Il valore dei dati è inestimabile. Oggi, per avere successo e diventare Data Driven, un’azienda deve usarli e gestirli nel modo giusto.

Dati

Con la digitalizzazione, qualunque oggetto, processo o attività genera informazioni: il mondo è pieno di dati da estrarre e utilizzare. Miniera d’oro capace di generare nuove forme di valore, in termini di ricchezza e di servizi, lo sfruttamento dei dati nasconde però un lato sfidante e problematico: se vogliamo realmente valorizzarli, infatti, è necessario implementare un sistema di data governance.

La gestione e valorizzazione dei dati è al centro del nuovo white paper pubblicato dal centro di innovazione digitale CefrielIl valore dei dati”, a cura di Irene Celino, Marco Comerio, Valeria Molero e Gianluca Ripa, per aiutare imprese e pubbliche amministrazioni a conoscere e affrontare le difficoltà e le condizioni che contraddistinguono questo processo.

All’origine del dato: la domanda

Parliamo di dati, ma quali? Per quale scopo? Usati come? Da chi? L’elaborazione di metriche non è mai un processo neutrale: le scelte su quali raccogliere, come valutarli e come usarli vanno inquadrate nella complessità del progetto di un sistema di valutazione e utilizzo dei dati che deve bilanciare costi, benefici ed effetti in relazione a una domanda.

Tirare le fila

Oggi le aziende dispongono di numerosi flussi di dati, provenienti da sorgenti diverse, di cui è necessario “tirare le fila”. Il valore di un dato cresce insieme al numero delle sue connessioni, ma anche per questo non è semplice mappare la rete delle informazioni disponibili. Elaborare la trama dei dati significa governare il nostro patrimonio informativo, abilitandoci ad accedere, esplorare e analizzare i dati in maniera omogenea e trasparente. L’obiettivo finale: estrarne il vero valore. Ma come facilitare l’ottimizzazione?

Data Fabric: una metafora operativa

Ogni organizzazione data-driven, che cioè basa le proprie decisioni sui dati, passa per una fase di razionalizzazione: gerarchizzare, centralizzare, mettere a fattor comune sono le parole d’ordine. Il “Data Fabric” è la metafora di questo processo finalizzato a costruire il tessuto connettivo delle sorgenti informative, traducendone le relazioni in un modello che integra i dati sulla base del loro significato di business, rispetto a domande e obiettivi specifici. Un Data Fabric permette cioè di gestire la complessità di un’azienda e di una filiera al giusto livello di astrazione, favorendone l’evoluzione nel tempo.

Le tecnologie e le soluzioni hardware e software per gestire i dati continueranno a perfezionarsi e trasformarsi nel tempo”, spiega il CEO e Direttore Scientifico Alfonso Fuggetta, “ma il bisogno di governare le informazioni rimarrà invariato così come la necessità di cogliere nuove opportunità che possono nascere ed emergere da una migliore gestione dei dati. Per ottenere questo risultato, per essere il più possibile competitive sul mercato, occorre iniziare il percorso per costruire la trama dei dati”.

Un processo incrementale e trasformativo

Un’architettura di Data Fabric non costringe a un forte investimento iniziale, ma è un processo incrementale, una domanda di business alla volta. L’introduzione di una governance di questo tipo ottimizza tempo e risorse, individua nuove opportunità, risolve duplicazioni e inconsistenze, migliora l’efficienza. L’analisi dei dati guida e abilita una reale e profonda innovazione: è infatti un’attività sistematica e organica, che trasforma le interazioni dell’organizzazione con il contesto. Il livello di complessità dei processi richiede quindi competenze specifiche e multidisciplinari.