In questi ultimi due anni il mercato del lavoro e i processi di organizzazione aziendale hanno subito una profonda trasformazione; da un lato con la crescita del lavoro da remoto molte imprese hanno dovuto accelerare i processi di digitalizzazione per rendere sempre più funzionale il lavoro da casa. Dall’altro questa profonda trasformazione si è accompagnata a un’altra grande evoluzione del mercato: la crescente applicazione da parte delle imprese di modelli di intelligenza artificiale e machine learning. Un avanzamento tecnologico che se da un lato, nel tempo, decreterà la fine di milioni di posti di lavoro obsoleti e “ripetitivi”, dall’altro contribuirà a generarne di nuovi, richiedendo competenze digitali sempre più verticali legate alle mansioni ricoperte. In questo scenario, diventerà quindi sempre più importante investire in un modello aziendale di people empowerment.
La peculiarità del people empowerment è quella di offrire ai dipendenti una formazione in grado di valorizzarli e farli crescere ed è fondamentale per mantenere nel tempo il proprio posizionamento competitivo sul mercato e, non da ultimo, trattenere e attrarre i migliori talenti in azienda.
Il people empowerment può avvenire, ad esempio, attraverso processi di:
- Reskilling: ossia la riqualificazione della persona e delle sue competenze, con lo sviluppo di skill che permettono al dipendente di ricoprire un ruolo diverso dal proprio;
- Upskilling: percorsi che hanno, invece, l’obiettivo di far acquisire al lavoratore nuove competenze nello stesso campo di lavoro;
- Life-long learning: per far fronte all’evoluzione del mercato, la formazione deve diventare costante.
Il ‘people empowerment’ è, quindi, una strategia con la quale l’azienda crea le condizioni per ‘fidelizzare’ i propri talenti, rimanendo competitiva e fornendo una possibile risposta al fenomeno spiegato dalla Harvard Business Review nell’articolo “Who Is Driving the Great Resignation”: un incremento inedito di dimissioni da lavoro nel post pandemia e un’importante difficoltà da parte delle imprese ad attrarre e trattenere i migliori collaboratori.
I dati parlano chiaro: secondo i dati dell’US Bureau of Labor Statistics, a luglio 2021 ben 4 milioni di persone avevano dato le dimissioni, la maggioranza in età compresa tra 30 e 45. Le principali cause di questo fenomeno? In cima al podio troviamo i bassi livelli di retribuzione, che hanno subito una contrazione pari al – 3,6% reale in vent’anni, le mancate gratificazioni e un importante incremento dello stress fisico e psicologico che coinvolge anche chi non ha contratti di lavoro precari e che, nonostante tutto, non si sente “soddisfatto”. In questo scenario complesso, il people empowerment, accanto al welfare aziendale, rappresenta quindi uno strumento importante per migliorare il benessere dei dipendenti e al tempo stesso costituisce un fattore di attrattività, facendo leva su importanti benefici, non solo in termini economici, ma anche sociali e con un impatto positivo sul work-life balance
Tra i principali trend che guideranno la gestione del personale per il 2022, Randstad, infatti, ne ha individuati dieci:
- Creare empatia costruendo legami autentici.
- Integrare dati di mercato e del personale per acquisire informazioni utili.
- Porre le esigenze dei dipendenti al centro della strategia aziendale.
- Ampliare il mercato dei talenti per favorire la mobilità interna.
- Tutelare diversità, equità e inclusione.
- Adattare all’economia digitale le strategie basate su ‘build, buy or borrow’.
- Concentrarsi sull’esperienza del personale per attrarre i talenti.
- Promuovere la creatività e la collaborazione nell’era del lavoro ibrido.
- Incentrare il processo di recruitment sul potenziale umano.
- Promuovere l’innovazione tecnologica delle risorse umane.
Questo elenco ci fa riflettere su come oggigiorno si stia fortunatamente puntando sempre di più sul miglioramento del benessere psicofisico dei lavoratori, migliorando da un lato il loro equilibrio vita privata-lavoro, e dall’altro mettendoli nella condizione di partecipare attivamente alla crescita dell’impresa, ricorrendo anche alla strategia del people empowerment.
di Vincenzo Carolla, Managing Partner di IMC Group