Per aiutare le aziende a muoversi negli ambienti ibridi multicloud serve un nuovo approccio innovativo al data management.

Data Management

Una volta i dati si trovavano nel data center, ora sono ovunque. Sono nel data center, nelle postazioni edge utilizzate da chi lavora da remoto, sui dispositivi mobili e nel cloud. E quando un’azienda conserva i suoi dati nel cloud, di solito non si limita a un solo cloud. Ci sono buone probabilità che quasi ogni azienda conservi i suoi dati in applicazioni SaaS come Microsoft 365, Salesforce e in altre applicazioni, cloud e sistemi. Le organizzazioni stanno sempre più adottando strategie multicloud ibride, conservando alcuni dei propri dati su AWS, Google Cloud Platform e/o Microsoft Azure. Tutto questo segnala la necessità di un nuovo approccio al data management, una soluzione di nuova generazione che dia all’organizzazione il potere di scegliere come progettare una strategia di gestione dei dati che soddisfi al meglio le proprie esigenze aziendali che sono uniche.

Allo stesso tempo, l’intero processo di data management deve essere semplificato. L’era delle molteplici soluzioni legacy per gestire il fabbisogno di dati di un’azienda è finita, perché queste non possono soddisfare le esigenze di un’impresa moderna che deve gestire, proteggere e ricavare valore di business dai suoi dati per competere e avere successo sul mercato.

I dati distribuiti creano nuovi problemi di mobilità e sicurezza

Quando i dati aziendali si trovano in molti luoghi diversi, ciò dà vita a una serie di questioni.

È necessario affrontare la logistica dei dati, ovvero capire come portare i dati da un luogo all’altro. Molte aziende stanno spostando i dati nel cloud, ma potrebbero voler poi riportare in azienda i dati, spostandoli dunque nuovamente dal cloud.

Inoltre, è necessario ripensare il proprio approccio alla sicurezza. Quando tutti i dati si trovavano nel data center aziendale, era possibile proteggerli con un rigido perimetro di sicurezza intorno al data center. Ma poiché i dati ora sono ovunque, il modello di sicurezza deve cambiare e adottare principi Zero Trust.

Le aziende oggi hanno bisogno di gestire i dati ovunque si trovino in modo efficiente ed efficace. L’approccio al data management dovrebbe quindi iniziare con la protezione e il backup, per aiutare a ripristinare i dati in caso di interruzione dell’attività o di minaccia di attacchi ransomware, che stanno crescendo a un ritmo allarmante.

Assumersi la responsabilità invece di dare per scontato che i dati nel cloud siano sicuri

Spesso si pensa che mettendo i dati nel cloud, questi siano automaticamente protetti. Ma solo perché l’implementazione di Microsoft 365 è nel cloud, non significa che possa recuperare i dati in caso di perdita. Microsoft 365 conserva infatti i contenuti dei clienti per 30 giorni al massimo.

Microsoft, Google e AWS possono offrire garanzie relative all’uptime e alla disponibilità dei loro servizi cloud, ma è responsabilità dell’azienda assicurarsi che i propri dati siano sicuri e accessibili in base alle normative e alla compliance. È quel che si definisce modello di responsabilità condivisa del cloud. Secondo questo modello, l’azienda è responsabile dei propri dati, anche se un dipendente dovesse cancellare erroneamente o intenzionalmente quei dati o se si cadesse vittima di un ransomware o di un altro tipo di attacco informatico.

Tuttavia, non tutte le aziende che operano nel mondo multicloud ibrido di oggi ne sono a conoscenza. SaaS e IaaS sono modelli relativamente nuovi e molti team operativi IT responsabili della resilienza non sono pienamente consapevoli dei limiti e dei rischi che il cloud pone quando si tratta di dati.

Evitare di creare altri silos adottando un approccio centralizzato

I provider di database spesso offrono un backup online nativo. Si tratta, però, di un approccio a silos che aggiunge complessità a livello operativo piuttosto che permettere la modernizzazione e la semplificazione.

Il modo migliore per evitare i silos è implementare una soluzione centralizzata di gestione dei dati che protegga e permetta di gestire i dati – nel cloud e on premises – utilizzando una singola interfaccia amministrativa.

Il ripristino di emergenza as-a-service è un’opzione efficace

Si può scegliere di eseguire il backup di tutti i dati nel cloud, software-as-a-service e on-premises utilizzando una soluzione di backup autogestita. Oggi le società di data management come Cohesity offrono anche un’ulteriore resilienza attraverso soluzioni di disaster recovery-as-a-service (DRaaS). Ciò significa avere la flessibilità di scegliere se gestire tutto da soli o lasciare che il provider DRaaS si concentri sulla gestione dell’infrastruttura, in modo da potersi occupare liberamente delle policy che governeranno i dati e quindi del reale valore.

Che si scelga di gestire la propria infrastruttura, di utilizzare le opzioni as-a-service o di adottare un approccio ibrido flessibile – opzione sempre più gettonata tra le organizzazioni – è bene assicurarsi che la propria soluzione di data management risponda a tutte le esigenze aziendali, ovunque risiedano i dati.

Consolidando soluzioni una tantum e adottando un approccio alla piattaforma di data management di prossima generazione, è possibile semplificare la complessità e ridurre i costi legati alla gestione dei dati. Allo stesso tempo, questo approccio permette di seguire la strategia operativa migliore per il proprio business, aiutando l’organizzazione a evitare problemi di mobilità dei dati e permettendole di recuperarli più velocemente quando si verifica un problema.

Oggi proteggere più facilmente i propri dati è possibile. E, ancora più importante, è possibile proteggere il proprio business.

di Manlio De Benedetto, Director System Engineering di Cohesity