Le scuole italiane hanno avuto sempre un rapporto difficile con l’innovazione digitale

Scuola digitale: più smart e inclusiva con il PNRR

Tra le mille cose che il 2020 ha sconvolto, c’è sicuramente la scuola. Nell’ultimo anno sia gli insegnanti che gli alunni hanno dovuto adottare e adattarsi, in tempi brevissimi, a un modello di didattica a distanza potendo contare solo sulle risorse che avevano già a disposizione. La pandemia globale ha agito di fatto come acceleratore per la trasformazione digitale dell’istruzione ed è stata anche l’occasione per investire su questo processo.

Come molti altri, il governo italiano ha deciso di sostenere il passaggio al digitale necessario alla scuola per la didattica a distanza stanziando 85 milioni di euro. Il Sole 24 Ore ne ripartisce così i costi: 70 milioni di euro sono stati destinati all’acquisto di computer e tablet da prestare a studenti e personale accademico; 10 milioni di euro sono stati stanziati per pagare l’abbonamento a diverse piattaforme online; 5 milioni di euro sono stati concessi per la corretta formazione di insegnanti e professori. Inoltre, altri 43,5 milioni di euro sono stati spesi per l’igienizzazione dei locali scolastici nel corso della pandemia.

Questi investimenti sono nuova linfa per le realtà scolastiche italiane, che hanno avuto sempre un rapporto difficile con l’innovazione digitale. Dall’ultima indagine TALIS – Teachers And Learning International Survey, condotta ogni cinque anni dall’OCSE è emerso che, nel 2018, solo il 35,6 docenti italiani si sente adeguatamente preparato all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nell’insegnamento. Secondo il rapporto DESI – Indice di digitalizzazione dell’economia e della società 2020 della Commissione europea, l’Italia si trova in Europa: al 17° posto per connettività a Internet; all’ultimo posto per competenze digitali delle persone (in Italia solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base rispetto al 58% della media UE e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base, rispetto al 33% nell’UE); al 26° posto nell’utilizzo di Internet.

Lo scarso uso dei servizi Internet riflette il basso livello di competenze digitali, a prescindere dall’ambiente scolastico. Il 17% delle persone che vivono in Italia non ha mai utilizzato Internet; tale cifra è pari a quasi il doppio della media UE. Le attività online più diffuse sono l’ascolto di musica, la visione di video o giochi, seguite dalle video-chiamate, dalla lettura di notizie e dall’uso dei social network. Seguire un corso online e vendere online sono le attività meno diffuse.

Le istituzioni scolastiche non sono le uniche organizzazioni che faticano a implementare progetti di digitalizzazione. Secondo il Fujitsu Organisational Intelligence Research Report 2020, uno dei tre principali ostacoli alla trasformazione digitale, citato dal 27% degli intervistati, è la mancanza di competenze interne. Altre barriere includono il non sapere da dove cominciare o il sentirsi impreparati (17%) e non sapere a chi rivolgersi per una consulenza (16%).

La chiave è la semplicità

Il miglioramento dell’esperienza di apprendimento dovrebbe essere un fattore chiave per qualsiasi istituzione scolastica. Una reale trasformazione digitale permette di migliorare i processi amministrativi, ma anche di ottimizzare l’apprendimento. Tuttavia, la formazione degli educatori è talvolta necessaria per aiutare a superare le barriere al cambiamento, e spesso deve provenire da terzi. Nel mondo del business, l’80% delle aziende si rivolge ad esperti esterni per aiutarli a formare i propri team e per supportarli nella loro missione di trasformazione digitale; perché per gli insegnanti non dovrebbe valere avere lo stesso approccio?

La strategia ideale non può prescindere da un approccio graduale. Per prima cosa, vanno identificati leader esterni che possono fornire una formazione professionale e condividere le conoscenze e la loro esperienza. Si tratta di realtà che hanno già attraversato il processo in precedenza e quindi porranno le domande giuste per valutare appieno la situazione attuale della scuola e garantire che le fasi cruciali del processo non vengano trascurate. In secondo luogo, è fondamentale resistere alla tentazione di saltare direttamente all’implementazione di tecnologie complesse e fare un investimento più semplice per creare uno slancio rapido e solido. L’acquisizione di immagini e informazioni cartacee tramite scanner è un primo passo logico nel percorso di trasformazione digitale per molte scuole. Riduce i processi cartacei, il che contribuisce a rendere il sistema scolastico più snello, più agile e più produttivo, poiché l’utilizzo di processi di dati è un modo più efficiente per fornire accesso al lavoro e alle risorse. La conversione delle informazioni fisiche in dati digitali è anche un modo più sicuro per conservare le informazioni sensibili degli studenti. Inoltre, nel tempo, i dati operativi che una scuola raccoglie possono consentire l’uso efficace di soluzioni informatiche e analitiche ancora più avanzate nelle fasi future della sua trasformazione digitale.

Sebbene il mondo della scuola abbia dovuto affrontare un 2020 irto di difficoltà, i vantaggi a lungo termine della trasformazione digitale fanno sì che, per tutte le sfide affrontate, il fatto che il processo di trasformazione dell’istruzione sia iniziato è già un ottimo risultato. È fondamentale che il settore dell’istruzione non venga lasciato troppo indietro rispetto a qualsiasi altro settore, poiché gli imprenditori di domani sono gli studenti di oggi.

A cura di Massimiliano Grippaldi, Regional Sales Manager di PFU Italia