Capgemini, realtà operante a livello mondiale nel supporto alle aziende nel loro percorso di trasformazione digitale e di business, ha pubblicato l’Open Data Maturity Report 2022, che analizza il livello di maturità dei paesi europei nel campo dei “dati aperti”.
Il report, elaborato su richiesta della Commissione europea e dell’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, registra i progressi compiuti dai paesi europei anno su anno, identificandone allo stesso tempo le aree di miglioramento. L’analisi fornisce una panoramica delle best practice attuate in Europa che possono essere applicate ad altri contesti nazionali e locali, formulando raccomandazioni per accelerare lo sviluppo degli Open Data.
Giunto all’ottava edizione, il report è pubblicato da data.europa.eu e prende in esame 35 paesi, tra cui i 27 Stati membri dell’UE, 3 paesi EFTA (Norvegia, Svizzera, Islanda), 4 paesi candidati (Albania, Montenegro, Serbia, Ucraina) e la Bosnia-Erzegovina.
Il punteggio medio di maturità degli Open Data dei paesi dell’UE27 è del 79%, in tutte e quattro le dimensioni di valutazione:
- Politica: si concentra sulle politiche e sulle strategie dei paesi in materia di Open Data;
- Impatto: esamina le attività di monitoraggio e misurazione del riutilizzo degli Open Data e del loro impatto;
- Portale: valuta funzioni e caratteristiche dei portali che consentono agli utenti di accedere agli Open Data a livello nazionale e supportano l’interazione all’interno della comunità degli Open Data;
- Qualità: si concentra sui meccanismi che garantiscono la qualità dei (meta)dati.
Come nel 2021 e nel 2020, anche nel 2022 la politica è la dimensione più matura, con un punteggio dell’86%.
Tre i principali trend identificati quest’anno:
- Sfruttando gli Open Data e condividendo le proprie esperienze, i paesi europei possono rispondere meglio alle sfide socio-economiche comuni. L’utilizzo degli Open Data per lo sviluppo di statistiche, dashboard e applicazioni di segnalazione ha contribuito a far sì che gli Stati membri dell’UE si rialzassero dalla sfida della pandemia. Nel 2022, oltre alle nuove conseguenze socio-economiche dell’invasione russa dell’Ucraina, le sfide comuni ai paesi europei sono legate alla mancanza di risorse umane destinate agli Open Data e alle loro competenze, alla scarsità di mezzi finanziari, ai problemi di coordinamento tra i vari livelli di governo e alla difficoltà di incentivare l’uso dei “dati aperti” su una scala più ampia. Uno scambio transfrontaliero di esperienze e conoscenze potrebbe favorire la risoluzione di questi problemi: il report cita ad esempio l’utilizzo degli Open Data per monitorare il livello di utilizzo dell’energia o per facilitare l’integrazione dei rifugiati ucraini all’interno del mercato del lavoro.
- Misurare l’impatto degli Open Data è una priorità per gli Stati membri dell’UE, ma anche una grande sfida. I paesi continuano a ottenere punteggi elevati nell’indicatore di consapevolezza strategica, a dimostrazione del fatto che l’UE27 continua a dare priorità alla comprensione, alla raccolta e al riutilizzo degli Open Data per creare valore. Mentre nel monitoraggio e nella misurazione del riutilizzo continuano a essere abbastanza avanzati (la media UE è del 75%, simile a quella dell’anno scorso), la raccolta di dati sull’impatto creato, soprattutto dal punto di vista economico, sembra essere più difficile.
- Gli Stati membri dell’UE si stanno preparando alla normativa di attuazione sui dataset ad alto valore aggiunto. Sebbene il regolamento non sia ancora stato pubblicato, il 96% degli Stati membri dell’UE sta lavorando all’identificazione dei domini di dati ad alto valore, ossia che potrebbero avere un elevato impatto economico e sociale, da rendere prioritari per la pubblicazione, in particolare le categorie di dati statistici, geospaziali, di osservazione della superficie terrestre e dell’ambiente e meteorologici. L’85% dei 27 paesi dell’UE si sta già preparando a monitorare e misurare il livello di riutilizzo dei dataset ad alto valore e tutti puntano a promuoverli o li stanno già promuovendo sui rispettivi portali. Infine, il 63% dei paesi dell’UE si sta preparando a garantire la propria interoperabilità con i dataset di altri paesi.
“Consentire agli Open Data di avere un impatto, economico e sociale, ed essere in grado di tracciare questo impatto può essere considerato l’obiettivo finale degli sforzi europei in ambito Open Data”, ha dichiarato Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia. “Il report arriva in un momento cruciale per il cammino dell’Europa verso gli Open Data. È interessante osservare quanto sia forte l’attenzione per la comprensione e la misurazione del loro riutilizzo e come la maggior parte dei paesi dell’UE si stia preparando attivamente a monitorare i dataset ad alto valore”.
Il diagramma mostra come viene valutata la maturità dei paesi in materia di Open Data, identificando quattro categorie, da “Beginner” a “Trend-setter”.
Come nel 2021, la Francia guida la classifica con un punteggio finale del 97%. Il gruppo dei risultati migliori è completato da Ucraina, Polonia, Irlanda, Cipro, Estonia, Spagna e Italia.
La maturità dei paesi presi in esame dal report si concentra nella parte alta dello spettro (superiore al 65%): ciò è evidenziato anche dai punteggi dei cinque “Fast-tracker”, concentrati in una fascia del 3% (da 88 a 91 punti percentuali).