Lo smartworking è ormai sempre più diffuso: mentre si parla di spingere sullo smartworking nella pubblica amministrazione, grandi aziende hanno siglato accordi di welfare che includono proprio il lavoro da remoto.
In Italia sempre di più leggiamo riflessioni su questo tema che rappresenta una tendenza in crescita, come già dimostrano i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, che nell’ultimo report contava 480 mila smartworker nel nostro Paese, a prova della sempre maggiore diffusione del fenomeno che, come è noto, in altri paesi europei è ben collaudato. Basti pensare che a seguito dell’ondata di caldo del Regno Unito i sindacati hanno lanciato un appello alle aziende invitandole ad incoraggiare il lavoro da casa, per il comfort dei lavoratori.
POLY, azienda di unified communication (precedentemente Plantronics e Polycom), sottolinea come il concetto di smartworking sia legato anche alla tecnologia che permette ai dipendenti di lavorare in modo produttivo da qualsiasi luogo.
Sonal Bisht, Head of Corporate Communications EMEA di Poly, sintetizza i quattro principali requisiti tecnologici necessari per creare ambienti di home office produttivi per i lavoratori. Occorre:
- Assicurarsi che i dispositivi aziendali siano abilitati per lavorare con le piattaforme di comunicazione e collaborazione più diffuse, tra cui Skype for Business, Microsoft Teams e Google Voice, in modo che i dipendenti possano interagire con clienti, partner e colleghi ovunque, in qualsiasi momento tramite il loro laptop, tablet o smartphone;
- Investire in un sistema di telefonia intelligente in modo che i dipendenti possano essere sempre raggiungibili su un numero, tramite smartphone o telefono fisso;
- Attrezzarsi con delle cuffie di livello enterprise che garantiscano audio di alta qualità e abbiano una cancellazione attiva del rumore, consentendo di concentrarsi ovunque;
- Fornire videocamere HD per consentire interazioni di qualità con altri colleghi, così da lavorare come se si fosse nella stessa stanza.