Dalla digital servitization al valore dei dati: il circolo virtuoso dell’integrazione e della gestione delle API

digital servitization

La “digital servitization” descrive come l’utilizzo della tecnologia digitale stia ridefinendo il modello di business orientato ai servizi.

La transizione al mondo dei servizi, o servitization, rappresenta un processo di fondamentale importanza, che segna il passaggio dalla pura vendita di un prodotto secondo le tradizionali logiche transazionali alla vendita di un servizio, dando vita a una relazione prolungata nel tempo tra aziende e clienti. Per questo motivo, nell’odierna economia digitale, il concetto stesso di servitization si è evoluto e oggi possiamo parlare di digital servitization, appunto.

Tale modello oggi risulta di particolare importanza in un’ottica di differenziazione e di capacità di esplorare nuove opportunità di mercato, abilitando nuove “esperienze digitali” per i clienti attraverso prodotti “as a service” in grado di aiutare le organizzazioni a fare fronte alla contrazione globale dell’economia che oggi ci troviamo ad affrontare.

Dal prodotto come servizio al valore economico dei dati

Il concetto di digital servitization si lega profondamente a un altro termine anglosassone, “data monetization”, ovvero la capacità di monetizzare e trarre valore dai dati che tramite i propri servizi si raccolgono in modo diretto o indiretto.
Si tratta di un mercato destinato a una crescita significativa nei prossimi anni, con proiezioni che indicano il raggiungimento di un giro di affari di 7,48 milioni di dollari entro il 2025. Un ambito che nel nostro Paese è in buona parte ancora da esplorare dato che solo il 32% delle aziende possiede la capacità di monetizzare i dati (contro il 50% delle realtà in UK).

Ma come è possibile trarre vero valore dai dati? La questione è oggi estremamente dibattuta all’interno delle aziende che, se da una parte vedono crescere la mole di dati, dall’altra giustamente si interrogano sulle opportunità di sviluppo. Le possibilità sono davvero tante. Si potrebbe pensare, ad esempio, a offrire un’interfaccia che permetta un’analisi e rilevazione dei dati self-service, commercializzare un’app che consenta agli utenti di comprendere i trend e sfruttare i dati in modo proattivo, vendere direttamente i dati grezzi ai quali attingere tramite download o file, oppure, prospettiva ancora più interessante, esporre i dati tramite le API per un accesso in real-time sistematico.

Questo scenario è quello che ad oggi si sta facendo più strada nelle aziende, ed è adottato dal 52% delle realtà che monetizzano i dati e che in questo modo possono scegliere come condividerli, e, andando oltre, anche creare delle data platform per metterli a disposizione di chi costruisce valore o coglierne esse stesse il valore tramite le app aziendali.

Data monetization: da dove partire?

Monetizzare il dato significa essere in grado di identificare il valore che la sua conoscenza ci permetterà di sviluppare.
Per fare questo è necessario partire da un’analisi approfondita della propria realtà per comprendere quali siano le opportunità specifiche che si presentano all’azienda e poter poi definire degli use case, cioè decidere quali dati si vuole mettere a disposizione dei clienti (ad esempio i dati che riguardano il traffico automobilistico davanti a un esercizio commerciale oppure i dati sul comportamento per un servizio finanziario o altro ancora). Solo dopo queste analisi potremo giungere alla fase effettiva di “data collection”, ovvero definire come andare a raccogliere i dati, da quali fonti e con che strumenti raccoglierli, organizzarli e raffinarli.
Segue l’aspetto legale e di compliance che deve necessariamente essere smarcato rapidamente prima di avviare il nuovo progetto. Infine, arriviamo alla scelta della tecnologia a cui affidarsi, considerando come l’Internet of Things (IoT), il cloud e le analytics siano oggi le tre tecnologie imprescindibili che più di altre abiliteranno il passaggio ai nuovi modelli di business della digital servitization.
La definizione del modello di pricing e la pianificazione prima dell’ingresso sul mercato portano a compimento una strategia completa. Questi due ultimi aspetti sono particolarmente importanti da un punto di vista economico, perché permettono di definire quale sarà la data monetization dell’azienda.

