Un nuovo studio di Capterra porta alla luce il punto di vista dei lavoratori, quello a cui sarebbero disposti a rinunciare pur di lavorare da remoto

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Gli annunci di imprese che richiamano i propri dipendenti a lavorare in ufficio sono sempre più comuni. Ma è altrettanto comune leggere di aziende che chiudono o riducono i propri uffici, continuando a incoraggiare il lavoro da remoto. Ora che il futuro del lavoro agile in Italia è più incerto che mai, a causa del cambiamento della legge sullo smart working, un nuovo studio di Capterra porta alla luce il punto di vista dei lavoratori, quello a cui sarebbero disposti a rinunciare pur di lavorare da remoto e cosa potrebbero fare invece le aziende per incoraggiarli a tornare a lavorare in ufficio.

Modalità ibrida? No a lavoro agile in cambio di una riduzione dello stipendio

Chi lavora da remoto dovrebbe avere uno stipendio più basso perché spende meno (su costi di carburante, trasporti, pranzi, ecc.) rispetto ai colleghi che lavorano in ufficio? Chi lavora da casa dovrebbe percepire uno stipendio maggiore perché aiuta l’azienda a risparmiare sui costi relativi a manutenzione e funzionamento dell’ufficio? Esistono molti punti di vista e opinioni contrastanti quando si tocca il tema del lavoro agile.

La situazione attuale in Italia è questa:

  • solo il 12% dei dipendenti vorrebbe lavorare tutto il tempo in sede;
  • il 50% preferirebbe la modalità ibrida
  • e il 38% invece la modalità completamente remota.

Ma i numeri contrastano con la realtà:

  • il 47% degli intervistati lavora completamente sul luogo di lavoro,
  • e solo il 13% lavora totalmente da remoto.

Oltre alle difficoltà di digitalizzazione che possono riscontrare alcune aziende, in particolare quelle di piccole dimensioni, per poter garantire il lavoro agile, secondo le Dott.sse Crespi e Zampieri, rispettivamente Direttrice e Ricercatrice senior dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, si aggiunge un altro fattore: “La mancanza di una cultura manageriale che promuova lo Smart Working è invece da molti anni il principale ostacolo alla diffusione di modelli di organizzazione del lavoro basati su flessibilità e autonomia.”

Al momento gli italiani non sono pronti a rinunce economiche per ottenere lo smart working:

  • oltre la metà (56%) non accetterebbe un taglio allo stipendio per lavorare o continuare a lavorare da remoto;
  • il 21% accetterebbe un taglio fino al 5%
  • e il 16% accetterebbe un taglio fino al 10%.

I motivi indicati dagli intervistati che li portano a preferire il lavoro a distanza sono l’equilibrio vita-lavoro (49%), la riduzione dello stress (18%) e il risparmio di tempo (15%).

Benefit aziendali: la motivazione per tornare in ufficio

Lavorare in ufficio prevede dei costi, quantomeno di spostamento. Dallo studio emerge che tra i maggiori costi legati al lavoro in sede a carico dei dipendenti ci sono le spese di carburante (54%), seguite da mezzi di trasporto (20%) e pasti (13%). Ciò si riflette nei benefit aziendali che i dipendenti affermano li motiverebbero ad andare in ufficio: se le aziende offrissero pasti gratuiti o con sussidio l’81% dei dipendenti si sentirebbe maggiormente motivato a lavorare in loco; seguono un orario di lavoro flessibile per 79%, vantaggi per i pendolari per il 69%, servizi di benessere come palestra e yoga al lavoro per il 62% e servizi per il benessere finanziario per il 45%.