Alvise Perissinotto, Managing Director di financeAds International, indica tre possibili scenari per l’evoluzione, nel prossimo triennio, delle challenger bank – le banche che mettono a disposizione i propri servizi unicamente attraverso app e smartphone – che giocano ancora un ruolo da protagoniste, soprattutto tra i più giovani.
Il primo scenario: non solo marketing ma soprattutto partnership e servizi a valore aggiunto
Operazioni per lo più gratuite, app facili da utilizzare e costi, quando presenti, molto contenuti: questi sono solo alcuni dei vantaggi delle challenger bank. Ma non sono sufficienti. La chiave sta nei servizi a valore aggiunto offerti all’utente.
La partita ora si gioca anche nel campo di chi riuscirà a costruire le migliori partnership strategiche per offrire vantaggi esclusivi ai propri clienti non solo in termini finanziari ed in più offrendo anche prodotti come quelli d’investimento ed assicurativi.
Inoltre, sopravviverà, nei prossimi anni, chi, in sintesi, farà in modo che l’utente percepisca il conto presso la challenger bank, non come un’estensione al proprio conto principale (quello dove viene pagato le utenze per intenderci), ma come IL proprio conto principale ed unico. Ecco che, tecnologie che facilitano questo switch e operazioni marketing mirate ad incentivare l’utenza nello spostare le proprie utenze sul conto delle challenger bank sono fondamentale alla crescita.
Il secondo scenario: PMI e freelance hanno la precedenza
Le challenger bank, per ottenere vantaggio competitivo, non possono più offrire solo prodotti per B2C ma devono espandere i loro orizzonti, creare nuove alternative per altre nicchie di mercato.
Parliamo, dunque, dei freelance e delle PMI che sul lato finanziario, ad oggi, oltre ai tradizionali profili bancari hanno ben poche possibilità di azione: servizi scadenti, macchinosi e lenti.
“Già le challenger bank hanno iniziato a lavorare per creare prodotti finanziari che sposino perfettamente le necessità dei liberi professionisti e dei piccoli/medi imprenditori. Solo in Italia, stiamo parlando di un indotto di almeno 6milioni partite IVA nel 2020, che vanno servite con prodotti adeguati, facili, utili e snelli per un pubblico che non ha nè tempo nè le strutture adatte per tematiche che come la fatturazione, i pagamenti, ed in generale la gestione di tutta la parte contabile e finanziaria della proprio attività” spiega Alvise Perissinotto.
Il terzo scenario: investimenti per tutti, consigliati dai robot
Con i tassi d’interesse così bassi, la conseguenza più evidente è quella di spingere i correntisti ad investire i loro risparmi.
Tuttavia, non tutti hanno le competenze e le conoscenze finanziarie per poter investire adeguatamente e anche coloro che hanno un’infarinatura generale, rimangono prudenti su alcune attività finanziarie, considerata l’incertezza del mercato.
Il futuro, però, è sempre più affidato ai robot advisor ovvero degli strumenti che indicano quali investimenti fare. Si tratta di prodotti di investimento che fino ad ora erano utilizzati solamente da un’élite molto qualificata in materia finanziaria.
Secondo Alvise Perissinotto “già oggi, ma sempre di più’ in futuro, vedremo una crescita esponenziale di queste fintech che offrono, a persone meno esperte, la possibilità di poter investire i loro risparmi in prodotti più complessi come gli ETF ma dandone con un accesso più semplificato ed automatizzato.”