Fabio Pascali di Cloudera riflette sulla consapevolezza che ormai molte imprese hanno sulla forza dell’hybrid cloud e del multi-cloud nei nuovi scenari della cloud journey.

Hybrid cloud

A ottobre è stata presentata la ricerca per il 2022 dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano. Sponsorizzata anche da Cloudera, la survey ha prodotto numeri interessanti per valutare l’andamento del mercato in Italia e per fare alcune considerazioni.
Per quanto riguarda i dati sul mercato public e hybrid cloud, rilevano una crescita in linea l’anno precedente. All’interno di questo mercato, si possono osservare sottofenomeni che crescono a ritmi superiori rispetto alla media; tra questi, gli ambienti Ibridi e Multi Cloud. Si tratta di un trend in linea con quanto rilevato anche da un’altra ricerca questa volta commissionata da Cloudera a livello mondiale, denominata Enterprise Data Maturity. In questo studio si rileva che già oggi il 40% dei clienti ha scelto un’organizzazione delle infrastrutture di tipo hybrid cloud e che il 36% di queste prevede di passare a soluzioni ibride multi-cloud nei prossimi 18 mesi.

Le ragioni di questi fenomeni, secondo Cloudera, risiedono nella ricerca di efficienza ed efficacia degli strumenti. Le imprese stanno adottando un approccio più maturo e consapevole nelle scelte di mercato, effettuando le loro valutazioni sempre più sul reale beneficio delle tecnologie. Si tratta di passaggi che avvengono attraverso valutazioni, trasformazioni, cambi di rotta, ripensamenti e molto altro. Cloudera ha incontrato diverse realtà che dopo un primo impulso verso un modello full cloud, hanno riscontrato un’esplosione dei costi tale da attivare processi di “repatriation”, tipicamente selettivi. I clienti si rendono conto che un modello ibrido consente loro di cogliere il meglio dei due mondi, con caratteristiche tipiche sia del modello on premise che del cloud pubblico. Realizzano che la flessibilità del mondo cloud è un grande acceleratore di business in alcune aree mentre per altre aree induce un costo più elevato del beneficio ricevuto. In questo contesto l’adozione di una piattaforma hybrid cloud, coniuga i benefici di entrambi i mondi, mantenendo il livello di governance e di sicurezza, unico e in maniera indipendente da dove si trovi il dato.

L’attenzione crescente al multi-cloud consente invece alle aziende di non vincolarsi troppo a un singolo fornitore, consentendo loro di cogliere il meglio dai vari cloud provider. Anche in questo caso, il consiglio è quello di sviluppare soluzioni cloud independent, che consentano quindi di abilitare meccanismi multi-cloud nel tempo. In questo modo, si possono sviluppare applicazioni di Machine Learning, di Data Lakehouse, di streaming analytics sia on premise, che sul cloud pubblico di AWS, di Microsoft o di Google, abilitandone il movimento da una infrastruttura cloud ad un’altra senza dover riscrivere codice.

Questo approccio offre anche un grande vantaggio alle aziende che affrontano un processo di trasformazione. In questo percorso, i clienti possono rischiare di rallentare gli investimenti sulle applicazioni di business in attesa delle decisioni e delle realizzazioni dei modelli cloud.

L’approccio di una piattaforma hybrid cloud consente ai clienti di continuare a sviluppare sempre nuovi use case ad uso del business, indipendentemente dalla scelta dell’infrastruttura. In questo modo i clienti possono sviluppare le applicazioni nuove nel contesto attuale e spostarle in un contesto cloud pubblico o ibrido quando questo contesto nuovo verrà attivato.

A supporto del fatto che il percorso non sia completamente lineare, si rileva il dato emerso ancora una volta dalla ricerca dell’Osservatorio Cloud del Politecnico: il 44% del parco applicativo delle grandi imprese risiede ormai nel cloud pubblico o privato. Questa percentuale non è cambiata rispetto alla precedente edizione. Pertanto, in un contesto dinamico e in crescita, il mancato cambiamento di questo indicatore ci porta ad una riflessione. Da una parte stiamo arrivando ad una crescita del mercato ibrido, che quindi non impone di muovere le applicazioni in un contesto cloud, ma consente di abbracciare in maniera più o meno ampia il modello cloud per una certa applicazione. Dall’altro ci troviamo ad affrontare la complessità di muovere ulteriori applicazioni critiche da parte di grandi imprese. Il timore dei costi, il timore del lock in, il timore della sicurezza, il timore di scegliere il percorso non adeguato e altri fattori hanno rallentato l’incremento del parco applicativo sul cloud.

Siamo convinti ancora una volta che l’adozione di un approccio hybrid cloud e multi-cloud, con la scelta di una piattaforma dati anch’essa ibrida e multi-cloud, possa ulteriormente accelerare il cambiamento e aiutare le aziende ad aumentare la spinta verso un modello data driven.

di Fabio Pascali, Regional Vice President per l’Italia di Cloudera