Favij testimonial di “Cyberbullying is not a game”, un’iniziativa volta a sensibilizzare i giovani sul fenomeno del cyberbullismo

Il 20% dei ragazzi è vittima di Cyberbullismo e le percentuali maggiori si riscontrano tra i ragazzini di 11 e 12 anni. Basterebbe questo dato, diffuso dell’Unicef, per comprendere la portata del problema, aggravato dal fatto che il suicidio è la quarta causa di morte tra gli adolescenti di età compresa tra 15 e 19 anni.

Anche per questa ragione, l’Italia è stato il primo Paese europeo, con la Legge 71/2017, ad introdurre il termine “cyberbullismo” nel proprio ordinamento

Leggi e sanzioni, però, sono spesso poco efficaci, soprattutto tra i più giovani, che faticano a comprendere quanto possa fare male ricevere insulti e discriminazioni anche online.

Per questa ragione, da anni, la Polizia Postale è impegnata in un’opera di sensibilizzazione perché, come spiega Manuela De Giorgi, Primo Dirigente della Polizia di Stato, si tratta di “un fenomeno in aumento. Anche perché i ragazzi non hanno la forza di denunciare, hanno paura di parlarne e si chiudono, con meccanismi di autopunizione anche alimentare”.

Del resto, riprende De Giorgi, “un gamer su tre è vittima di cyberbullismo, ed il bullo compie reati di diffamazione ed istigazione al suicidio”. Reati per i quali si è imputabili dai 14 anni, con l’aggiunta di sanzioni civili per i genitori e sanzioni scolastiche. “Senza dimenticare che di questi atti rimarrà traccia e potrebbero rappresentare un ostacolo alla futura carriera lavorativa”.

Purtroppo, le fa eco Cristina Bonucchi,  Direttore Tecnico Superiore Psicologo della Polizia di Stato, “durante il gioco, gli insulti non vengono frenati dalla reazione dell’altro e, spesso, le vittime non si sentono adeguate, Così la vergogna impedisce loro di  mostrarsi perdenti. Noi adulti dobbiamo mandare messaggi compresivi, che arrivino ai giovani. Ai genitori degli adolescenti consiglio di mostrare curiosità per quello che fanno i propri figli sui social, perché noi non possiamo capire cosa provano e quanto è doloroso ricevere insulti in rete”.

 

Un progetto contro il cyberbullismo

L’azione propositiva e repressiva delle Forze dell’ordine, però, non è sempre sufficiente. E, per tale ragione, stanno scendendo in campo anche gli operatori di telecomunicazione, sempre più sensibili alla gravità del fenomeno. È il caso di Intred, che ha promosso il progetto “Cyberbullying is not a game”, un’iniziativa volta a sensibilizzare i giovani sul fenomeno del cyberbullismo e a promuovere un uso consapevole della rete, che si sviluppa nei 12 capoluoghi di provincia lombardi, con incontri all’interno delle scuole. E, per raggiungere proprio gli adolescenti, l’azienda si  affidata a Favij (youtuber superstar con più di 7 milioni di follower), che ha vestito i panni di un cyberbullo, durante una sessione di gioco, insultando un attore che fingeva di essere stato scelte casualmente come compagno di gioco dello stesso Favij. Ne è risultato un video che fa riflettere sugli effetti degli insulti nel corso di una “normale” sessione di gioco.

Lo stesso Favij ha ammesso: “é stata un’attività insolita per me, perché non ho mai fatto una cosa del genere. Ma dobbiamo far capire ai ragazzi che certe cose non sono “fighe”, perché molti ragazzi si rispecchiano nei loro idoli. I ragazzi vanno tutelati e io sarò impegnato anche nei prossimi mesi in questa campagna. Del resto, anche io ho ricevuto insulti online e gli adulti spesso non ne capiscono la gravità. Certo, il bullismo esisteva anche prima di Internet, ma era limitato a certi luoghi, mentre oggi il bullismo ti raggiunge anche a casa”.

Un’opinione condivisa anche da Giulia Peli – Marketing Manager di Intred – “a volte si derubrica il cyberbullismo a a“ragazzata”. Ma alcuni ragazzi lo soffrono molto. Noi connettiamo oltre 5.000 scuole in Lombardia e abbiamo promosso un progetto “Cyberbullying is not a game” perché, oltre a portare la digitalizzazione, è importante anche averte cura di quanti vivono nelle scuole. Ci piace l’idea di aiutare i ragazzi a usare in modo consapevole gli strumenti digitali.