Il consorzio Janna chiarisce l’effettiva situazione dei cavi sottomarini in fibra ottica che collegano Sardegna e continente

Il Consorzio Janna, in merito all’articolo pubblicato oggi su La Nuova Sardegna “Cavi sottomarini tranciati: la Sardegna rischia il black out digitale”, precisa che:

Non c’è al momento nessun rischio di black-out digitale per l’Isola – Il, 27 agosto, è stato ripristinato il cavo di collegamento Olbia- Civitavecchia – Anche il cavo tra Cagliari e Mazzara del Vallo risulta regolarmente in servizio, senza interruzioni o perdite di traffico dati – Permane purtroppo una situazione di costi di riparazione altissimi a seguito delle frequenti   tranciature i cui responsabili rimangono sempre ignoti

Confermiamo che venerdì 17 agosto è stato tranciato uno dei due cavi che collegano la Sardegna al resto d’Italia. In particolare è stato tranciata la tratta Olbia-Civitavecchia a 48 Km da Olbia nella zona dove inizia il canyon (a sinistra nella batimetria).

E’ stata fatta intervenire la nave cantiere Meucci che ieri ha concluso le operazioni giuntando nuovamente tutte le fibre. Da ieri sera abbiamo di nuovo la ridondanza (cioè la doppia connessione, per back-up,  Sardegna – Continente).

Non risultano invece danni ad impianti del Consorzio Janna per il collegamento Cagliari- Mazara del Vallo.

Esprimiamo tuttavia la nostra preoccupazione per il ripetersi di questi incidenti, sia vicino le coste che in mare aperto.

Dal 2005 ad oggi, infatti, sono ben quattordici i casi di cavi tranciati. Dodici casi si sono verificati nel tratto Cagliari – Mazara del Vallo, e due nel tratto Olbia – Civitavecchia. Tutti (salvo uno) sono avvenuti a poche miglia dalla costa di Cagliari, alcuni addirittura molto vicini alle zone di approdo.  I danneggiamenti comportano non soltanto complesse riparazioni in mare (in condizioni ottimali servono in media 2 settimane di lavoro con navi e personale specializzato), ma soprattutto costi che, dal 2005 al 2017 compreso, hanno superato i 2,5 milioni di euro.

Le cause di questi incidenti sarebbero ascrivibili per la maggior parte ad attività di pesca e in misura minore ad attività di ancoraggio in aree vietate, nonostante i cavi siano debitamente segnalati sulle mappe nautiche con il relativo divieto, nei loro pressi, sia di pesca che di ancoraggio.

Ancora oggi, per nessuno degli incidenti è stato possibile risalire ai responsabili e questo rende più inquietante il rischio che tali episodi possano verificarsi altre volte, con gravi ripercussioni sull’economia sarda.