A Milano, una delle sedi principali per il network e centrale piazza finanziaria del Paese, Deloitte ha dato vita ad un hub di ricerca e sperimentazione fintech, per rispondere alla crisi

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In un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Alessandro Mercuri, amministratore delegato Deloitte Consulting, ha dichiarato: “In questa fase di ripartenza, la trasformazione solida e creativa deve restare al centro. A Milano, iniziative, come quella, annunciata dal governatore Visco, di dar vita ad un hub di ricerca e sperimentazione fintech, sono parte integrante di quella resilienza che permette una pronta risposta alla crisi. Allo stesso tempo, quest’hub di ricerca può, altresì, stimolare i nostri migliori talenti su ambiti strategici, finanziari e tecnologici per affrontare le sfide sociali ed economiche, con uno sguardo già rivolto al futuro. Deloitte, sulla trasformazione ‘disruptive’, ha incentrato il suo piano di sviluppo, per far nascere nuove idee, con una presenza capillare sul territorio, che può contare su un network globale. Milano è una delle sedi principali a livello europeo e rappresenta la principale piazza finanziaria del nostro Paese, che può fare da traino a un centro di trasformazione digitale di respiro europeo.
Come fortemente sottolineato dal report dell’Irving fisher committee on central bank statistics, l’esistenza delle banche centrali sarà determinata dalla loro capacità di continuare a proporre metodi di scambio più affidabili. L’innovazione parte dall’acquisizione e rielaborazione di dati e, ad oggi, le soluzioni fintech non sono facilmente monitorabili. Tutto ciò crea, quindi, uno scompenso nei bilanci degli istituti, andando ad indebolire la capacità di forecast e, quindi, di intervento. Questo fenomeno viene definito come fintech data gap.
Pertanto, il progetto risponde a due principali esigenze: avere un contatto diretto con gli attori nazionali e promuovere schemi di data-sharing tra pubblico e privato. Tutto questo è particolarmente efficace per colmare i gaps, specialmente nelle giurisdizioni ‘low-fintech’, come l’Italia, dove i clienti domestici sono generalmente serviti da società straniere che operano da hub regionali. Quest’iniziativa si colloca in linea con le politiche degli altri istituti centrali europei”.