È stato presentato il White Paper “Una sola transizione per un nuovo habitat – Come digitale e sostenibilità ridisegnano building, workspace e territorio” realizzato dal Comitato “Habitat Digitale” da Anitec-Assinform

sostenibilità digitale

Anitec-Assinform, l’Associazione Italiana per l’Information and Communication Technology (ICT) e dell’elettronica di consumo aderente a Confindustria, ha presentato oggi, nel corso di un evento, il White Paper “Una sola transizione per un nuovo habitat – Come digitale e sostenibilità ridisegnano building, workspace e territorio” realizzato dal Comitato “Habitat Digitale” dell’Associazione, con il contributo di primarie aziende del settore digitale.

Le tecnologie digitali sono presenti in ogni aspetto della vita quotidiana, facilitando lo svolgimento di qualsiasi attività e i servizi resi disponibili attraverso i dispositivi digitali e le reti di comunicazione elettronica stanno trasformando profondamente le nostre abitudini, come consumatori, come lavoratori, come cittadini.

Il documento, ponendo al centro le relazioni tra uomo, tecnologia ed effetti sugli ambienti di vita, intende proporre, in chiave innovativa, possibili indirizzi e proposte per superare con successo le attuali sfide che i decisori pubblici e le imprese devono affrontare in tema di transizione ecologica e digitale.

L’obiettivo dell’evento è stimolare un più ampio dibattito su questi temi tra gli stakeholders pubblici e privati e condividere con i rappresentanti di Istituzioni, imprese e mondo accademico i possibili scenari evolutivi nei tre ambiti specifici proposti dal White Paper: l’edificio, gli spazi di lavoro, la progettazione edilizia e territoriale.

Digitalizzazione e sostenibilità energetica nel settore building

Anche alla luce dell’attuale contesto geopolitico internazionale, la riduzione dei consumi energetici negli edifici è uno dei fattori chiave per raggiungere gli obiettivi di efficienza indicati dalle strategie europee  (Renovation Europe, European Bauhaus e la revisione delle direttive Energy performance of building e Renewable Energy Directive e la definizione dello Smart Readiness Indicator-SRI) per la transizione verde e per limitare la domanda energetica complessiva del nostro Paese.

Garantire la sostenibilità degli edifici, come ambienti di vita e di lavoro, significa assicurarne non solo la maggiore efficienza energetica in termini di riduzione dei consumi diretti, ma anche la salubrità, elemento altrettanto importante sia per il benessere delle persone sia per la riduzione dei consumi energetici indiretti fonte di inquinamento.

Per intraprendere un cammino virtuoso verso lo sviluppo sostenibile nel settore del building, è necessario puntare a politiche ad ampio respiro per diffondere l’adozione di strumenti digitali come, ad esempio le soluzioni Building Energy Management System (BEMS) che, grazie all’uso di modelli predittivi, sistemi di Intelligenza Artificiale e analisi di grandi quantità di dati in tempo reale, consentono il monitoraggio, il controllo e l’ottimizzazione dei fabbisogni energetici dell’edificio.

La rivoluzione ecologica del patrimonio edilizio pubblico e privato va sostenuta anche aiutando le Amministrazioni e le imprese a comprendere il ruolo ormai imprescindibile del digitale per massimizzare l’efficienza delle reti energetiche e per adottare modelli partecipativi del tutto nuovi basati sullo sviluppo di comunità energetiche attive e consapevoli, ove consumatori, produttori e “prosumers” avranno l’opportunità di scambiarsi energia con nuove modalità, favorendo così il processo di decarbonizzazione.

Smart Building e Smart District, da un lato, e Smart Grid e Micro Grid, dall’altro devono rappresentare i pilastri sui cui fondare nuove strategie nazionali, orientate a gestire in modo flessibile ed efficace le risorse, a ottimizzare i processi energetici e a realizzare contesti “Zero Energy” nel nostro Paese.

