Come affrontare lo Smart working almeno fino al 31 gennaio 2021? Seguendo il principio sulla base del quale è stata fondata Facilty Live: “Tecnologia a servizio”.

Il DPCM del 3 novembre 2020 raccomanda il massimo utilizzo dello smart working per le attività che possano essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza. Nel periodo in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza, attualmente fissato al 31 gennaio 2021. Una nuova modalità di esecuzione del rapporto del rapporto di lavoro subordinato caratterizzata spesso dall’assenza di vincoli orari o spaziali e da un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi. La definizione di “smart working” contenuta nella Legge n.81/2017 pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (pc, portatili, tablet e smartphone).

A tal riguardo non è mancato il punto di vista Giampiero Lotito. Il suo principio motore è stato quello in virtù del quale non debba essere l’uomo a servizio della tecnologia ma la tecnologia a servizio dell’uomo. Su tale presupposto ha fondato Facility Live. Dopo aver rovesciato antropologicamente il cosiddetto “modello Google”. Al centro non c’è più la rilevanza statistica delle informazioni date dal motore web su domanda immessa dall’utente ma la “pertinenza” delle stesse. La macchina pensa come l’uomo e non il contrario. L’interattività mette al centro la chiave di ragionamento “semantica” fornendo solo i risultati migliori, come si fosse tra esseri umani che si parlano più che davanti al computer.

Più efficienza con lo smart working

“Con lo smart working meno tempo sprecato e più efficienza. Proprio su questi due importanti fronti la tecnologia può fornire un fondamentale aiuto.

Lo smart working è una modalità di lavoro iniziata negli anni ‘90 in maniera diversa.

Il tempo, gli spostamenti, i rapporti sociali ora vengono gestiti diversamente”.

Bisogna capire quali sono le opportunità per l’economia italiana ed europea, con questa specializzazione e con tale tecnologia di comunicazione che consente di portare un know- how nel mondo.

Una rivoluzione delle professioni in cui la tecnologia ha un ruolo fondamentale.

Bisogna avere un’industria digitale forte che lavori con il resto dell’Industria.

E quindi una sovranità digitale

L’industria digitale è strategica. Ma l’innovazione primaria non è mai stata fatta in Europa. Non vi sono così dei giganti digitali in Europa ma una distribuzione su altri blocchi.

“Nell’economia del futuro non si ha solo “tecnologia a servizio”. Insieme alla produzione tradizionale è possibile creare nuove prospettive. Avere una forte industria digitale e una solida manifattura che lavorino insieme può creare un coacervo di valore occupazione e sociale senza precedenti ma bisogna avere una sovranità digitale. Battaglia che a Bruxelles è stata fatta da anni. Un’industria digitale forte che lavori con il resto dell’industria. Nasce dove c’è talento quando c’è uno Stato che aiuti a crescere. Fondamentale questo come passaggio. Contraddetto da quanto successo in Europa negli ultimi anni ed affermato dal valore di una manifattura dietro casa.”

Siamo di fronte ad uno scenario di grande cambiamento dove vi sono grandi opportunità. Bisogna avere il coraggio di mettere a terra nuovi modelli sociali ed economici. Vi sono fattori che possono offrire grandi sorprese per costruire primati e tecnologie di sviluppo che non sono sempre stati ideali. La tecnologia può dare aiuto oggi ma non solo oggi e deve tornare in Europa facendo parte del tessuto europeo.

 

Fiducia nella tecnologia per il cambiamento di cui si parla

“È emerso il problema della fiducia nel digitale e nel trattamento dei dati personali. Ci si interroga su come intervenire per irrobustirla. Il digitale far paura ma è uno strumento. Ma siamo all’interno di un mondo in cui non è possibile pensare in modo non digitale.

Anche chi da anni produce e ha realizzato in ambito digitale in 46 paesi del mondo con la tecnologia ci va piano usando un’agenda di carta, appunti di carta, bonifici a mano, un calendario non virtuale. Eppure la vita non è più tutta dentro gli oggetti. È opportuno citare molto poco Steve Jobs perché è inflazionato. Ma per lui la tecnologia risponde a ciò che dovremmo fare nel futuro”.

Un sano rapporto tra tecnologia, economia, società politica e smart working può dare quindi luogo alla centralità dell’uomo e ad altri temi che erano stati negletti. E che ci faranno vivere meglio.

a cura di Maria Chiara Di Carlo