Secondo le analisi condotte da AIIP è fondamentale che il NG-WiFi comprenda un ampio spettro dei 6Ghz, tanto desiderato dagli operatori mobili.

6Ghz

Non garantire a livello nazionale lo spettro della parte alta dei 6Ghz (6.425-7.125GHz) significa che il 5G non ha una killer application né tantomeno un piano di rollout credibile. Lo rileva l’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) rispetto alla improbabilità di vedere dispiegata la tecnologia 5GmmW non solo a livello nazionale ma anche nelle principali città italiane. Un’ipotesi che evidenzia per AIIP come l’unico fine degli operatori mobili consista nell’impedire che la rete fissa possa fare loro concorrenza, consentendo velocità ben più alte delle reti future 5G millimeter-wave.

Solo pochi mesi fa (ben prima, comunque, del passaggio a quella che potrebbe essere definita, di fatto, una economia di guerra), il Presidente di AIIP, Giovanni Zorzoni aveva trattato il tema del vero 5G definendolo con l’appellativo di “chimera” con riferimento in particolare a quello millimeter-wave (vale a dire con onde radio comprese tra 30 e 300 GHz), essendo il resto un semplice revamp dello standard 4G. A distanza di una manciata di settimane, nell’attuale contesto economico in cui alle precedenti decisioni rispetto alla messa al bando della tecnologia ready-to-use cinese a basso costo, si aggiungono le conseguenze nefaste sulla supply-chain mondiale (mai del tutto ripresasi dal duro colpo inferto da due anni e mezzo di pandemia) e l’enorme costo dell’energia (grande tallone d’Achille del vero 5G), emerge quindi con crescente evidenza la validità delle tesi di AIIP rispetto appunto alla improbabilità di vedere dispiegata la tecnologia 5GmmW non solo a livello nazionale ma anche nelle principali città italiane.

Nel frattempo – rileva ancora AIIP -, nonostante centinaia di Mhz rimangano per questo motivo totalmente inutilizzati, gli operatori mobili insistono nell’ottenere lo spettro alto delle 6Ghz ancora una volta per il 5G (non mmW) e chiedono altresì di ritardare i ratei dei pagamenti delle frequenze millimeter-wave. Tutto ciò – spiega l’Associazione Italiana Internet Provider – a scapito della collettività, costretta a subire una doppia beffa: da un lato il mancato incasso e dall’altro la rinuncia alla tecnologia WiFi 6E e WiFi 7, le uniche che permetterebbero di usufruire della fibra ottica ripetuta via radio (appunto, il WiFi) in case, aziende e pubblici spazi (come biblioteche, centri culturali, spazi verdi all’aperto), raggiungendo velocità fino a 33 Gbit/s come dimostrato pochi giorni fa dalla Wi-Fi Alliance.

Sia nel nostro contributo sull’indagine conoscitiva in merito ai nuovi utilizzi dello spettro di AGCOM dello scorso settembre”, sottolinea Giovanni Zorzoni, “sia nelle nostre interlocuzioni con il Ministero dello Sviluppo Economico, abbiamo sottolineato l’importanza di dedicare lo spettro alto dei 6Ghz per il WiFi di nuova generazione. Una pletora di produttori stanno producendo chip a basso costo per questa tecnologia che, oltre ad essere più democratica, è vitale per l’evoluzione oltre i 10 Gbit/s delle reti wireless senza licenza: farne a meno significherebbe di fatto azzoppare le prestazioni delle reti in fibra ottica di nuova generazione. Se il 5G ha il fiato corto, non si può per questo uccidere nella culla il WiFi 7”.