Secondo una ricerca condotta da Citrix e Onepoll gli intervistati credono che il lavoro ibrido e la giusta tecnologia favorirebbero la crescita aziendale.

lavoro ibrido

Sono passati ormai due anni dall’inizio della pandemia e, se l’emergenza sanitaria sta lentamente rientrando, alcuni cambiamenti che sono stati introdotti inizialmente per tamponarla sono destinati a restare. Uno tra tutti, il lavoro ibrido, che molte aziende hanno adottato in tutta fretta come misura di business continuity, e che ora sembra destinato a essere il nuovo paradigma per il mondo del lavoro.

Da un’indagine svolta da Citrix insieme all’istituto di ricerca OnePoll su un campione di 400 impiegati con responsabilità decisionali in Italia, emerge infatti che il 71% degli intervistati pensa che il lavoro flessibile continuerà a essere praticato nella propria azienda e il 25% afferma che è già stato adottato come misura permanente. Il 46% afferma invece che la propria azienda si sta attrezzando con strumenti, attrezzature e modelli di management affinché diventi una misura permanente mentre soltanto il 16% afferma che resterà in vigore solo per alcune particolari categorie di lavoratori e solo il 3% rinuncerà completamente al lavoro ibrido dopo la pandemia, a favore del vecchio modello che vuole il 100% del tempo in presenza.

L’apertura della maggior parte delle aziende a un modello di lavoro ibrido è soprattutto legata al miglioramento della produttività che questo porta con sé. L’87% del campione pensa infatti che i nuovi modelli di lavoro abbiano migliorato o potrebbero migliorare le performance e favorire la crescita della propria azienda e il 47% pensa che le persone a cui viene permesso di adottare questo modello riescano ad esprimere meglio la propria creatività e i propri talenti.

E a proposito di talenti, le nuove generazioni pretenderanno dalle aziende di poter lavorare secondo i loro ritmi che non coincidono quasi mai con l’obsoleto modello 9-18. Le aziende che adotteranno il lavoro ibrido, quindi, potranno anche risultare più attrattive per i talenti più giovani.

“Oggi le aziende si stanno soprattutto interrogando sul modo migliore in cui implementare il lavoro ibrido e, da questo punto di vista, è necessario che inizino a dedicare la giusta attenzione anche e soprattutto all’esperienza dei lavoratori”, ha affermato Fabio Luinetti, Country Manager di Citrix italia. “È quindi necessario rivedere i modelli operativi, i processi e le relative integrazioni”.

Non è certamente un caso, del resto, se il 97% del campione intervistato pensa che il lavoro ibrido, e la migliore esperienza lavorativa che ne potrebbe conseguire, possa contribuire a migliorare le proprie performance, se il 54% pensa che un’esperienza ottimizzata migliori la collaborazione e la creatività e se il 52% crede che migliori la produttività. Nonostante questo, però, è solo il 24% delle aziende interpellate ad aver indicato l’esperienza di lavoro come una tra le principali priorità, segno che probabilmente molte di esse stanno ancora risolvendo questioni più operative.

C’è infine unanimità sulla tecnologia di supporto: il 90% degli intervistati ha infatti affermato che le soluzioni basate su cloud come una tecnologia importante per la ripresa e alla crescita.

“Quello che sta succedendo richiede un salto culturale che è almeno tanto importante quanto quello tecnologico”, continua Fabio Luinetti. “La digitalizzazione del lavoro deve infatti andare di pari passi all’adozione di una cultura basata non più sulla presenza sul posto di lavoro ma sul risultato, una cultura che potrà risultare anche più attraente per le nuove generazioni e i nuovi talenti”.