Il ruolo dell’integrazione e della gestione delle API

Negli ultimi mesi, la corsa all’implementazione di nuovi servizi digitali, con conseguente modernizzazione applicativa e la ricerca di strumenti per monetizzare i dati hanno portato in primo piano i due temi fondamentali dell’integrazione e delle API. Gli esperti di Deloitte, grazie all’esperienza acquisita sul campo, ritengono che l’integrazione sia un prerequisito indispensabile per poter offrire ai clienti esperienze e servizi innovativi. Implementare un Integrational Layer, permette infatti non solo di centralizzare lo scambio e il monitoraggio dei dati, aumentandone la sicurezza, ma anche separare applicazioni e servizi. Questo permette di separare le componenti standard da quelle personalizzate, rendendo più rapido e meno costoso l’implementazione di nuove tecnologie e servizi, massimizzando la flessibilità e connettendo la physical company al suo ecosistema di servizi digitali.
La gestione delle API, invece, permette di esporre e fornire i servizi, il dato in modo aggregato. Sarà questo livello a rendere possibile il controllo del flusso di richieste che arriva dal mondo esterno e creare nuovi canali per generare fatturato e partnership, contribuendo anche alla modernizzazione offrendo le API stesse all’ecosistema di sviluppatori e partner come strumenti per realizzare esperienze connesse.

Per poter monetizzare i dati è necessario che l’integrazione e la gestione delle API procedano in parallelo e abbiano la capacità di creare un circolo virtuoso che vede a monte la piattaforma di integrazione occuparsi di dati, processi, persone, gestione dei flussi e data orchestration, mentre a valle la piattaforma di gestione delle API contribuisce all’esposizione dei dati e a regolare i flussi in entrata e in uscita per non sovraccaricare i sistemi.

Da un punto di vista tecnologico, best of breed in questi due ambiti sono la piattaforma AtomSphere di Boomi e Apigee di Google.
Boomi Atomsphere è una piattaforma cloud-native, intelligente, flessibile e scalabile, che consente di far dialogare applicazioni e orchestrare dati e processi. Rappresenta uno strumento di integrazione moderno che permette di indirizzare qualsiasi paradigma di integrazione. Il suo approccio porta a convergere informazioni, integrazioni e interazioni, costruite a partire da un fondamento di integrazione comune, aggiungendo la disponibilità dei dati e i punti di contatto per il coinvolgimento degli utenti.
Apigee, quale piattaforma di gestione delle API di Google Cloud, garantisce il controllo e la visibilità delle API che collegano applicazioni e dati all’interno dell’impresa e nei cloud.

Le due piattaforme possiedono delle caratteristiche comuni che rendono le loro tecnologie uniche, in particolare condividono un approccio innovativo, cloud-native e low code, che rende più semplice sviluppare, gestire e governare le integrazioni basate sulle API, in modo da connettersi con applicazioni di qualsiasi natura, SaaS, database, data warehouse, dispositivi IoT e altro ancora. Tramite Boomi e Apigee i servizi possono essere facilmente integrati ed esposti sia in data center tradizionali sia in ambienti cloud native, con l’obiettivo di sostenere pienamente i processi di modernizzazione dell’azienda con piattaforme tecnologiche in grado di supportare anche le logiche dei microservizi e dei container.

In conclusione, sarà l’unione delle migliori tecnologie di integrazione e gestione delle API a consentire di gestire interamente il ciclo di vita delle API end-to-end e ottenere visibilità e controllo completi sull’integrazione e sui dati, sia internamente che esternamente. Il supporto di professionisti con competenze internazionali e una profonda conoscenza delle diverse industry e del mercato locale, come Deloitte, unito alla scelta dei migliori partner tecnologici rappresenterà, infine, l’approccio migliore per riuscire a cogliere le opportunità che il nuovo mercato della digital servitization offrirà alle aziende e il valore economico che i dati possono generare.

A cura di Massimo Pellistri, Alliances Manager di Boomi, Michele Paolin, Cloud Migration & Managed Services Leader di Deloitte Italia e Massimiliano Orsini, Enterprise Integration Manager di Deloitte Italia