In un mercato sempre più affollato, diventa fondamentale per ogni azienda differenziarsi dalle altre realtà che operano nello stesso ambito. Differenziandosi, si crea presso clienti e partner un’immagine unica, che può risultare decisiva nel momento in cui ci si trova a prendere decisioni di business. I fattori potenzialmente distinguenti sono molti, dalla tecnologia alla scelta di operare su specifici segmenti di mercato. Ma ce n’è uno che è realmente trasversale, perché riguarda ogni mercato e ogni organizzazione, indipendentemente dalle dimensioni o dalla localizzazione. Si tratta della cultura aziendale.
La cultura aziendale si può definire come un insieme di credenze, di norme e di valori condivisi dai lavoratori di un’azienda, a partire dai responsabili aziendali fino all’ultimo dipendente. Dal vertice alla base della piramide. È qualcosa di diverso dalla somma delle sue parti, ovvero la cultura delle singole persone che costituiscono l’azienda, proprio perché il nostro organismo non è semplicemente l’unione di testa, braccia, torace e gambe. E proprio perché ogni elemento dell’organizzazione ha influenza sulla sua creazione, ogni azienda ha la sua cultura aziendale, diversa da ogni altra.
In Red Hat, la cultura aziendale è un elemento fondante, esattamente come la base tecnologica sui cui l’azienda è nata, ovvero l’open source.
La nostra cultura nasce e si basa sui principi dell’Open source: transparency, collaboration, meritocracy, community. In particolare, l’idea di essere davvero una comunità è molto forte in Red Hat. Il livello di engagement (che viene misurato regolarmente tramite survey dedicate) ed il senso di appartenenza sono davvero altissimi. Come conseguenza diretta la collaborazione tra colleghi dello stesso team ma anche cross-funzionale è uno dei nostri punti di forza. Essere una comunità vuol dire essere inclusivi: offriamo a chi gestisce persone training ad hoc che li aiutino ad affinare le loro competenze manageriali, abbiamo una community di people manager sempre pronti ad offrire un suggerimento oppure a condividere best practice. Essere una comunità vuole dire anche costruire obiettivi comuni e per farlo, chi lavora in Red Hat vuole comprendere il contesto, e per farlo pone domande, tantissime domande…
Dal mondo del software, da cui siamo nati, derivano molte delle nostre modalità operative, come il principio release early and often oppure ai Red Hat Open Innovation Labs che utilizziamo anche in campi molto distanti da quelli in cui e per cui sono nati. Questo ci consente estrema flessibilità e adattabilità, due competenze fondamentali per essere vincenti in un mondo che definiamo VUCA, ovvero caratterizzato da volatilità, incertezza, complessità e mancata chiarezza.
La presenza in azienda di una cultura del genere rivoluziona le tradizionali gerarchie. Ognuno può essere Leader, a prescindere dalla posizione che occupa nella struttura: Red Hat valorizza ed incentiva il contributo di tutti e promuove costantemente percorsi di enablement & empowerment delle sue risorse. Con la Red Hat University, disponiamo di una risorsa dedicata alla formazione interna delle risorse, e offriamo un catalogo davvero ampio di percorsi formativi che viene costantemente aggiornato ed arricchito, e ci sono numerosi programmi di mentoring e di coaching. Nello specifico poi, Red Hat non ha percorsi di carriera fissi e definiti, ma ognuno ha la responsabilità di guidare la sua carriera ed il suo percorso di crescita in azienda, sulla base alle sue aspirazioni. Quando chiediamo ai nostri dipendenti che cosa trovano di realmente speciale in Red Hat, la risposta è invariabilmente la stessa: la cultura. Ed è un fattore che gioca un ruolo fondamentale anche nella retention dei talenti. Come sul mercato non si compete solo sul prezzo, anche sul mercato dei talenti si può andare oltre il fattore economico, e Red Hat ne è forse l’esempio più lampante.
A cura di Aurora Simonetti, HR Country Manager di Red Hat Italia