Nel 2021 sono cresciute dell’85% le dimissioni volontarie. Bisogna che le aziende investano sulle proprie risorse e sull’intelligenza emotiva.

dimissioni volontarie

Grandi dimissioni, uno dei più grandi fenomeni socio economici iniziato soprattutto dopo la pandemia. In Italia, ad esempio, in base a quanto dichiarato dal ministero del Lavoro, nel secondo trimestre del 2021, ci sono state quasi 500.000 dimissioni volontarie (290.000 uomini e 190.000 donne), +85% rispetto al 2020. Tra i motivi che spingono i dipendenti ad andarsene ci sono da una parte la rivalutazione, a seguito della pandemia, del valore del tempo libero e della famiglia, e dall’altra il rifiuto di condizioni lavorative troppo pesanti in termini di ore. Appare quindi cruciale che mai come ora le aziende debbano investire sulle proprie risorse.

Lavorare sul coinvolgimento delle persone per scongiurare il fenomeno delle dimissioni volontarie, favorendo e stimolando l’interazione tra i collaboratori è la mission di HRCOFFEE, la startup che ha sviluppato un nuovo modello di gestione del personale basato su approccio people based (persone al centro). La piattaforma e l’applicazione HRCOFFEE danno l’opportunità di digitalizzare i processi aziendali attraverso sistemi innovativi di social collaboration e people analytics: partendo dalle persone che vivono l’azienda, le pone in connessione e permette loro di interagire.

“La pandemia ha disegnato non solo nuovi paradigmi lavorativi, bensì ha generato nuove consapevolezze, come quella dell’importanza del tempo. Le aziende sono quindi chiamate a rispondere in modo concreto a questi segnali e alle nuove esigenze dei propri dipendenti”, spiega Maria Cesaria Giordano, CEO e co-founder di HRCOFFEE. “Il mondo HR è una realtà sensibile ai cambiamenti, alla tecnologia e alle emozioni. I numeri si interfacciano con i sentimenti, i dati con le esperienze, quindi, alla funzione delle Risorse Umane sarà sempre più richiesto di ascoltare le “proprie persone” creando percorsi di crescita, di valorizzazione e formazione e per farlo sicuramente la tecnologia, come ad esempio il supporto del People Analytics, sarà fondamentale per coniugare in modo efficiente ed efficace i bisogni delle aziende e dei lavoratori”. 

Intelligenza emotiva: come può aiutare nei luoghi di lavoro?

I manager in questo momento storico rivestono un ruolo fondamentale che li vede sempre più protagonisti di un cambiamento epocale nella gestione delle persone. L’intelligenza emotiva è una delle soft skill utili per non incentivare le dimissioni volontarie, attraverso la gestione e la comprensione delle emozioni.

Ecco le tre aree su cui l’intelligenza emotiva può incidere positivamente secondo la startup di consulenza strategica in ambito Risorse Umane.

  1. Accresce empatia, gentilezza e comprensione verso i colleghi. In questo periodo il livello di sensibilità è notevolmente aumentato a causa dello stress accumulato e generato dalla situazione pandemica. I toni alti e aggressivi tendono a creare una sorta di scollamento rapido, rispetto a qualche anno fa, con il proprio manager e azienda. Il collaboratore è maggiormente proteso a dare le sue dimissioni volontarie e, quindi, a lasciare l’azienda che non riesce a garantire un benessere psicofisico. Ai manager si chiede pazienza e l’attivazione di processi di socializzazione dell’errore. L’errore non deve essere compreso come punizione ma come momento per comprendere cosa non va nel team e come ridurre la sua ricorrenza. Il successo si avrà quindi quando la soglia di errore tenderà nel tempo a diminuire.
  2. Aumenta la capacità di autoregolarsi e la consapevolezza di sé. Mettersi in discussione con il team presuppone la possibilità di creare momenti di confronto attraverso il bilancio delle competenze sia soft che hard, può essere utile per evitare che i dipendenti rassegnino le loro dimissioni volontarie. La distanza genera incomprensione, per questo è fondamentale chiarire le competenze richieste, standardizzare le definizioni e individuare un valore atteso che differisca a seconda delle classificazioni aziendali e degli obiettivi da raggiungere. Il dipendente deve potersi autovalutare, ed essere valutato, in ottica di miglioramento della propria persona. È finito il tempo della caccia alle streghe, ma è il momento di assumersi piena responsabilità del proprio ruolo per il bene di se stessi, degli altri e dell’azienda.
  3. Incrementa la motivazione. La classica frase “si è sempre fatto così” non è più una giustificazione per sottrarsi alle nuove sfide. Bisogna avere il coraggio di supportare e incentivare l’innovazione sociale introducendo un modello e strategie di gestione bottom up. La tecnologia rappresenta sicuramente un valido strumento a supporto di logiche nuove e ben precise di sviluppo e crescita delle persone. Il people analytics, ad esempio, interviene come supporto nelle scelte da prendere.