Lo conferma il 68% dei rispondenti intervistati da Wiko nel suo ultimo sondaggio. Ecco come tenerli in totale sicurezza

lo smartphone

Tra Green Pass, identità digitale e app di mobile banking, lo smartphone è diventato una vera e propria casseforte per tutti i nostri dati – anche i più sensibili.

Secondo l’ultimo sondaggio che Wiko, brand di telefonia da sempre attento all’osservazione dei trend digitali, ha condotto all’interno della sua Instagram community, sebbene il 72% dei rispondenti sia consapevole del rischio che comporti salvare dati personali e documenti importanti sul proprio smartphone, la maggioranza (68%) li affida comunque al proprio dispositivo mobile. Ma quindi, quanto siamo effettivamente consapevoli della necessità di proteggerli? Wiko lo ha chiesto anche a Kaspersky, azienda leader di cybersicurezza, per offrire agli utenti qualche utile consiglio per difendere la propria identità online e i dati più sensibili da potenziali cyberattacchi.

Come dimostra la survey Wiko – secondo cui il 67% non scorderebbe mai lo smartphone in un luogo pubblico – la consapevolezza sui temi legati alla privacy è in aumento. Complice il timore che, in caso di furto del dispositivo, ci si esporrebbe all’utilizzo illecito dei propri dati (spaventa il 53% dei partecipanti al sondaggio) e alla possibile diffusione delle proprie foto e messaggi privati (timore più grande per il restante 47%). Inoltre, se è vero che utilizziamo il cellulare per accedere alle app di home banking e ai servizi Spid, il 65% degli utenti dichiara di proteggerne l’accesso tramite fingerprint o affidandosi a un password manager. Solo il 35% ammette di utilizzare ancora la stessa password per ogni servizio. 

E quando si riceve un link con un’occasione imperdibile per l’oggetto dei propri desideri? Per il 61% vince lo scetticismo: meglio controllare l’URL e la fonte del messaggio, anziché cliccare distrattamente. Anche per mostrare foto e video ai propri amici, gli utenti preferiscono non affidare il proprio smartphone a nessuno: il 76% mostra lo schermo, ma tenendo saldo il cellulare nelle proprie mani. Insomma, fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.

 Eppure, secondo una ricerca di Kaspersky[1], la maggioranza degli individui ha ancora poca comprensione del perché sia importante proteggere i propri dati online e non condividerli con leggerezza. I millennial italiani passano in media più di 7 ore al giorno online, ma solo il 38% è consapevole di dover rafforzare le proprie competenze di sicurezza. Addirittura il 43% dei giovani italiani pensa di essere troppo noioso per suscitare l’interesse di un criminale informatico, motivo per cui molti condividono informazioni private addirittura sui social network senza temere di esporsi ad attacchi di phishing, al furto di dati personali per la rivendita sul dark web o a nuovi fenomeni come il doxing – pratica per cui un utente condivide le informazioni private di un’altra persona senza il suo consenso per metterla in imbarazzo o in pericolo.

Inoltre, da quanto emerge dalla data privacy heatmap[2] di Kaspersky, dopo la pandemia gli italiani sono molto più disposti a condividere i propri dati sanitari, di geolocalizzazione e di contatto se si tratta di ottenere maggiore libertà e non subire più restrizioni. I più disponibili sono proprio i Millennials con il 77% e la Generazione Z con il 75% di utenti. Secondo la survey Wiko, infatti, ben l’84% degli utenti ha salvato il Green Pass rigorosamente in digitale, per averlo sempre con sé a portata di schermo.

Come fare allora a tradurre consapevolezza e timori in azioni concrete per proteggere se stessi e i propri dati in ogni momento e su ogni dispositivo?

Wiko, insieme a Kaspersky, ha stilato dei semplici e utili accorgimenti per difendersi da un uso improprio dei dati e aumentare la propria sicurezza online e da mobile: 

  • Scaricare le app unicamente dagli store ufficiali e verificare sempre le autorizzazioni attive per ridurre al minimo la possibilità che i dati vengano condivisi o memorizzati da terzi all’insaputa dell’utente. Valutare quali sono i servizi e le app che non vengono utilizzate da diverso tempo: se non si desidera che le informazioni presenti su queste app compaiano altrove, si può richiedere la cancellazione dei dati;
  • Utilizzare combinazioni di password alfanumeriche diverse per ogni account, evitando di riutilizzare la stessa password più volte, e laddove possibile, optare per l’autenticazione a due fattori. Anche gli strumenti di sicurezza biometrici di cui sono dotati gli smartphone di ultima generazione – come il Face Unlock, presente su tutta la Power U Collection o il Finger Print del Power U30 – se combinati con altri sistemi di protezione (password complesse, autenticazione a due fattori, antivirus, etc.) possono essere validi alleati per proteggere ulteriormente i propri dati da mobile;
  • Monitorare il proprio nome e cognome attraverso ricerche sui principali browser. Sapere quali sono le informazioni sul proprio conto disponibili online aiuta a capire meglio quello che potrebbe essere utilizzato per recare danno. Attraverso alcuni motori di ricerca è addirittura possibile iscriversi ad un servizio di notifiche gratuito per essere avvisati qualora venissero pubblicate informazioni sulla propria identità;
  • Verificare se i propri indirizzi e-mail sono stati coinvolti in una fuga di dati. Online ci sono diversi servizi gratuiti che permettono di sapere se si è stati vittima di un cyberattacco. In tal caso è consigliabile modificare tutte le password e cancellare gli account o i profili che non vengono utilizzati da molto tempo.
  • Evitare di postare contenuti con il geotag attivo in luoghi frequentati spesso, come la propia casa o quella di un proprio familiare. I contenuti condivisi online pubblicamente sono alla portata di un like tanto quanto di un hacker.

 

[1] Dox, steal, reveal. Where does your personal data end up? Dicembre 2020.

Consultabile a questo link: https://securelist.com/dox-steal-reveal/99577/

[2] Stiamo perdendo il controllo sui nostri dati? Giugno 2021

Consultabile a questo link: https://www.kaspersky.it/blog/europe-privacy-heat-map/24820/