Il ministro Zangrillo ribadisce che TikTok non sarà vietata ai dipendenti italiani dell’amministrazione pubblica

TikTok, la celebre piattaforma social, dal prossimo 15 marzo dovrà essere rimossa dagli smarphone di tutti i dipendenti della Commissione europea. Una scelta dettata da ragioni di sicurezza informatica.

Al contrario, come ha sostenuto il Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, in apertura del “Raduno per la transizione digitale” – voluto dal Gruppo Maggioli, l’Italia non è intenzionata ad imporre le stesse limitazioni ai dipendenti pubblici: “ Quindici giorni fa mi sono limitato a dire che ho notato che sia nella comunità europea che in diversi stati federali americani viene vietato ai dipendenti pubblici l’utilizzo di TikTok; ho sollevato il problema e detto che è opportuno approfondire il tema e capire se effettivamente esistono dei rischi legati alla sicurezza degli utenti di questo social”.

Sempre parlando di digitalizzazione dell’amministrazione pubblica, lo stesso Zangrillo ha proseguito:“La pandemia ci ha costretti a confrontarci con una nuova realtà rispetto a quella alla quale eravamo abituati e quindi in qualche modo ha velocizzato una riflessione su come utilizzare al meglio la tecnologia digitale. Credo che questi 18 anni dalla nascita del CAD si possano riassumere così: abbiamo avuto una prima fase di silenziosa crescita di consapevolezza ma ora siamo nel tempo della maturità”.

Perché TikTok è un pericolo?

Le preoccupazioni legate all’uso di TikTok, come già evidenziato lo scorso dicembre dal Governo americano, non sono legate tanto a problemi di sicurezza informatica, quanto al rischio che TikTok, essendo controllata dal governo cinese, possa essere usa per operazioni di influenza. Da qui le preoccupazioni espresse dai governi occidentali.

In realtà considerando l’uso pervasivo dei Social, appare sempre più necessario formare adeguatamente tutti i dipendenti ad un uso consapevole di tali piattaforme. Oltre all’inopportunità di utilizzare strumenti ludici in orario di lavoro ed al rischio di distrazione, è infatti importante ricordare che tutte le informazioni scambiate vengono messe a disposizione delle aziende proprietarie delle piatteforme stesse che, quindi, sono legittimate ad utilizzarle. Inoltre durante l’utilizzo dei social, siamo naturalmente indotti ad abbassare la nostra soglia di attenzione, esponendoci quindi al rischio di violazioni esterne all’errore di non verificare adeguatamente l’identità del nostro interlocutore, come accaduto lo scorso settembre, quando ad un gruppo di magistrati della Corte dei Conti è stato recapitato un messaggio SMS con la richiesta di un codice a sei cifre. Una richiesta seguita da un analogo messaggio su WhatsApp. Rispondendo alla richiesta, i giudici che hanno reso visibili le proprie chat agli hacker, che si sono così impossessati delle informazioni contenute, ma anche dei numeri presenti in rubrica.