Secondo uno studio di Workday, 3 professionisti italiani su 4 si dichiarano pronti a lavorare con l’AI, ma solo il 25% accetterebbe di essere gestito da un agente AI

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Workday, la piattaforma enterprise AI per la gestione finanziaria, di persone e agenti, ha presentato una nuova ricerca globale che fotografa l’evoluzione del rapporto tra professionisti e intelligenza artificiale, evidenziando come, se da un lato gli agenti AI stanno guadagnando terreno nel mondo del lavoro, dall’altro i lavoratori continuano a chiedere confini chiari nel loro utilizzo.

Collaborare sì, obbedire no

Secondo il report “AI Agents Are Here, but Don’t Call Them Boss, il 75% dei professionisti a livello globale si sente a proprio agio nel collaborare con gli agenti AI, ma solo il 30% accetterebbe di essere gestito da uno di essi. In Italia, la fiducia nella collaborazione è in linea con la media internazionale (75%), ma la disponibilità ad accettare una leadership algoritmica si ferma al 25%. Questi dati delineano una sfida cruciale per le imprese: sfruttare il potenziale dell’intelligenza artificiale senza perdere l’approccio umano.

Una sfida che si inserisce in un contesto di crescente ottimismo, come dimostra la rapida diffusione degli agenti AI: l’82% delle organizzazioni globali ne sta ampliando l’utilizzo e in Italia il dato si attesta al 76%, con oltre 7 aziende su 10 già attive nell’implementazione. Tuttavia, nonostante ciò, i professionisti continuano a stabilire limiti precisi su come intendono collaborare con l’AI.

Stiamo entrando in una nuova era del lavoro, in cui l’AI può diventare un partner straordinario, complementare al giudizio umano, alla leadership e all’empatia”, ha dichiarato Kathy Pham, Vicepresidente AI di Workday. “Costruire fiducia significa comprendere come viene utilizzata l’intelligenza artificiale e garantire che le persone restino al centro di ogni decisione”.

Crescente familiarità con l’AI tra i professionisti italiani, ma l’utilizzo resta contenuto

Secondo il report, i professionisti italiani dimostrano una conoscenza sempre più diffusa di queste nuove tecnologie: l’81% ha familiarità con gli agenti AI, l’86% con Co-pilot e l’89% con l’intelligenza artificiale generativa. Sebbene l’utilizzo quotidiano sia ancora moderato – nella maggior parte dei casi da una a tre volte a settimana – il 75% dei professionisti italiani afferma che gli agenti intelligenti stanno già contribuendo allo svolgimento delle attività lavorative, segnale di una probabile accelerazione nell’adozione nei prossimi mesi.

I professionisti italiani mostrano un atteggiamento particolarmente ricettivo nei confronti degli agenti AI”, commenta Fabrizio Rotondi, Country Manager di Workday per l’Itali. “Il nostro impegno è accompagnare le organizzazioni in questo processo di trasformazione, mantenendo le persone al centro”.

Principali risultati dello studio

  • AI come copilota, non come comandante: sia a livello globale che in Italia, tre professionisti su quattro si dichiarano a proprio agio nel collaborare con gli agenti AI e nel ricevere suggerimenti su nuove competenze – in Italia il dato si attesta al 66%. Tuttavia, quando si tratta di concedere maggiore autonomia a queste tecnologie, emerge una certa cautela: mentre a livello globale il 30% accetterebbe di essere gestito da un agente intelligente e il 45% si sentirebbe a proprio agio nel ricevere da esso l’assegnazione di compiti, in Italia queste percentuali subiscono flessioni, attestandosi rispettivamente al 25% e al 53% circa. Una resistenza ancora più marcata si registra nei confronti degli agenti AI che operano in background, senza che le persone ne siano consapevoli: solo il 24% dei dipendenti a livello globale si sente a proprio agio con questa modalità, contro il 20% circa in Italia. In questo scenario, stabilire confini chiari e garantire una supervisione umana costante si conferma essenziale per costruire fiducia e favorire l’adozione dell’AI.
  • L’interazione con gli agenti AI rafforza la fiducia: sebbene oltre un quarto dei professionisti intervistati a livello globale ritenga che gli agenti AI siano sopravvalutati, la fiducia aumenta notevolmente con il loro utilizzo. Infatti, a livello globale, solo il 36% di coloro che stanno iniziando a esplorare gli agenti AI confida che la propria organizzazione li utilizzi in modo responsabile, mentre tra coloro che hanno già esperienza avanzata, la fiducia sale al 95%. L’esperienza diretta risulta essere un fattore determinante nel costruire fiducia.
  • Produttività con l’AI, un’arma a doppio taglio: quasi il 90% dei lavoratori a livello globale ritiene che gli agenti AI li aiuteranno a essere più produttivi, una percezione che in Italia sale al 93%. Tuttavia alcuni temono che questi miglioramenti possano comportare dei rischi, come una maggiore pressione lavorativa (40%). È quindi essenziale un’implementazione attenta dell’AI, dando priorità al benessere dei dipendenti.
  • Ruoli distinti per agenti e persone: a livello globale, la maggior parte dei professionisti considera gli agenti intelligenti come preziosi membri del team, ma non parte integrante della forza lavoro. La fiducia nei loro confronti varia anche in base al tipo di attività, risultando maggiore in ambiti operativi come il supporto IT e lo sviluppo delle competenze e minore in settori strategici come selezione del personale, gestione finanziaria e questioni legali. Questo evidenzia la necessità di mantenere supervisione e responsabilità umana.
  • Grande potenziale dell’AI nel Finance: in un contesto segnato dalla crescente carenza di professionisti contabili e finanziari, l’intelligenza artificiale si profila come un alleato strategico. A livello globale, il 76% dei professionisti del settore ritiene che gli agenti AI possano contribuire a colmare il gap, mentre solo il 12% teme di perdere il lavoro. In Italia, l’ottimismo è ancora più marcato: l’81% dei professionisti prevede un impatto positivo e solo il 13% percepisce dei rischi. Tra gli ambiti di applicazione più diffusi dell’AI nel Finance — sia a livello globale che nazionale — emergono: previsione e pianificazione finanziaria (32% globale; 29% Italia), reportistica (32% in entrambi i casi), rilevamento frodi (30% globale; 35% Italia).

Questa ricerca traccia un percorso chiaro: per sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale, le organizzazioni devono concentrarsi sulla costruzione di fiducia, attraverso la trasparenza e la responsabilizzazione del personale. Non si tratta solo di implementare nuove tecnologie: è necessario progettare attentamente un futuro in cui gli agenti AI amplifichino le capacità umane, rendendo il lavoro più produttivo e appagante per tutti.