Si è tenuto a Roma il convegno sulla sicurezza sociale e trasformazione PNRR in cui si è parlato della digitalizzazione dei servizi INPS.

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Blockchain, self-sovereign identity, cross analysis, nudge: tecnologie, metodologie di interfaccia e sistemi da sviluppare non come fini a se stessi ma in base agli impatti che possono avere sui cittadini e sulla pubblica amministrazione, privilegiando la sicurezza e la cooperazione tra gli Stati e gli istituti a livello europeo e internazionale. E’ la strada tracciata per la digitalizzazione del settore della sicurezza sociale a un convegno che si è tenuto a Roma, organizzato in una delle sue sedi romane dall’Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS).

I lavori del convegno, dal titolo ‘Digital transition and Ue social security coordination‘, sono stati aperti dagli interventi del Presidente dell’ente, Pasquale Tridico, e dal Ministro del Lavoro e le politiche sociali, Andrea Orlando.

Il 27% dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) devono essere destinati alla transizione digitale, stando alle direttive dell’Unione Europea. Per Pasquale Tridico sono tre i concetti chiave che devono informare l’operato dell’Inps in questo senso: “Essere il motore della digitalizzazione del Paese; coordinare la collaborazione istituzionale a livello europeo; promuovere soluzioni basate su tecnologie emergenti che possono contribuire a superare le barriere della cooperazione a livello nazionale e internazionale“.

Il ruolo chiave dell’INPS è stato evidenziato anche da Andrea Orlando, che ha definito l’ente “un soggetto imprescindibile delle politiche sociali del nostro Paese, come mostrato dalla pandemia. Digitalizzare la rete di protezione sociale è un compito ambizioso ma necessario che attiene alla tenuta democratica del Paese”, ha aggiunto il ministro.

Che la posta in gioco della digitalizzazione sia alta lo ha sottolineato anche Joost Korte, Direttore Generale dei dipartimenti di Lavoro, Affari Sociali e Inclusione della Commissione europea. “E’ una questione politica e non tecnica – ha detto il direttore generale – che riguarda soprattutto come l’Italia impiegherà le opportunità offerte dal Recovery Fund. L’organismo europeo, dal canto suo, garantisce il sostegno a tutti gli Stati membri in questo processo, nell’ambito del ‘Path to the Digital Decade’ per il 2030 proposto a settembre”.

Tra le risorse elaborate dall’INPS che sono diventate punti fermi per modernizzare la pubblica amministrazione e la previdenza sociale a livello europeo c’è l’European Social Security Pass (Esspass), un passaporto con le informazioni previdenziali a servizio del lavoratore che voglia spostarsi dentro il territorio dell’Unione.

Lo abbiamo realizzato pensando agli impatti che avrebbe avuto sulla vita delle persone e sulla capacità dell’amministrazione pubblica di gestire le loro necessità“, afferma ai microfoni dell’agenzia Dire, Stefano Cascone, della direzione centrale Tecnologie, informazione e innovazione di Inps. Il “wallet” con i dati del lavoratore viene condiviso dagli istituti di previdenza sociale tramite tecnologia blockchain. “E’ una rivoluzione copernicana“, continua Stefano Cascone. “In questo modo la condivisione è immediata e non necessita di validazione e lunghe procedure burocratiche“.

Tecnologie al servizio dei cittadini europei e della sicurezza sociale, anche quando si tratta di prevenire frodi ed errori. “L’INPS lavora con praticamente tutta la popolazione italiana, per diverse ragioni, e quindi anche a fronte di piccole percentuali di comportamenti illeciti i numeri assoluti possono essere importanti“, spiega alla Dire Antonello Lilla, della Direzione Centrale Antifrode dell’ente. “Con un utilizzo coerente dei big data e usando data mining, cross analysis e nudge possiamo mettere in campo delle strategie preventive e predittive che possono annullare l’impatto economico degli illeciti“.

A fare da sfondo, una vocazione europea da valorizzare sempre di più, come evidenzia Valeria Bonavolontà, dell’Area sviluppo competenze.L’INPS è il più grande ente previdenziale d’Europa e deve essere all’altezza delle sue possibilità“, sottolinea la Dirigente. “Una sua maggiore presenza a livello europeo porta benefici a tutto il sistema Paese, abbiamo le competenze e il know-how per diffondere ‘best practice’ a livello internazionale“.