Tre le aree di intervento: formazione, integrazione delle nuove tecnologie digitali, e promozione della aziende italiane

Obiettivi tecnologici per il 2021: le priorità aziendali

Inizia il percorso per la costituzione di Fondazione TILT, dedicata a riconoscere e valorizzare l’innovazione digitale presente nel Paese e a tradurla in processi strutturali, organizzativi e produttivi. Ne danno annuncio Michele Balbi, Fondatore e Presidente di Teorema Engineering, e Stefano Casaleggi, Direttore Generale di Area Science Park, annunciano l’. Fondazione TILT vuole raccogliere e massimizzare l’esperienza triennale dell’iniziativa promossa proprio da Area Science Park e Teorema.

Sulla base delle rispettive competenze e dei risultati positivi raggiunti negli ultimi anni con l’iniziativa comune TILT (think thank e digital hub per lo sviluppo di imprese tecnologiche), Teorema Engineering e Area Science Park investono in questo nuovo progetto di knowledge transfer legato alle tecnologie emergenti e di open Innovation. La missione di TILT è contribuire alla competitività nazionale e internazionale delle nostre imprese grazie a una comprensione superiore delle tecnologie digitali; garantire il trasferimento delle competenze sulle nuove tecnologie di frontiera a manager pubblici e privati, imprenditori e policy maker e colmare quel gap che separa l’Italia da altri paesi europei e ne limita la competitività.

Entrambe le realtà celebrano nel 2018 anniversari importanti: 20° anno dalla nascita Teorema Engineering, 40° compleanno per Area Science Park. Si trovano ora nella fase di maturità delle attività che hanno promosso congiuntamente e in sinergia con altri partner istituzionali e di mercato, dimostrando che si può ottenere successo dalla collaborazione virtuosa tra Pubblico e Privato.

“Un’azione di ricerca, selezione e indirizzamento tecnologico e di business è parte della nostra missione”, afferma Michele Balbi, Fondatore e Presidente di Teorema. “In questi anni ci siamo resi conto che non avremmo dovuto assumere soltanto il compito di incubatore, funzione propria di decine di realtà consolidate, bensì quello di promotore, supportando in particolare i processi di congiunzione tra il mondo delle imprese e le nuove tecnologie digitali. È necessaria una critica visione della tecnologia come strumento per accedere a nuovi mercati e a nuovi clienti, realizzare nuovi soluzioni che estendano con i servizi digitali i prodotti della nostra tradizione.”

“Quando abbiamo progettato TILT, siamo partiti con l’idea di avere una sfida davanti noi. Avevamo l’ambizione di mettere a sistema la nostra consolida esperienza nel campo della generazione di impresa con le competenze digitali di Teorema. Volevamo che il pubblico e il privato lavorassero assieme per accrescere la competitività del Paese”, prosegue Stefano Casaleggi, Direttore Generale di Area Science Park. “Quello che non sapevamo allora, ma che abbiamo scoperto nel tempo, è che TILT sarebbe stato l’inizio di un progetto più ampio, strutturato e continuativo nel tempo. Un progetto, ma anche un percorso che vuole rispondere alle esigenze di innovazione di giovani startup e piccole e medie imprese proponendo soluzioni e tecnologie all’avanguardia.”

L’ambito in cui le due organizzazioni hanno lavorato insieme in modo più sinergico è la promozione di una nuova cultura del digitale e dell’accesso delle imprese alle tecnologie emergenti come fattori di progresso. Consapevoli che per la crescita e la competitività del Paese e delle sue imprese è fondamentale investire non solo in Ricerca & Sviluppo e nella capacità di immettere sul mercato innovazioni e consolidarle, ma anche in conoscenza e formazione, Teorema e Area Science Park hanno creato una piattaforma di sviluppo e di trasferimento di competenze digitali.

Fondamentale per TILT è colmare il gap culturale sia tra i giovani, ai quali l’insufficiente livello di cultura digitale preclude l’accesso al mercato del lavoro, sia tra gli imprenditori che restano esclusi da importanti opportunità limitando la competitività delle proprie imprese nel panorama internazionale.

