L’intelligenza artificiale è uno dei grandi temi del dibattito contemporaneo, sia tra gli esperti di settore che tra la gente comune, e sta iniziando a influenzare moltissime attività umane quotidiane. I sistemi basati sull’IA entrano infatti nelle nostre case con gli elettrodomestici smart, cambiano il modo in cui navighiamo in rete, ci aiutano a fare […]

Intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale è uno dei grandi temi del dibattito contemporaneo, sia tra gli esperti di settore che tra la gente comune, e sta iniziando a influenzare moltissime attività umane quotidiane. I sistemi basati sull’IA entrano infatti nelle nostre case con gli elettrodomestici smart, cambiano il modo in cui navighiamo in rete, ci aiutano a fare acquisti e a fare la spesa, e spesso determinano le nuove modalità di lavoro. Uno dei campi in cui questa tecnologia sta esprimendo le maggior potenzialità è quello dell’intrattenimento, e tra poche righe scopriremo come l’IA influenzerà il nostro modo di giocare negli anni a venire.

L’intelligenza artificiale è uno strumento potentissimo che potrà portare il mondo del gaming verso orizzonti inesplorati. Le domande che pone, però, sono tantissime, anche alla luce del fatto che è una tecnologia ancora in via di sviluppo e ben lungi da mostrare il suo picco di evoluzione.

Quello che al momento è certo è che l’IA si sta rivelando uno sfidante eccezionale per gli appassionati di gioco, soprattutto di titoli classici come la roulette, il Go, gli scacchi e il poker. Facciamo qualche esempio. Nel corso degli anni sono stati elaborati moltissimi sistemi matematici sulla roulette, anche se, è bene ribadirlo, non è possibile trovarne uno che dia la sicurezza della vittoria. Ma attenzione a non sottovalutare la potenza dell’intelligenza artificiale. Da qualche tempo sono infatti arrivati software capaci di raccogliere dati e fornire suggerimenti ai giocatori basati su algoritmi che analizzano lo “storico” di decine e decine di roulette.

Diverso, invece, il funzionamento dell’Intelligenza Artificiale creata dall’azienda inglese DeepMind (società sotto il controllo di Google) che era già balzata all’attenzione dei media nel 2016, anno in cui lanciò AlphaGo, ovvero il primo software capace di battere l’uomo nell’antichissimo e complicatissimo gioco del Go. Due anni dopo uscì una versione aggiornata denominata AlphaZero che, basandosi sulla semplice comprensione delle regole base dei giochi, riusciva a battere l’uomo a discipline come gli scacchi e lo shogi.

L’evoluzione più recente, invece, si chiama MuZero, programma che, a differenza dei suoi due illustri predecessori riesce a creare piani di gioco vincenti in ambienti completamente sconosciuti. In parole povere MuZero è capace di prepararsi una strategia senza neanche conoscere le regole del gioco. E non è capace di vincere soltanto nelle discipline classiche ma se la cava alla grandissima anche con videogiochi come Pac-Man.

Fin qui abbiamo visto l’intelligenza artificiale principalmente come avversario o sfidante dell’uomo. Ma in realtà l’IA può rivelarsi anche un formidabile alleato se parliamo di game playing e personalizzazione. I nuovi software basati sul machine learning sono capaci di creare ambienti di gioco estremamente immersivi e realistici sviluppando esperienze che rispondo al linguaggio naturale. In più consentono ai personaggi non giocanti di rispondere in maniera estremamente naturale e “credibile” alle azioni dei personaggi giocanti.

Un livello inimmaginabile di personalizzazione e adattabilità allo stile e alle abilità del giocatore che rende i videogiochi di ultima generazione basati sull’IA delle vere e proprie esperienze emozionali a tutto tondo. Esperienze che sono anche più “ecologiche”, dal momento che le nuove tecnologie vengono anche utilizzate per migliorare il comparto grafico, rendendo più facile e meno impegnativo il lavoro all’hardware di gioco.

Restano da affrontare i temi etici legati all’intelligenza artificiale e alle sfide che una tecnologia così innovativa può portare al sapere e alla vita umana. Gli scettici e i disfattisti affermano che l’IA andrà a sostituire completamente l’uomo, rendendo inutili le sue capacità e trasportandolo in un universo dominato dalle macchine. Sembra un film di fantascienza e probabilmente resterà tale. I software sono soltanto degli strumenti e, per quanto potenti e rivoluzionari, avranno sempre bisogno dell’uomo per nascere e funzionare. La palla, quindi, sarà sempre in mano a noi e starà a noi creare programmi in grado di aiutarci e di renderci la vita quotidiana più facile e più sicura, controllare quegli stessi programmi e renderli più “etici” possibile.