Nuovi habitat di lavoro

Grazie al costante sviluppo delle tecnologie digitali, e in seguito alla loro massiccia adozione nel periodo della pandemia, la spinta verso il lavoro agile e, soprattutto, verso il lavoro ibrido, ha aperto la strada a una nuova concezione di habitat lavorativo, che perde i suoi confini “storici”, legati a un ambiente ben definito e si organizza invece in maniera più dinamica, secondo le necessità e le attitudini del singolo lavoratore.

Va promossa una nuova visione del lavoro che preveda una revisione della filosofia aziendale, orientata agli obiettivi: occorre che le aziende aggiornino i propri modelli organizzativi e si strutturino in quella che viene definita azienda-rete, dove i rapporti di collaborazione siano più orizzontali e meno verticistici.

Le forme di controllo e di remunerazione dei dipendenti andrebbero adeguate alle nuove realtà del lavoro agile e del lavoro ibrido, affinché questi possano essere accolti positivamente dai lavoratori e integrati efficacemente nelle organizzazioni.

Questo nuovo approccio dovrà essere favorito e guidato da due fattori: il primo riguarda la maggiore responsabilizzazione dei lavoratori, sia in termini di focalizzazione del lavoro sugli obiettivi assegnati, sia rispetto all’uso corretto degli strumenti tecnologici e ai comportamenti da tenere, fattori che devono assicurare alle organizzazioni la massima sicurezza delle informazioni e delle persone; il secondo aspetto è poter operare in un adeguato contesto normativo in tema di lavoro agile, nel quale le novità che il legislatore ha introdotto nel periodo di emergenza, andrebbero, con i necessari adattamenti, rese strutturali e durature, affinché le organizzazioni e le persone possano trarne appieno e stabilmente tutti i notevoli vantaggi.

Edilizia e territorio

Tra i settori in grado di incidere maggiormente nella trasformazione digitale ed ecologica, quello delle costruzioni assume certamente un ruolo di grande rilievo, sia per la sua dimensione economica, sia per l’impatto che esso può esprimere in termini di efficienza di filiera e di sostenibilità.

Il Building Information Modeling (BIM) e la standardizzazione dei processi di filiera sono fattori chiave per consentire al settore edilizio di assumere un ruolo guida nel processo di digitalizzazione e, attraverso adeguate politiche di indirizzo, in grado di orientare la domanda pubblica e privata verso un percorso virtuoso.

Il modello di sviluppo basato sul BIM va riconosciuto come primario fattore trainante della digitalizzazione per il settore edilizio e delle infrastrutture e promosso adeguatamente, adottando regole più chiare e stabili che puntino a razionalizzare i processi, a velocizzare l’esecuzione dei lavori e ad assicurare il monitoraggio dell’intero ciclo di vita degli investimenti.

Anche nell’ambito della pianificazione e gestione territoriale, le moderne piattaforme digitali offrono soluzioni innovative di straordinaria efficacia, in grado di supportare il settore pubblico nell’adozione di strategie mirate e partecipative per la progettazione, la gestione, la prevenzione e l’intervento.

Su questi temi, il PNRR offre opportunità irripetibili di investimento per consentire al settore pubblico l’acquisizione di nuovi strumenti e competenze.

Ad esempio, le tecnologie basate sul gemello virtuale (virtual twin) sono in grado di offrire alle Amministrazioni maggiori capacità di analisi, migliori strumenti decisionali e più ampia capacità di coordinamento in moltissimi scenari: dalla pianificazione urbana, alla gestione della mobilità, dalla prevenzione delle emergenze ambientali, alla gestione ordinaria delle infrastrutture pubbliche.

Lorenzo Greco, Vice Presidente di Anitec-Assinform con deleghe a Innovazione digitale e sviluppo delle tecnologie, ha così commentato: “L’habitat Digitale è un ambito di innovazione molto ampio per il quale il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un’importante leva di investimento su cui dobbiamo puntare. Le direttrici su cui bisogna operare sono molteplici e le tecnologie sono il fattore essenziale per il loro sviluppo e applicazione. Se si vuole davvero intraprendere la strada dell’innovazione, bisogna guardare la transizione ecologica e quella digitale non come due percorsi distinti, ma come un unico processo integrato, nel quale l’azione di governo e le misure PNRR devono essere inquadrate in una visione complessiva”.

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