Il contesto culturale del Made in Italy, uno dei brand più importanti al mondo

Anche se il Made in Italy è uno dei brand più ambiti a livello internazionale, molte imprese che lo rappresentano non hanno ancora accesso alle tecnologie di frontiera che permetterebbero loro di decollare. La questione non è solo economica. L’Italia resta indietro in Europa per livello di cultura digitale. Nell’indice digitale europeo Desi (Digital Economy and Society Index) per il 2018, si conferma 25° su 28, posizione che mantiene invariata dal 2015. Quello delle competenze digitali è un tema di portata strategica. Per il 2018, è stimato un fabbisogno di 85.000 nuovi specialisti, 65.000 dei quali per soggetti di primo impiego, più della metà laureati e per fabbisogni che possono essere soddisfatti solo in parte. Già ora esistono criticità per i profili di Data Scientist, Business Analyst, Project Manager, il Security Analyst e altri ancora, necessari per i progetti di Trasformazione Digitale.

Cantiere promettente è il programma Industria 4.0 che incentiva con super ammortamenti le componenti sistemistiche e digitali della nuova automazione industriale e che già ha cominciato a incidere considerevolmente su un mercato che a fine 2016 ha raggiunto 1.831 milioni di euro (+18,2%). Secondo un’indagine condotta da Assinform presso i fornitori ICT, nel primo trimestre del 2017 la domanda di prodotti e soluzioni digitali è cresciuta tra il 10% e il 20% e manterrà una dinamica sostenuta per l’intero anno.

Il principale freno all’adozione della tecnologia in aziende e istituzioni pubbliche è costituito, principalmente, dalla difficoltà – da parte di imprenditori e policy maker – a comprendere le potenzialità offerte dalle soluzioni digitali e il modo in cui adoperarle.

In questo scenario, le startup possono giocare un ruolo importante per dare al Paese e alle imprese stesse un nuovo impulso. In Italia ne esistono numerose (a giugno 2017 ne risultano 7.398) ma non crescono.

A fronte di uno scenario economico non favorevole allo sviluppo di nuove imprese, in cui il mercato del capitale è ancora in fase embrionale, è sempre più diffuso il fenomeno del trasferimento all’estero.

Basti pensare che, nonostante le startup si rivelino in Italia un’importante fonte di impiego con 46.017 persone occupate tra soci e dipendenti, l’investimento dei venture capitalist nel 2016 è stato pari a poco più di 160 milioni di euro mentre in Germania e in Francia ha superato i due miliardi, e nel 2017 si è ulteriormente ridotto a 110,8 milioni.

L’attività di TILT

Il digitale sta trasformando anche l’ecosistema di interlocutori delle imprese italiane che oggi cercano modalità di collaborazione più agili e nuovi modelli. Cresce l’interesse per l’Open Innovation e aumenta il ricorso a fonti di innovazione fino ad ora poco utilizzate, come i centri di ricerca, le Università e le startup che, come si accennava, trovano importanti collaborazioni con il 38% delle aziende.

TILT si propone come digital Advisor con l’intento di contribuire in modo concreto e sistematico alla promozione di un’innovazione digitale.

In primo luogo, favorisce l’incontro e l’integrazione tra imprenditori, policy maker e talenti digitali dando visibilità a livello nazionale e internazionale a imprese, startup e best practice, inclusi progetti “reference” che possano servire da ispirazione per aziende ed enti pubblici. Si tratta di un “Executive Circle” dove l’incontro tra gli attori avviene attraverso diversi tipi di attività quali incontri, convegni, missioni, eventi nazionali e internazionali. Non solo, da un lato Fondazione TILT può aiutare le realtà industriali più consolidate nella selezione e nel mentoring di startup che possano agire da digital laboratories a supporto dell’attività produttiva, dall’altro può definire il processo di trasferimento delle competenze necessarie alle riconversione delle figure professionali destinate a essere sostituite dalle nuove tecnologie.

Quindi, essenziale è il marketing delle soluzioni digitali sviluppate nel nostro Paese sia sul mercato italiano sia su quello internazionale, area in cui l’Italia mostra forte carenze se confrontata con i Paesi più attivi come Francia, Stati Uniti, Israele.