Nonostante gli innumerevoli benefici, ci sono ancora alcuni freni alla digitalizzazione come competenze ridotte e il digital divide

Retail banking: gli italiani cominciano ad apprezzare la digital bank - digitalizzazione

Complice la Pandemia, si è assistito ad una notevole corsa alla digitalizzazione da parte di aziende e cittadini che hanno trovato nel digitale una possibile soluzione per affrontare alcuni degli effetti nefasti causati dal Covid. A confermarlo è una recente ricerca del Censis effettuata in collaborazione con Lenovo secondo la quale il 70,4% degli italiani ritiene che la digitalizzazione abbia migliorato la loro qualità della vita proprio perché è in grado di ottimizzare numerose attività, sia lavorative, che sociali e ludiche.

Non è un caso pertanto che, a fronte di una riduzione generale della spesa totale delle famiglie (–13%), si assista ad una impennata negli acquisti di smartphone (+450%) e computer ed audiovisivi (+89,7%). I device tecnologici sono infatti considerati un investimento per una vita migliore perché in grado di soddisfare numerosi bisogni della popolazione. Per questo, il 74,4% dei cittadini è ormai abituale l’uso combinato di una pluralità di device (smartphone, pc, laptop, tablet, smart tv, console di gioco), si connette ovunque (il 71,7% degli utenti e il dato sale al 93% tra i giovani) e in qualunque orario.

Italiani soddisfatti delle proprie dotazioni tecnologiche

Nove utenti su dieci (il 90,3%) dichiarano di possedere device in linea con le proprie esigenze. Anche i luoghi domestici sono in gran parte attrezzati per il pieno ingresso nella digital life: il 73% degli utenti vive in famiglie in cui ogni membro si connette con un proprio dispositivo, il 71,1% ha una connessione casalinga ben funzionante, il 67,9% risiede in abitazioni in cui ciascuno ha uno spazio in cui svolgere le proprie attività digitali.

 

Cresce la fiducia nel digitale, ma ci sono problematiche legate alla sicurezza dello smartworking

Il web è considerato un luogo sicuro tanto che il 69,4% degli utenti si sente protetto quando effettua pagamenti o altre operazioni finanziarie online (e il dato sale al 74,5% tra i laureati). Più della metà (il 55,6%) utilizza almeno qualche volta i servizi cloud per salvare documenti e informazioni (con punte del 77,5% tra i dirigenti e del 63,9% tra i laureati). Nonostante ciò è bene ricordare che le minacce dei criminali informatici sono fortemente cresciute negli ultimi anni, tanto da costringere le aziende a dove rinvestire per proteggere i propri confini aziendali e fronteggiare le sfide dello smartworking. Questo perché due terzi dei lavoratori (il 66%) utilizzano device personali per motivi di lavoro, con punte fino all’85% tra i lavoratori autonomi e del 72,2% tra gli occupati laureati. Ma succede anche che il 26,9% degli occupati (e il 39,8% dei dirigenti) impieghi i dispositivi elettronici aziendali per ragioni personali. Sottovalutando il fatto che usi impropri dei dispositivi possono comportare rischi per la sicurezza dei dati e per la privacy di lavoratori e aziende.

Le nuove forme di digital divide frenano la digitalizzazione

Nonostante la pandemia abbia accelerato la trasformazione digitale di almeno 5 anni, in Italia si contano però ancora 4,3 milioni di utenti di dispositivi senza connessione. E sono complessivamente 22,7 milioni gli italiani che lamentano qualche disagio in casa, con stanze sovraffollate in cui è complicato svolgere al meglio le proprie attività digitali (14,7 milioni) o con connessioni domestiche lente o malfunzionanti (13,2 milioni). Sul fronte dei dispositivi, 12,4 milioni di italiani devono condividerli con i propri familiari e 4,4 milioni li ritengono inadeguati a soddisfare i propri bisogni.

Servono le giuste competenze per una digitalizzazione di successo

Ci sono poi complessivamente 24 milioni di italiani che non sono pienamente a loro agio nell’ecosistema digitale: 9 milioni riscontrano difficoltà con le piattaforme di messaggistica istantanea (WhatsApp, Telegram, ecc.), 8 milioni con la posta elettronica, 8 milioni con i social network (Facebook, Instagram, ecc.), 7 milioni con la navigazione sui siti web, 7 milioni con le piattaforme che consentono di vedere in streaming eventi sportivi, film e serie tv, 6 milioni hanno difficoltà con l’e-commerce, 5 milioni non sanno fare i pagamenti online, 4 milioni non hanno dimestichezza con l’uso delle app e delle piattaforme per le videochiamate e i meeting virtuali.