Nei luoghi di lavoro, la diffusione di strumenti basati sull’IA sembra ormai inarrestabile e Capterra ne ha indagato l’uso nella gestione dei progetti aziendali con la nuova ricerca globale “Impactful Project Management tools 2024”.
Dall’indagine risulta che in Italia i project manager utilizzano l’IA principalmente
- per l’analisi predittiva (55%),
- per la gestione dei rischi del progetto (53%),
- e per automatizzare le attività (46%).
Per più di 8 intervistati su 10, il ROI degli investimenti realizzati dall’azienda su strumenti di project management basati sull’IA negli ultimi 12 mesi è positivo. Questo dato italiano è in linea con il resto dei Paesi: il 90% degli intervistati a livello globale afferma di avere avuto un ritorno sull’investimento positivo.
Previsioni investimenti in strumenti di PM basati su IA:
L’Italia si colloca all’ultimo posto
Come conseguenza dei ROI positivi, le aziende che utilizzano software di project management abilitati all’IA in Italia prevedono un aumento dei loro investimenti in questo tipo di tecnologia del 25% in media, entro il 2025.
Tra i Paesi intervistati che prevedono di investire di più ci sono l’India, che prevede un aumento degli investimenti del 50%, il Brasile del 47% e il Messico del 39%, sempre entro il 2025. Con il 25% di media, l’Italia si colloca all’ultimo posto a livello globale per quanto riguarda le previsioni di aumentare gli investimenti in questo ambito.
Cultura dello scetticismo vs eccessiva fiducia nell’AI
Nonostante l’uso dell’IA stia spopolando, non tutti sono pronti ad aprirgli le braccia, e infatti c’è chi è ancora scettico: proprio per questo il 44% degli intervistati segnala la cultura della paura o scetticismo tra le parti interessate come uno degli aspetti più critici dell’uso dell’IA nel project management. Dall’altro lato della medaglia troviamo però un 37% che segnala tra gli aspetti critici l’eccessiva fiducia nelle capacità dell’IA.
Legato a ciò, per quanto riguarda i principali problemi riscontrati dalle aziende in Italia legati all’uso dell’IA troviamo la qualità dei dati (38%), l’adozione da parte dei dipendenti (32%), e i costi imprevisti (28%). Per contenere il problema legato alla qualità dei dati, il 54% dei project manager afferma di monitorare i risultati per tenere sotto controllo le sfide che comporta l’uso dell’IA e prevenire pregiudizi indesiderati; per alimentare un’adozione consapevole degli strumenti di IA invece, il 47% degli intervistati afferma che l’azienda per cui lavora forma i dipendenti a saper riconoscere e/o mitigare i pregiudizi nei risultati.
L’intelligenza emotiva può fare la differenza?
Secondo i project manager, ciò che può fare la differenza nel mitigare le criticità dell’AI nel project management sono soprattutto la formazione sulle capacità e sui limiti dell’IA, per il 46%, e una distinzione chiara dei ruoli dell’IA da quelli dei membri del team umano, per il 41%. In misura leggermente minore, gli intervistati pensano che anche l’intelligenza emotiva del team e del project manager possano fare la differenza.
E a proposito di intelligenza emotiva, il suo uso risulta essere sempre di maggiore importanza per i project manager, tant’è che l’89% degli intervistati è molto o abbastanza d’accordo con l’affermazione “la direzione della mia azienda riconosce l’importanza dell’intelligenza emotiva nel project management”. C’è di più: il 55% dei project manager sostiene che un alto livello di l’intelligenza emotiva all’interno di un team di progetto influisce notevolmente sulla capacità di quest’ultimo di raggiungere gli obiettivi.