Federico Bertamino, esperto di Reti Informatiche e Cybersicurezza ha raccontato il funzionamento del dispositivo hardware “Pezzotto”.

Pezzotto

Di seguito proponiamo una spiegazione dettagliata del “pezzotto” da parte dell’esperto Federico Bertamino, che ci spiega cosa è e perché è così pericoloso.

Il nome evoca immagini bonarie, ma il suo utilizzo rischia di mettere nei guai molti avventati utilizzatori. Si tratta del famigerato «pezzotto», ovvero il dispositivo hardware che, se connesso a Internet, è in grado di accedere alle IPTV illegali. In realtà, va detto che vendere o acquistare il suddetto pezzotto, il cui costo oscilla fra i 40 ed i 400 euro a seconda delle caratteristiche tecniche non configura, di per sé, un reato, anzi alcune Smart TV con sistema operativo Android sono anche in grado di assolvere a questo scopo tramite l’installazione di applicazioni dedicate”, esordisce Federico Bertamino. “La fraudolenza subentra quando, dopo l’acquisto, normalmente tramite la app Telegram, di alcuni codici, si diventa in grado di fruire di tutte le principali piattaforme TV Pay, come Sky, Dazn o Netflix, con una spesa di poche decine di euro al mese”.

“I rischi che si corrono attraverso questa pratica”, spiega l’esperto, “non sono però solo di natura legale, vista comunque l’agilità con cui le Forze dell’Ordine riescono a individuarne l’uso tramite indagini sui pagamenti. Il pericolo maggiore del Pezzotto, in realtà, è che questo hardware si trasformi a tutti gli effetti in un vero e proprio “cavallo di Troia”, o Trojan Horse per chi ha maggiore dimestichezza con il linguaggio informatico, capace di introdurre nelle nostre case o nelle nostre aziende minacce sotto spoglie apparentemente innocue, a dispetto anche di molti programmi antivirus che dovrebbero difendere i nostri sistemi. Utilizzando infatti un hardware pirata è possibile far transitare attraverso la rete traffico illegale, appunto. Un pezzotto può quindi diventare a tutti gli effetti un server proxy in mano a sconosciuti. Tradotto: stiamo consegnando le “chiavi di casa” informatiche ad un estraneo che potrebbe utilizzarle per far risultare in capo a noi azioni malevole che lui compie online”.

“Chi alza le spalle di fronte a questo pericolo affermando che “non ha nulla da nascondere””, avverte Federico Bertamino, “deve ricordarsi che il principale scopo di questi cybercriminali non è tanto rubare informazioni al privato cittadino quanto usare la sua identità digitale per scopi criminali. Se un computer può essere protetto da un antivirus, la quasi totalità delle abitazioni e delle PMI in Italia sono sprovviste di qualsiasi tipo di firewall e quindi non vi è nessuna difesa che possa proteggerci dall’azione del “Pezzotto””.

“E qui subentra il secondo falso mito, quello di abbinare alla IPTV pirata una VPN per aumentare la propria sicurezza ed il proprio anonimato. Un escamotage che è efficace solo parzialmente: di sicuro se si approda ad un servizio VPN serio, esso sarà in grado di dissimulare l’indirizzo IP dell’utilizzatore. Tuttavia, non vi è alcuna tutela rispetto alla sicurezza, il traffico transiterà lo stesso attraverso il nostro Pezzotto ed il gestore della VPN saprà perfettamente che siamo noi a inviarlo. In una eventuale indagine quindi l’aver fatto ricorso ad una VPN non ci aiuterà più di tanto. Inoltre”, conclude l’esperto, “anche i migliori servizi VPN comportano un restringimento di banda tale che, a volte, risulta impossibile fruire degli streaming, perlomeno non ad alta qualità, quando si utilizza una VPN. Vale quindi correre tanti rischi, oltre a quelli legali, spesso per poche decide di euro all’anno? A voi l’ardua sentenza”.