collaborazione tra uomo e macchina, sul mix di hard e soft skill, e sulla commistione tra risorse con competenze tecnico-scientifiche e artistico-umanistiche.
Man mano che un crescente numero di robot eseguirà i lavori di routine, le persone potranno assumere nuovi incarichi che nasceranno all’interno di discipline quali l’ingegneria robotica, il data analytics, la cybersecurity, l’Internet delle Cose, oltre a mansioni che richiedono qualità uniche del genere umano quali creatività, iniziativa, leadership e lavoro di squadra per generare innovazione e favorire il progresso dell’umanità.
Tutto ciò che oggi è vulnerabile in azienda – in termini di dati e continuità operativa – lo sarà ancora di più domani. L’intelligenza artificiale offrirà grandi vantaggi, ma, al tempo stesso costringerà le aziende a fronteggiare nuove minacce; sarà quindi indispensabile combattere alcuni rischi connessi all’intelligenza artificiale facendo ricorso all’intelligenza artificiale stessa. Anche in questo caso sarà responsabilità e compito dell’uomo rendere possibile tutto questo.
Coniugare skill umanistiche e scientifiche
Le nuove sfide richiederanno alle aziende la capacità di coniugare skill umanistiche e scientifiche all’interno di nuovi team di lavoro multidisciplinari, formati da risorse con profili e background diversi: l’esperto in sicurezza informatica dovrà lavorare con colleghi psicologi, antropologi e laureati in economia. Si tratta di un’importante novità rispetto al passato. Questa commistione, che si può riassumere con l’acronimo STEAM (Science, Technology, Engineering, Arts & Mathematics), può rappresentare una grande opportunità per i giovani.
È indubbio che, in un mondo del lavoro sempre più condizionato dall’automazione e dall’utilizzo dei robot, una delle priorità sarà quella di promuovere soluzioni di collaborazione costruttiva fra uomini e macchine. Per questo motivo, i robot in molti ambiti stanno per essere sostituiti dai “cobot” – contrazione di “collaborative robot” – ovvero robot che collaborano con l’uomo in qualità di “assistenti” nell’ambito di una attività o processo oppure di “guida”, progettati per agire secondo istruzioni umane o per reagire a comportamenti e azioni umane.
I cobot possono rappresentare un preziosissimo aiuto per i lavoratori, imparando da questi ultimi a eseguire le attività in modo più rapido, efficiente e accurato. Non si tratta più di macchine capaci di compiere movimenti ripetitivi, ma di macchine in grado di “imparare”, “pensare” e “agire” accanto all’uomo nel vero senso della parola.
La sfida per le aziende sarà quella di adeguare l’organizzazione, i processi, i modelli operativi e la gestione delle risorse – umane e non – per riuscire a cogliere le opportunità generate dalla cobotica. CA Technologies ha avviato recentemente in Finlandia una collaborazione su un progetto di “cobotica” – robotica collaborativa – con la TUT (Tampere University of Technology) e Tieto per esplorare come rendere più sicuri ed efficaci possibili i flussi di lavoro tra uomo e robot.
Upskilling per il futuro del lavoro
Tutti questi sviluppi testimoniano che le competenze umane continueranno a svolgere un ruolo cruciale nei moderni luoghi di lavoro. Tuttavia, per metterne a frutto il potenziale, è indispensabile un’azione congiunta da parte dei leader aziendali e politici al fine di garantire che i lavoratori, attuali e futuri, acquisiscano le skill, le conoscenze e le capacità adatte a rispondere alle sfide del futuro.
In particolare, occorre dedicare maggiore attenzione ai programmi di upskilling e reskilling, tema che ha assunto un ruolo di primo piano nell’edizione 2018 del World Economic Forum di Davos, che si è conclusa con il varo di una nuova iniziativa denominata “IT Industry Skills Initiative”.
Costruito attorno a una piattaforma gratuita online, chiamata SkillSET, il progetto ha lo scopo di rendere accessibili risorse e opportunità formative a un milione di persone entro il 2021.
CA Technologies, insieme ad altri leader del settore, è uno dei membri fondatori che hanno dato vita all’iniziativa, che comprende strumenti formativi rivolti ai soggetti i cui ruoli potrebbero essere trasformati dalla tecnologia, e gli argomenti spaziano da introduzioni generiche sull’alfabetizzazione digitale fino a temi più avanzati, come Big Data, Cyber Security, cloud, etc..
Risorse innovative come queste rappresentano un primo piccolo passo per permettere alla popolazione in tutto il mondo di cogliere le opportunità che questa nuova era offre – ma c’è ancora molto da fare. Dai progetti di cobotica alle iniziative di upskilling e alle attività che contribuiscono a ispirare la prossima generazione di innovatori e leader digitali, è fondamentale intensificare i legami tra i governi e l’industria per accelerare il ritmo del progresso.
Il futuro del lavoro è nelle nostre mani e l’intelligenza artificiale è solo l’ultimo anello di una lunga catena di straordinari sviluppi concepiti e realizzati dall’uomo. Solo prendendo ora le decisioni giuste in ambito politico e imprenditoriale riusciremo a estendere a tutti gli interessati i potenziali benefici di questa nuova ondata di innovazione.