Continua la crescita di Cloudera anche nel 2018. La software house americana operante in numerose country tra cui l’Italia ha infatti chiuso l’anno con ottimi risultati in termini di fatturato e clienti. Ed è proprio il Belpaese, insieme alla Spagna, a trainare le vendite dell’azienda in EMEA con fatturato in salita a doppia cifra ed un conseguente aumento delle risorse dedicate sul territorio nazionale.
“Le imprese di tutto il mondo stanno interiorizzando che diventare realtà data-driven sia ormai un requisito fondamentale per essere competitivi sul mercato. In questa direzione offriamo soluzioni in grado di gestire e analizzare tutti i tipi di dati, anche quelli non strutturati, sfruttando i benefici del machine learning e dell’intelligenza artificiale, il tutto con piattaforme in cloud o on-premise a seconda delle esigenze” ha spiegato Michele Guglielmo, Regional Sales Director di Cloudera.
L’offerta dell’azienda americana si amplierà a partire dalla fine di febbraio 2019 grazie alla sua fusione con Hortonworks. L’operazione da 5,2 miliardi porterà alla costituzione di un nuovo colosso informatico (il 60% sarà controllato da Cloudera) “padrone” di Hadoop in quanto le due società sono tra i principali sviluppatori di distribuzioni del framework aperto per i Big Data e il calcolo distribuito. La nuova realtà, in attesa del sì da parte dell’Antitrust americano, sarà guidata dal CEO di Cloudera Tom Reilly e potrà contare sui punti di forza delle due aziende, puntando sullo sviluppo di tecnologie complementari grazie anche al supporto di partner come AWS, Microsoft e IBM per citarne alcune. Obiettivo della nuova realtà sarà quello di raggiungere il miliardo di fatturato nel 2020.
Nel frattempo, Cloudera continua a puntare sull’innovazione lanciando nuovi servizi o migliorandone di alcuni già esistenti. La software house americana ha infatti appena presentato Cloudera Enterprise 6.0, rafforzando così la propria piattaforma per le applicazioni mission-critical di data warehousing e machine learning in ottica di ricerca, streaming, scalabilità e controllo. La piattaforma è disponibile sia on-premise che in cloud.
Non mancano anche le novità in Altus, la piattaforma PaaS per il cloud ibrido di Cloudera che consente di renderla disponibile come se fosse on-premise, svincolando i clienti dal provider di servizi cloud: in particolare, sono stati unificati controllo e governance dei carichi di lavoro su cloud pubblici e data center, gestiti direttamente dai clienti oppure come servizio da parte di Cloudera. A questo si aggiunge l’integrazione con SDX (Shared Data Experience) per il controllo unificato dei metadati critici che possono essere impostati una sola volta e applicati facilmente a qualunque carico di lavoro. Questo permette ai data scientist di ridurre il tempo speso nella preparazione dei dati all’analisi, concentrandosi così sull’analisi stessa. Proprio per migliorare il lavoro degli analisti è stato rafforzato anche Cloudera Data Science Workbech, strumento che semplifica la creazione e testing di nuovi progetti analitici anche in ambienti con grandi moli di dati. La soluzione offre infatti la capacità di creare, scalare e implementare soluzioni di apprendimento automatico utilizzando le tecnologie più potenti, agevolando al contempo la collaborazione tra data scientist.